lunedì 17 settembre 2007

FINANZIARIA “SENZA FAMIGLIA”

In questi giorni, si sta mettendo a punto la legge finanziaria, un insieme di provvedimenti molto complicato (un decreto legge fiscale da vararsi probabilmente il 22 settembre, il disegno di legge di bilancio che il Consiglio dei Ministri approverebbe il 28 settembre unitamente ad un ddl collegato e forse ad un altro decreto legge per “misure urgenti”( o ritenute tali).
Cosa conterrà questo complesso di norme per la famiglia? Il Tempo ha già posto questa domanda in agosto (quando tra Capalbio e Cortina erano in corso i prolegomeni della preparazione della finanziaria) non tanto in ricordo del Family Day (a cui hanno partecipato anche Ministri in carica dell’attuale Governo) ma nella convinzione che senza una politica centrata sulla famiglia (e mirata ad una modificata della struttura demografica dell’Italia) il Paese resterà bloccato.
Tale convinzione diventa certezza alla lettura di un lavoro curato da una squadra di docenti della School of Public Health della Università di Harvard : lo studio Does Age Structure Forecast Economic Growth?" (La struttura per età consente di prevedere la crescita economica) in uscita come NBER Working Paper No. W13221- Se ne può chiedere il testo al Prof. David Bloom dbloom@hsph.harvard.edu .Sulle rive del fiume Charles si è distinti e distanti dalle nostro beghe; lo studio esamina un campione di 90 Paesi in un arco di tempo che va dal 1960 al 2000 per effettuare proiezioni sino al 2020 Nella prima parte, vengono derivati parametri demografici risultanti da politiche dirette ad incoraggiare o meno la famiglia al fine di potere calibrare meglio la modellistica econometrie per essere in grado di programmare una struttura demografica in cui la proporzione della popolazione in età da lavoro fornisca “dividendi demografici” significativi in termini di produttività e di produzione. E’ banale ricordare che i giovani, specialmente se ben addestrati e motivati, sono, generalmente, più produttivi e più innovatori degli anziani.
Nella seconda parte, i parametri vengono applicati all’esperienza effettiva nel periodo 1980-2000 per studiare in che misura migliorano la qualità predittiva dei modelli di crescita normalmente utilizzati. Tenendo conto delle politiche per la famiglia del passato (tali politiche hanno un lungo periodo di gestazione per dare frutti) non solamente si riduce lo scarto tra previsioni e andamenti effettivi. I Paesi che plasmano le politiche economiche sulla centralità della famiglia - nell’Ue il caso più significativo è quello della Francia – grazie al “dividendo demografico” sono anche quelli a crescita di lungo periodo più sostenuta. La terza parte presenta previsioni di crescita economica (e demografica) sino al 2020. Per l’Italia, ove non vengano introdotte politiche per la famiglia tali da modificare la struttura per età della popolazione (aumentando la proporzione di quella in età lavoro), la crescita massima prevista dal modello dal 2000 al 2020 è un pallido 1,8% l’anno. A tale ritmo si allontana – come ci ha ammonito il 13 settembre pure la Bce- l’obiettivo di risanamento dei conti pubblici.
Il primo Governo Prodi ridusse drasticamente, nel 1996-97, i modesti apporti di politica della famiglia allora in vigore (gli assegni familiari) per finanziare le pensioni di anzianità. Nella scorsa finanziaria il novo Governo Prodi ha ripristinato quella che nel resto del mondo (dove è stata in gran parte soppressa) viene chiamata “la tassa sulla morte” dei genitori. Due misure quindi “anti-famiglia”. Tra quanto filtra dalle segrete stanze del Palazzo, l’unica piccola misura “pro-famiglia” in cantiere sarebbe l’alleggerimento dell’Ici sulla prima casa. Una condanna a tenere raso terra la crescita del Paese.
Prodi non sia miope; guardi al di là delle prossime elezioni; inizi una politica della famiglia almeno ripristinando quando ha tolto ed abrogando “la tassa sulla morte”. Ne beneficerebbero anche i suoi figli e nipoti.

Nessun commento: