Incassato il “no” dei Rettori a proposito della riforma delle università – una “bocciatura” da molti ritenuta corporativa perché l’autonomia finanziaria delle università avrebbe messo paletti severi alla creazione di cattedre non sempre seguite da moltitudini di allievi, il Presidente Francese Nicolas Sarkozy va avanti sulla via del riassetto della normativa fiscale e lavoristica. A fini di immagini, più che di sostanza (il provvedimento risponde a richieste Ue fatte ripetutamente più volte nell’ultimo lustro), ha, tuttavia, anche fatto propria la liberalizzazione del mercato dell’energia, entrata in vigore il primo luglio. E’ una liberalizzazione da cui ci si attende, nel breve periodo, molto poco: nonostante le iniziative del Consiglio alla Concorrenza (l’equivalente francese dell’antitrust) per dare spazio ad altri fornitori , solo il 3% dei francesi si dichiara intenzionato a lasciare Edf e Gdf (le due aziende pubblico per l’elettricità ed il gas), anche se il 64% circa afferma di essere pronto a guardare con attenzione le proposte di nuovi entranti.
Il cavallo di battaglia dell’Eliseo, e del Governo, è, comunque, il disegno di legge (ddl) “sull’occupazione, il lavoro, ed il potere d’acquisto” – vista non soltanto come atto discontinuità rispetto al passato ma anche come anticipo della “loi de finance” (finanziaria) che secondo il calendario dei lavori parlamentari, viene presentata all’Assemblea Legislativa in settembre (di pari passo, in sostanza, con le leggi di bilancio di Germania, Italia, Spagna e Portogallo- tra quelle dei maggiori Paesi Ue). Il ddl prevede essenzialmente due misure, all’insegna del motto “lavorare di più per guadagnare di più”: a) la detassazione degli straordinari (allo scopo di rendere più facile il superamento, in azienda. della normativa sulle 35 ore di lavoro settimanali ; e b) la deducibilità degli interessi su prestiti una vasta gamma di spese di investimento (principalmente i mutui edilizi) e di consumi durevoli. L’esame del ddl in seno alla Commissione Finanze dell’Assemblea Legislativa inizia il 4 luglio; dovrebbe passare all’aula verso il 10 luglio ed essere approvato prima della sospensione dei lavori in agosto, ma non sono esclusi incidenti di percorso (nonostante l’ampia maggioranza) che provocherebbero ritardi. Mentre in un primo momento, il Governo puntava sull’entrata in vigore delle nuove regole il primo agosto, oggi le stime sono per il primo ottobre o addirittura per il primo gennaio 2008.
Il Cercle des Economistes (un cenacolo che riunisce 30 tra i più noti economisti francesi) si dà appuntamento ogni anno per tre giorni all’inizio di luglio a Aix en Provence per scambiare idee sia sui temi del momento sia su argomenti a più vasto raggio (il tema di questo anno è “il capitalismo nel XXI secolo”). Parlando con alcuni componenti della confraternita si avverte una certa preoccupazione sulle implicazioni della defiscalizzazione degli straordinari e della deducibilità degli interessi sui conti pubblici dell’anno in corso. Preoccupazioni che si respirerebbero pure a Bercy, sede del Ministero dell’Economia e delle Finanze. Dove tuttavia il Ministro, Christine Lagarda, conta sulle due misure perché nel 2008 il tasso di crescita reale sia del 2,5% - obiettivo che verrà specificato nel rapporto di accompagnamento alla “loi de finance” (documento analogo al nostro Dpef ed alla nostra Relazione previsionale e programmatica).
Utili a questo riguardo le stime quantitative degli effetti, nel 2008, delle due misure. Sono state effettuate utilizzando una matrice di contabilità sociale (una rappresentazione dei flussi finanziari tra settori ed istituzioni) ed un modello computabile di equilibrio economico. Esse mostrano che le implicazioni sui prezzi sarebbero nulle (la Francia ha molta capacità inutilizzata dato che il tasso di disoccupazione supera l’8%) ma avrebbe effetti non marginali sui redditi e sui consumi e sulla crescita complessiva.
Effetti economici delle due principali misure
(in percentuale di crescita rispetto alla situazione che si verificherebbe se non fossero varate)
Misura………………………….Defiscalizzazione Deducibilità
degli straordinari ………degli interessi sui prestiti
Sui redditi delle famiglie 0,67 % 0,10 %
Sui consumi 0,57 % 0,09%
Sui prezzi al consumo 0,0%………………………0,0 %
Sui valori immobiliari 0,0% 0,10% %
Sugli investimenti delle famiglie0,0%…………………… .1,95% %
Sulle ore effettivamente lavorate 0,05% 0,0%
Sulla produzione industriale 0,11% 0,02%
Sul pil 0,25%................................0,05%
Viene inevitabile una domanda: per quale motivo , i maggiori ddl italiani e documenti come il Dpef non vengono corredati da stime analoghe? C’ una ragione tecnica, l’Istat non aggiorna più matrice di contabilità sociale dell’Italia, anche a ragione dei tagli al suo bilancio effettuati dal Governo Prodi nel 1996-97 . E confermati negli anni successivi . C’è, però, anche una ragione politica. A volte, è meglio non fare sapere…………………….
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