CLT - Opera/ Nel 2010 il centenario de “La fanciulla del West”
Opera/ Nel 2010 il centenario de “La fanciulla del West”
Roma, 14 dic (Velino) - Solo due teatri italiani, nei loro cartelloni per la stagione appena iniziata, sembrano essersi ricordati che il 2010 è l’anno del centenario (New York, Metropolitan, 10 dicembre 1910) di una dei più importanti lavori del teatro in musica del Novecento: “La fanciulla del West” di Giacomo Puccini. Il Festival pucciniano di Torre del Lago la presenterà per inaugurare la manifestazione il 16 luglio e il “Massimo” di Palermo la porterà in scena il giorno del centenario, ossia il 10 dicembre. Si tratta di due produzioni internazionali che, si spera, viaggeranno in Italia e all’estero. In termini di frequenza di rappresentazioni, le opere di Puccini si dividono in tre categorie: due (“Edgard” e “Le Villi”) non vengono eseguite che raramente; cinque (“Manon Lescaut”, “Bohème”, “Tosca”, “Madama Butterfly”, “Turandot”) sono quasi sempre in cartellone in tutto il mondo; tre (“La fanciulla del West”, “La rondine” e “Il Trittico”) vengono messe in scena con minore frequenza, in particolar modo “La fanciulla del West” per alcune difficoltà specifiche che vale la pena esaminare al fine di valutare con equilibrio l’importanza del centenario.
A Roma, città pucciniana per eccellenza, “La fanciulla” è stata riproposta due anni fa dopo un’assenza durata venti anni. Nella stessa New York non si vede una nuova produzione da tre lustri. Le ragioni per la comparativamente scarsa presenza di questo lavoro dai palcoscenici, rispetto ad altre opere di Puccini, sono tre. In primo luogo, con buona pace dei maggiori studiosi pucciniani, la drammaturgia del lavoro teatrale di Belasco (da cui è tratto, con poche libertà, il libretto) stride, specialmente nel secondo atto, con la scrittura musicale, tanto vocale quanto orchestrale. Un saggio di Gina Guandalini, evidenzia che all’inizio del Novecento, David Belasco era il “re di Broadway”. Ricordiamoci che si trattava della Broadway puritana delle commedie musicali patriottico-moralistiche di George M. Cohen. Il dramma ha di conseguenza aspetti inverosimili: come si può pensare che Minnie (unica donna in un mondo di minatori e cow-boy) sia una locandiera vergine (quasi goldoniana), che non ha ancora dato “il primo bacio”, e che vada a dormire sul divano del soggiorno per non dividere il letto con l’uomo di cui è perdutamente innamorata? Ciò è perfettamente in linea con un’America che ancora negli anni Quaranta faceva morire di stenti uno dei maggiori compositori del secolo scorso, Alexander von Zemlisky, poiché considerava “indecente” il suo ultimo capolavoro. Ma cozza con la musica di un Puccini che 17 anni prima del debutto de “La fanciulla” aveva riportato prepotentemente, sulla scena lirica italiana, tramite “Manon Lescaut”, quell’eros che era stato messo alla porta dal melodramma verdiano. Nell’edizione vista e ascoltata a Torre del Lago nel 2005, sembrava che il “saloon” fosse un dopolavoro aziendale e l’intera vicenda uno spettacolo per educande.
In secondo luogo, proprio a ragione dell’eros (non dimentichiamo che in quel periodo Puccini stava vivendo una complicata vicenda sentimental-sessuale personale), “La fanciulla del West” è la partitura più wagneriana del compositore lucchese. Lo sottolineano Julien Budden e Michele Girardi ricordando, sia l’impiego dei leitmotiv, sia l’“accordo di Tristano” (il motivo di quattro note che domina l’intero finale del secondo atto) sia i (meno noti) nessi tra il breve arioso di Rance al primo atto e il monologo di Re Marco. Il richiamo a Wagner (più che a Strauss, Korngold e Debussy molto presenti nelle opere successive, specialmente in “La rondine” e in “Turandot”) dipende, a mio avviso dalla carica erotico-passionale, che Puccini ha dato a “La fanciulla”, specialmente nel secondo atto. Non dimentichiamo l’impatto che ebbe su Puccini il “Siegfried”- specialmente la seconda parte del terzo atto, la travolgente scena d’amore tra Brunhilde e il giovane protagonista in cui si intrecciano i leitmotiv dell’”estasi d’amore” del “rapimento d’amore”. Replicare una tensione analoga ne “La fanciulla” – come il compositore pare intendesse - comporta un’orchestrazione grandiosa e, al tempo stesso, raffinata. Non per nulla, l’opera è stata scritta avendo in mente l’orchestra del Metropolitan e la direzione musicale di Arturo Toscanini alla cui bacchetta venne affidata la “prima” a New York.
In terzo luogo, l’opera è stata concepita per due voci molto speciali: Emmy Destinn ed Enrico Caruso, nei ruoli di Minnie e Dick. Emmy Destinn era uno dei maggiori soprani wagneriani dell’epoca ma aveva un’estensione che le consentiva di giungere a ruoli da mezzosoprano come Carmen. Ebbe una carriera relativamente breve a ragione di complesse vicende politiche legate alla Prima guerra mondiale. Note le doti, pressoché uniche, di Caruso, seppure le case discografiche dell’epoca si siano lasciate sfuggire l’opportunità di fargli incidere le due arie più celebri de “La fanciulla”. Il ruolo di Jack venne scritto pensando a Pasquale Amato, baritono verista secondo tutti i canoni del caso ma, forse, non particolarmente eccezionale. In locandina ci sono altri 16 ruoli minori, ciascuno dei quali ben definito vocalmente e non tutti privi d’asperità. Ancora una volta un riferimento wagneriano, a un’opera colma di personaggi come “I maestri cantori”.
In questi giorni a Bruxelles sono stati presentati, per la prima volta in versione integrale, le proiezioni dei funerali solenni di Puccini che si svolsero nella capitale belga 1924 e del filmato inedito del 1910 che ritrae il maestro a New York in occasione del debutto de “La fanciulla del West. L’iniziativa è stata promossa dalla Fondazione Festival Pucciniano insieme alla Regione Toscana in occasione dell’85esimo anniversario della morte del grande compositore. Si tratta di pellicole rarissime recuperate dal professor De Santi, neo direttore artistico di Europa Cinema, nel corso delle sue accurate ricerche sulla filmografia pucciniana. Il presidente della Fondazione Festival di Torre del Lago, Massimiliano Simoni, ha presentato in anteprima l’allestimento de “La fanciulla del West” firmato dalla regista Kirsten Harms e dallo scultore Franco Adami, fiore all’occhiello del programma delle celebrazioni per il centenario dell’opera, insieme alla rassegna cinematografica dedicata al titolo pucciniano.
(Hans Sachs) 14 dic 200
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