mercoledì 5 settembre 2007

PER TRICHET MEGLIO L’ ATTESA. LUI SA PERCHE’

Alle 14,30 di giovedì 6 settembre, il Presidente della Banca centrale europea (Bce), Jean-Claude Trichet spiegherà ai giornalisti riuniti nella sala stampa dell’Eurotower di Francoforte le decisioni adottate in mattinata dal Consiglio Direttivo dell’istituto; come di consueto, la conferenza- stampa verrà trasmessa in diretta sul sito della Banca. La decisione centrale non riguarda argomenti tecnici (quali i ritocchi ai sistemi di pagamenti interbancari) ma se la Bce proseguirà nel percorso di aumento graduale del suo tasso direttore iniziato nel dicembre del 2005 (quando è stato portato dal 2% al 2,25% - dal 13 giugno 2007 è al 4%) oppure se (nonostante i ripetuti avvertimenti di un nuovo aumento di 25 punti di base, ossia dello 0,25%), si metterà in atto una pausa. Gli avvertimenti di un ulteriore aumento (anche al fine di ridurre il dislivello tra i tassi europei ed i tassi americani) sono stati dati in giugno e ribaditi in luglio. Bocche chiuse, anzi chiusissime, dall’inizio di agosto , ossia da quando i mercati finanziari sono in subbuglio a ragione della crisi dei Cdo (Colleteralized debt obligations) e di altri fondi strutturati. Anzi, per la prima volta, il Presidente della Bce non si è fatto vedere, il fine settimana scorso, al rendez-vous di Governatori di Banche centrali, accademici e barracuda-esperti assortiti a Jackson Hole nel Wyoming su invito della Banca federale di riserva del Kansas.
Nonostante alcuni cenni (peraltro piuttosto estemporanei) del Commissario Europeo agli affari economici e finanziari Joacquin Almunia, le previsioni quantitative ufficiali della Commissione Europea e del servizio studi Bce non sono mutate rispetto a quelle pubblicate in giugno: nel 2008 una crescita economica tra il 2,6% ed il 2,3% (la sera del 3 settembre Almunia ha detto che potrebbe arrivare al 2,2% - un differenziale minimo) ed un tasso d’inflazione sul 2% - il tetto massimo consentito, secondi gli statuti Bce. Se tale quadro economico fosse ancora valido (e sino ad ora non c’è stata alcun aggiornamento ufficiale), il ritocco all’insù dei tassi sarebbe giustificato.
Tuttavia, ci sono alcuni elementi aggiuntivi sulla scrivania del Presidente Bce che probabilmente lo indurranno a chiedere al Consiglio di posporre sino ad ottobre una decisione sui tassi. Lasciandoli nel frattempo invariati. In primo luogo, secondo spifferi che giungono dal servizio studi Bce (diretto dall’italiana Lucrezia Reichlin) , una nuova tornata di previsioni economiche (ancora non adeguatamente affinata da potere essere resa pubblica) parlerebbe di una frenata molto più brusca di quanto atteso in giugno o di quanto menzionato da Almunia.
In secondo luogo, un lavoro del servizio studi Bce ancora a circolazione limitata (il working paper N. 792) analizza la differenza degli impatti delle “notizie” e delle “soprese” (in materia di aggregati monetari e di tassi direttori) sui mercati. Le conclusioni non possono non indurre a cautela poiché l’incidenza maggiore è sui titoli a medio e lungo termine. Dopo il tam-tam delle ultime due settimane, un ritocco all’insù dei tassi sarebbe “una sorpresa”, un segnale molto più forte di quanto non si intenda dare. Tanto più che un’analisi dell ‘U.S. Office of Federal Housing Enterprise Oversight (l’osservatorio Usa sulla finanza dell’edilizia) relativa al periodo 1986-2005 conclude che la valorizzazione delle emissioni “jumbo” di obbligazioni (non necessariamente Cdo) sono molto reattive anche al più piccolo mutamento del differenziali tra rendimenti su tassi fissi e variabili. ). Ciò convalida quanto sostiene da anni Kervin Warsh, uno dei Governatori della Fed: al singolo mercato finanziario del pensiero economico (e della modellistica) tradizionali sono succeduti vari mercati frammentati e segmentati la liquidità di ciascuno dei quali dipende dal “grado di fiducia” tra i soggetti economici e finanziari che vi fanno parte. La crisi del subprime , dei Cdo e della finanza strutturata in generale – argomenta efficacemente Kevin Davies della Università di Melbourne- ha dato un grave colpo alla “fiducia” di famiglie, imprese, fondi e così via, nel mercato del credito immobiliare negli Usa e altrove. Ancora non sappiamo quando profonda sia tale crisi di fiducia, ed in quali segmenti, del mercato sia più diffusa (alcuni interventi a Jackson Hole sono stati molto pessimisti ed lavoro della Banca centrale di Filandia mette il dito proprio su questo punto). Tuttavia, in una situazione del genere, è meglio attendere.
Trichet conosce bene la teoria delle opzioni reali; nelle circostanze attuali di incertezza, un atteggiamento attendista (mantenere i tassi invariati sino a quando si dispone di maggiori informazioni sui vari mercati – utilizzando ciò che in finanza si chiama “la freccia del tempo”) equivale ad avere una “call option” per la prossima tornata. Un piccolo credito di cui i mercati sentono davvero bisogno.

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