L’INFEZIONE MICROECONOMICA
Giuseppe Pennisi
Nel decennale della nascita dell’euro, c’è la minaccia dell’implosione dell’unione monetaria. Lo stock di debito e il deficit toccano il 135% ed al 13% del Pil per la Grecia, il 96% ed il 14% per l’Irlanda, il 75% e l’11% per la Spagna. In aggregato, lo stock debito pubblico per l’area dell’euro è il 90% del Pil . Siamo molto lontani dal patto di stabilità. I birilli deboli sono la Grecia (i cui titoli pubblici sono stati declassati) e la Spagna (il declassamento del cui indebitamento pare imminente), mentre l’Irlanda sta attuando una finanziaria severissima (riduzione degli stipendi pubblici, tagli alle indennità per politici, contributo di solidarietà per le pensioni). In un’unione monetaria, la caduta di un birillo ha effetti su tutti gli altri.
Occorre distinguere tra rischi macroeconomici e infezioni microeconomiche. Per Fmi e Ocse, per l’Italia i rischi macroeconomici sono quasi nulli, specialmente perché la barra della finanziaria è stata tenuta dritta e la ripresa in è destinata a rafforzarsi. Differente la situazione micro-economica. La Banca centrale greca e la Banca centrale europea stimano che € 5,3 miliardi di euro di titoli di Stato greci sono in Italia tramite fondi comuni, titoli strutturali e garanzie ad emissioni di obbligazioni. Alla Banca per i regolamenti internazionali, si parla di € 6,5 miliardi. Tali da appesantire alcuni acquirenti – si parla di Banca IMI, Unicredit, Banca Leonardo, Dexia e certe Regioni-. Infezioni curabilissime pur se potranno comportare dolori artritici. Bankitalia dovrà fare lo “scricchiaossa”.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento