Tre autori domineranno la stagione lirica italiana 2007-2008: Puccini, Verdi e Wagner. E’ utile precisare, per i cultori della “musa bizzarra e altera” (così il musicologo Herbert Lindeberger ha definito l’opera lirica), che in Italia si segue il sistema delle “stagioni” – un numero limitato di titoli ma con molti nuovi allestimenti – non quello “di repertorio” – spettacoli che vengono replicati 5-10 volte l’anno anche alcuni decenni –la prassi della Germania, dell’Austria, della Scandinavia, dell’Europa Orientale Centrale ed anche, con alcuni variazioni, di alcuni dei principali teatri francesi, britannici ed americani. Una “stagione” è più difficile da organizzare di un “repertorio”, specialmente se i finanziamenti sono incerti. Soltanto il 17 luglio si è tenuta la prima riunione tra il Ministero delle Attività Culturali ed Sovrintendenti della 14 fondazioni lirico-sinfoniche (ci sono anche una settantina di “teatri di tradizioni” ed una quarantina di festival sovvenzionati) per delineare i criteri di riparto del Fondo Unico per lo Spettacolo (Fus) per il 2008. Inoltre, dato che lo stanziamento Fus coincide con l’esercizio finanziario del bilancio dello Stato, molte fondazioni fanno coincidere i loro calendari con l’anno solare. Quindi, molti tra i maggiori teatri – quello della capitale in primo luogo – non annunciano “la stagione” che ad autunno inoltrato, quando l’iter della legge finanziaria è avanzato e si ha un’idea abbastanza precisa del Fus. Tuttavia, i contratti con registi, direttori d’orchestra, cantanti devono essere fatti con anni di anticipo; si hanno, quindi, informazioni sugli aspetti più importanti delle “stagioni”.
Alcuni suggerimenti pratici: il mensile “L’Opera” pubblica a metà ottobre un numero speciale con il cartellone dei maggiori teatri italiani ed esteri. Inoltre due siti web sono essenziali: www.operabase.com aggiorna quotidianamente i dati sui vari teatri ed ha links con i siti dei teatri anche per comprare biglietti senza transitare per agenzie e pagarne le relative commissioni; www.operaclick.com contiene recensioni (principalmente di spettacoli in Italia), commenti, interviste, retroscena. In breve, queste tre fonti consentono pure al “melomane di complemento” (coloro che non seguono la lirica con impegno quasi quotidiano) di tenersi aggiornato.
L’anno che per alcuni teatri inizierà in autunno e per molti altri in dicembre, è imperniato su tre autori. Il 2008 si celebra, in tutto il mondo, Giacomo Puccini, nato il 22 dicembre. Lucca e Torre del Lago saranno l’epicentro delle celebrazioni. Quattro gli eventi più significativi: a) l’inaugurazione del nuovo Grande Teatro a Torre del Lago (una struttura fissa ad anfiteatro all’aperto per 3200 posti con, nel suo ambito, un auditorium al chiuso per circa 500 spettatori); b) la rappresentazione, nel corso dell’anno, di tutte le dieci opere di Puccini tra il Teatro del Giglio di Lucca ed il nuovo Grande Teatro, nonché di gran parte della musica sacra, strumentale e per voce e tastiera; c) un convegno internazionale di studi che inizierà a Lucca e proseguirà a Milano ed a New York; d) un concerto al Teatro del Giglio il 22 dicembre, la data della nascita che, grazie alle tecnologie della comunicazione e dell’informazione, verrà visto ed ascoltato anche da milioni di spettatori in tutto il mondo. Interessanti alcune caratteristiche a carattere economico e finanziario: a) la costruzione del nuovo Grande Teatro (un costo di 17 milioni di euro) è finanziata quasi interamente da enti locali (Regione, Provincia, Comune) e da sponsor (Enel, Poste, Fondazione Monte dei Paschi di Siena e molti altri); b) la biglietteria copre già il 43% dei costi di gestione del Festival Pucciniano di Torre del Lago (luglio- agosto di ogni anno); c) il programma musicale sarà affiancato da una serie di mostre (ad esempio Puccini e la sua terra; Puccini ed il suo tempo) allo scopo di effettuare anche un’operazione di “marketing territoriale”. Ci sarà molta attenzione alla ricorrenza anche altrove. La Scala di Milano, ad esempio, ripropone l’allestimento storico di “Bohème” ideato nel 1963 da Franco Zeffirelli ed una edizione del “Trittico” diretta da Riccardo Chailly e con la regia di Luca Ronconi). Il Teatro dell’Opera di Roma dovrebbe inaugurare la stagione con “Tosca” (che ebbe proprio lì la “prima” mondiale il 19 gennaio 1900) e in marzo presentare una nuova produzione di “Fanciulla del West” . A Torre del Lago, a Lucca, a Nizza, a Trieste (è probabile che si aggiungano altri teatri) verrà presentata la terza, ed ultima, versione de “La Rondine” con un finale più drammatico delle prime due (di norma si mette in scena la seconda edizione). Il Teatro Regio di Torino proporrà un raro allestimento di “Edgard”. “Manon Lescaut” si vedrà, in differenti edizioni, a Genova ed allo Sferisterio di Macerata; “Turandot” al San Carlo di Napoli ed alle Terme di Caracalla di Roma .
Giuseppe Verdi è sempre protagonista di stagioni e festival. A Parma, tutto il mese di ottobre è dedicato ad un festival articolato su tre opere (“La Traviata”, “Oberto, Conte di San Bonifacio” e “Luisa Miller”) con grandi cast internazionale e regie innovative: una caratteristica è la calendarizzazione – quale che sia il giorno che si decide di andare nella città emiliana e dedicare tre serate successive ai tre spettacoli: pare che il 70% della biglietteria era già venduto a metà luglio (oltre la metà a stranieri). I Teatri Comunali di Bologna e di Firenze ed il Carlo Felice di Genova “aprono” con tre nuovi allestimenti in grande spolvero di “Simon Boccanegra”, “La Forze del Destino” e i “Vespri Siciliani”. A Roma, dopo oltre un quarto di secolo, torna Riccardo Muti per dirigere “Ernani”. La Scala ripropone “Macbeth” con la regia di Graham Vick. Le tre opere “popolari” – “Trovatore”, “Rigoletto” e “La Traviata” appaiono in cartelloni di varie fondazioni liriche e teatri di fondazione.
L’attenzione per Richard Wagner è un fenomeno relativamente nuovo in Italia. Dal lato degli esecutori, deve molto alla decisione (iniziata da von Karajan) di affidarne i lavori a voci liriche. Dal lato del pubblico, dopo 30 anni di regie a carattere socio-politologico, l’interesse è suscitato, da un lato, da impostazioni che premiano la contemporaneità o gli aspetti psicologici del mito. A meno di cinque giorni di distanza, il San Carlo e La Scala inaugurano le loro stagioni con allestimenti di gran rilievo rispettivamente di “Parsifal” e di “Tristano ed Isotta”. La tetralogia (o meglio una o due opere del ciclo) torna a Firenze, Venezia e forse Roma. “Lohengrin” è programmato da Trieste ed altri teatri. Manca all’appello solo “I Maestri Cantori di Norimberga” (a ragione dell’enorme sforzo produttivo che richiede l’opera definita da Theodor Adorno come “la più completa espressione del genio occidentale”).
Ci sono naturalmente leccornie al di fuori della triade Puccini-Verdi-Wagner. Ad esempio, a Santa Cecilia a Roma, Antonio Pappano propone il “Guillaume Tell” di Gioacchino Rossini – opera eseguita integralmente pochissime volte negli ultimi 50 anni, a Cagliari si apre (in primavera) con la rara “La leggenda della città invisibile di Kitez e della vergine Fevronia” di Nikolaj Rimisky-Korsakov, alla Scala “Cyrano di Bergerac” di Franco Alfano e “1984” di Lorin Maazel, a Firenze ed a Genova rispettivamente “Elektra” (probabile addio alle scene di Sheiji Ozawa ed “Il Cavaliere della Rosa” –ambedue di Richard Strauss – in una versione che ha fatto il giro del mondo.
Ultima notazione : quasi tutti i teatri propongono musica “alta” contemporanea, spesso di autori italiani (ivi compresa un’opera di Nicola Sani sulla strage e sull’assassinio di Falcone) – segno di interresse da parte del pubblico giovane.
BOX
La riduzione dei costi ed il mantenimento di una elevata qualità sono obiettivi imprescindibili per mantenere in vita la lirica italiana. Le strade principali sono l’impiego delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione e le co-produzioni al fine di ampliare la fruizione e se possibile ritoccare al ribasso i prezzi dei biglietti e attirare nuovi spettatori. I Sovrindenti più illuminati delle fondazioni liriche progettano un “cartellone nazionale” ancorato su un numero di produzioni di grande appello per il pubblico ed in grado di girare, nell’arco di tre-quattro anni, nei maggiori teatri. In prima linea quelli delle fondazioni che espongono attivi di bilancio (come Palermo e Roma).
A livello dei “teatri di tradizione” sono stati organizzati circuiti, in cui di massima ciascun teatro appartenente alla rete produce un nuovo allestimento l’anno e lo circola agli altri. Tre sono i principali: quello lombardo, quello emiliano (che si estende a Trieste ed a Bari) e quello toscano-romagnolo.
Si sta aggiungendo quello marchigiano, o meglio quelli marchigiani. Le attività del primo inizieranno in autunno. I Teatri sono quelli di Ascoli Piceno, Fano, Fermo e Jesi (con ramificazioni internazionale tramite accordi con Nizza, la lontana Baltimora ed i più vicini Balcani). Si parte con una “Bohème” di giovani e per i giovani che in un nuovo allestimento, dopo il debutto a Treviso, salperà da Jesi per andare a Fermo e a Venezia. Si riprende poi il “Werther” messo in scena a Nizza in gennaio (grande successo internazionale) per presentarlo a Jesi ed a Fermo . Infine “Lucia di Lammermoor” sarà in tutti e cinque i Teatri (ed anche in capitali dei Balcani). Il circuito sarà pienamente funzionante nel 2008 Ancona e Macerata hanno risposto alla sfida annunciando un gemellaggio che inizierà con la co-produzione de “L’armonia del mondo” di Paul Hindemith al Teatro delle Muse in inverno ed allo Sferisterio in estate.
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