giovedì 19 luglio 2007

LA SARKOZYECONOMICS E L’EUROPA

Il Presidente della Repubblica francese, Nicolas Sarkozy non ha inteso essere il convitato di pietra alla riunione serale informale e con cena dell’eurogruppo del 9 luglio ma si è presentato in prima persona (sconvolgendo il protocollo che prevede una riunione di Ministri non di Capi di Stato) per presentare la posizione “della Francia” e di “chi la ama”. Il 3 luglio il Presidente del Consiglio François Fillon la aveva già illustrata all’Assemblea Nazionale il programma di Governo: I punti essenziali sono :a) il riassetto istituzionale (permettere al Capo dello Stato di presentarsi in Parlamento e, al tempo stesso, valorizzare l’Assemblea); b) nuova crescita economica “sana e duratura” e conseguenze posponimento al 2012 del raggiungimento dell’obiettivo del pareggio del bilancio; c) contenimento delle spese di parte corrente (è in vista una drastica riduzione della funzione pubblica – circa 40.000 posti, un quarto dei quali insegnanti, nel solo 2008) ; d) privatizzazioni (vendita sul mercato di parte del capitale di Edf e della Cdp); e) enfasi sull’università e sulla ricerca scientifica. Le misure annunciate non hanno affatto tranquillizzato i timori di Bruxelles secondo cui, al fine di mantenere i molteplici impegni elettorali, la “nuova destra” si rilasserebbe in materia di conti pubblici. Non solo ma – come scrive la stampa britannica –risorgerebbe il disaccordo di vecchia data fra Francia e Germania sugli obiettivi e strategie di politica economica e si sta riaprendo il dibattito “sulla sostenibilità, a lungo termine, dell’euro”. Tuttavia, visto il decisionismo del Presidente francese e del Ministro dell’Economia, delle Finanze e dell’Occupazione Christine Lagarde, per il momento, gli altri componenti dell’Eurogruppo e dell’Ecofin, nonché la Commissione Europea, hanno ingoiato la posizione di Parigi. Infatti, in primo luogo, anche se meno rigoroso di quanto auspicato a Bruxelles, il programma di finanza pubblica non travalica il parametro del patto di stabilità in materia di disavanzo annuale ed è giustificato dalla strategia di riforme di cui è parte integrante. Inoltre- è questa è la differenza principale tra Francia ed Italia - Oltralpe si è confortevolmente entro i limiti concordati in materia di rapporto tra stock di debito pubblico e pil.
In secondo luogo, più importante della presentazione della “Sarkozyeconomics” in tema di finanza pubblica e riforme è la posizione di Parigi sull’euro. Dopo le elezioni (sia del Presidente sia dell’Assemblea Nazionale), Sarkozy si è espresso più volte (ad esempio, al salone dell’aeronautica a Bourget il 23 giugno) a favore di “un deprezzamento competitivo” dell’euro:”perché non facciamo anche noi quello che fanno i cinesi con lo yuan, i giapponesi lo yen, i britannici con la sterlina e gli americani con il dollaro?”. Un deprezzamento dell’euro va a braccetto con una finanza pubblica meno restrittiva. Né Sarkozy né Christine Lagarde ne hanno parlato apertamente a Bruxelles. Tuttavia, non è un’idea (peraltro ancora non ben precisata nei suoi aspetti tecnici) unicamente del Capo dello Stato e del suo staff. Un’analisi di Jean-Pierre Patat , a lungo direttore del sevizio studi della Banque de France ed ora al Centro di studi , previsioni e informazioni internazionali, sostiene tesi analoghe e pone l’accento che (nel nuovo trattato europeo) si dovrebbe pensare un Ministro europeo dell’economia (per fare da contrappeso alla Bce) piuttosto che ad un Ministro degli esteri. Un’occasione immediata, aggiungono altri, è stata creata dalla successione apertasi al vertice del Fondo monetario internazionale (Fmi) e della riforma degli organi di governo del Fondo medesimo: saprà l’Ue parlare con un sola voce e sostenere il candidato francese, Dominque Strauss-Kahn, dato che nessun altro Stato dell’Unione ha formalizzato proposte alternative? L’Italia dovrà fare attenzione ai trabocchetti in quanto rappresentiamo un anello debole ed in una riorganizzazione dei diritti di voto al Fmi potremmo perdere il seggio di cui godiamo nel Consiglio d’Amministrazione del Fondo.
In un primo approccio con l’Eurogruppo e l’Ecofin, Christine Lagarde, non è entrata nei dettagli in attesa dell’approvazione del ddl sull’occupazione, il lavoro ed il potere d’acquisto e della messa a punto della “loi de finance”. Il programma economico del governo pare diventare sempre più eclettico al fine di mantenere consensi che parevano sfuggire ed acquisirne di nuovi. Cristian de Boissieu, Presidente del Consiglio di analisi economica, e Jean-Hervé Lorenzi, Presidente del “Circle des Economistes”, affermano che “il pacchetto fiscale” (malvisto da Bruxelles in quanto potrebbe mettere a repentaglio gli obiettivi di finanza pubblica) è soltanto una prima tappa “per dare una scossa” all’economia. “In un secondo momento interverremo per realizzare, entro il 2008, riforme strutturali in materia di università, ricerca, mercato del lavoro e funzionamento della Pa”. Non si possono, però, escludere sorprese “Il metodo Sarkozy – afferma il saggista Nicolas Baverez- si regge su quattro principi: i) impegno diretto del Capo dello Stato che prende su di sé le responsabilità politiche dell’intero Esecutivo; ii) apertura simultanea di riforme in più campi (dall’economia alla giustizia) al fine di destabilizzare le corporazioni e defatigare l’opposizione; iii) negoziati brevi e serrati non tirati per le lunghe (come quello in corso in Italia sulle pensioni e secondo la prassi dell’Ue); iv) la ricerca di appoggi presso le forze economiche e sociali”. E’ il ritorno alle origini della Quinta Repubblica , concepita come un sistema proteso all’azione. Tanto quanto basta per rendere nervosa Bruxelles. Ed alcuni Paesi dell’Ue dove imperversa la lentocrazia.

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