Un rapporto di 18 pagine a stampa fitta del capo del servizio studi economici dell’Ocse, Jean-Philippe Cotis, presentato il pomeriggio del 5 settembre, è stato l’ago della bilancia tra i “falchi” e le “colombe” nel Consiglio della Banca centrale europea, Bce. Non solamente il tasso direttore (ossia quello che fornisce indicazioni al mercato- nel caso dell’area dell’euro il “pronti contro termine”) è stato mantenuto al 4% (come anticipato da Il Tempo del 5 settembre) ma, in aggiunta, tramite un’asta mattutina, la Bce ha messo liquidità sul mercato 42,24 miliardi, tramite un'asta rapida di un giorno, al tasso marginale del 4,06%.
Cerchiamo, in primo luogo, di spiegare il significato della manovra e successivamente di vederne benefici, costi e rischi. In primo luogo, il rapporto Ocse (che contiene stime quantitative soltanto per il 2007 ma ha un’ampia analisi della crisi del mercato americano dei mutui e dei suoi possibili impatti) conferma un rallentamento dell’area dell’euro (particolarmente severo per l’Italia); le analisi econometriche del servizio studi Bce (ancora non pubblicate) suggeriscono una frenata ancora più brusca; i 20 maggiori centri previsionali hanno stime pure per il 2008 quando gli effetti delle tensioni creditizie di queste ultime settimane minacciano di far decelerare di circa un quarto il tasso di aumento del pil nella regione dell’euro (si assesterebbe a malapena sul 2,3%) ed in particolare per l’Italia (sfiorerebbe l’1,5%). In questo contesto, la Bce ha attuato una manovra a due punte: a) da un lato, non aumentando il tasso direttore ha fornito un segnale generalizzato di mettere in atto una pausa nella strada moderatamente restrittiva in atto da mesi; b) da un altro, tramite le aste delle ultime settimane, è venuta in aiuto di quelle banche che più stanno soffrendo per la crisi subprime.
I benefici consistono nel fatto che segnali differenti (ossia un aumento, pur limitato, del tasso direttore ed inazione in materia di interventi diretti) avrebbero potuto aggravare la decelerazione della crescita . Jean – Philippe Cotis non ha fornito previsione a medio termine ma ha sottolineato che “non si può escludere l’ipotesi di una recessione”- un termine visto come uno spettro.La manovra ha anche costi e rischi. Come ha ricordato Il Tempo , le crisi dei mercati finanziari si succedono a cadenza di circa ogni tre anni e, di solito, comportano, per uscirne, interventi delle banche centrali sia generalizzati sia rivolti a mercati specifici (ad esempio, nel caso di queste settimane, il mercato immobiliare, nel caso della tempesta del 1998 il mercato del credito ai Paesi dell’Est Europeo e quello degli investitori in fondi a rischio). La frequenza con cui si verificano è, in parte, conseguenza della maggiore complessità dei mercati finanziari e dell’utilizzazione di strumenti non sempre sufficientemente trasparenti. E’ anche però risultato del fatto che in molti Paesi le banche hanno smesso di seguire la loro missione (raccogliere depositi e fare prestiti per scopi utili a clienti solvibili) e sono entrare in settori pericolosi. Il rischio è che se si diffonde la prassi che ogni tre anni o giù di lì, le banche centrali intervengono per tirare fuori dai guai chi è caduto in troppe tentazioni, si finisce per cascarci ancora. Oscar Wilde ripeteva che era in grado di resistere a tutto tranne che alle tentazioni. Il sistema bancario non è costituito da esteti della stazza dell’autore del “Ritratto di Dorian Gray”; dovrebbe inginocchiarsi di fronte alle banche centrali e
Un rapporto di 18 pagine a stampa fitta del capo del servizio studi economici dell’Ocse, Jean-Philippe Cotis, presentato il pomeriggio del 5 settembre, è stato l’ago della bilancia tra i “falchi” e le “colombe” nel Consiglio della Banca centrale europea, Bce. Non solamente il tasso direttore (ossia quello che fornisce indicazioni al mercato- nel caso dell’area dell’euro il “pronti contro termine”) è stato mantenuto al 4% (come anticipato da Il Tempo del 5 settembre) ma, in aggiunta, tramite un’asta mattutina, la Bce ha messo liquidità sul mercato 42,24 miliardi, tramite un'asta rapida di un giorno, al tasso marginale del 4,06%.
Cerchiamo, in primo luogo, di spiegare il significato della manovra e successivamente di vederne benefici, costi e rischi. In primo luogo, il rapporto Ocse (che contiene stime quantitative soltanto per il 2007 ma ha un’ampia analisi della crisi del mercato americano dei mutui e dei suoi possibili impatti) conferma un rallentamento dell’area dell’euro (particolarmente severo per l’Italia); le analisi econometriche del servizio studi Bce (ancora non pubblicate) suggeriscono una frenata ancora più brusca; i 20 maggiori centri previsionali hanno stime pure per il 2008 quando gli effetti delle tensioni creditizie di queste ultime settimane minacciano di far decelerare di circa un quarto il tasso di aumento del pil nella regione dell’euro (si assesterebbe a malapena sul 2,3%) ed in particolare per l’Italia (sfiorerebbe l’1,5%). In questo contesto, la Bce ha attuato una manovra a due punte: a) da un lato, non aumentando il tasso direttore ha fornito un segnale generalizzato di mettere in atto una pausa nella strada moderatamente restrittiva in atto da mesi; b) da un altro, tramite le aste delle ultime settimane, è venuta in aiuto di quelle banche che più stanno soffrendo per la crisi subprime.
I benefici consistono nel fatto che segnali differenti (ossia un aumento, pur limitato, del tasso direttore ed inazione in materia di interventi diretti) avrebbero potuto aggravare la decelerazione della crescita . Jean – Philippe Cotis non ha fornito previsione a medio termine ma ha sottolineato che “non si può escludere l’ipotesi di una recessione”- un termine visto come uno spettro.La manovra ha anche costi e rischi. Come ha ricordato Il Tempo , le crisi dei mercati finanziari si succedono a cadenza di circa ogni tre anni e, di solito, comportano, per uscirne, interventi delle banche centrali sia generalizzati sia rivolti a mercati specifici (ad esempio, nel caso di queste settimane, il mercato immobiliare, nel caso della tempesta del 1998 il mercato del credito ai Paesi dell’Est Europeo e quello degli investitori in fondi a rischio). La frequenza con cui si verificano è, in parte, conseguenza della maggiore complessità dei mercati finanziari e dell’utilizzazione di strumenti non sempre sufficientemente trasparenti. E’ anche però risultato del fatto che in molti Paesi le banche hanno smesso di seguire la loro missione (raccogliere depositi e fare prestiti per scopi utili a clienti solvibili) e sono entrare in settori pericolosi. Il rischio è che se si diffonde la prassi che ogni tre anni o giù di lì, le banche centrali intervengono per tirare fuori dai guai chi è caduto in troppe tentazioni, si finisce per cascarci ancora. Oscar Wilde ripeteva che era in grado di resistere a tutto tranne che alle tentazioni. Il sistema bancario non è costituito da esteti della stazza dell’autore del “Ritratto di Dorian Gray”; dovrebbe inginocchiarsi di fronte alle banche centrali e
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