Talvolta, al termine delle lunghe notte di Palazzo Chigi spunta il sole. E’ quello che è avvenuto alle 6 del mattino del 20 luglio con l’intesa raggiunta tra Governo e sindacati su come modificare la normativa sulla previdenza pubblica varata nel 2004. L’intesa dovrebbe diventare parte di un Protocollo che verrebbe sottoscritto dalle parti lunedì 23 agosto ed aprirebbe la strada alla messa a punto dello schema di disegno di legge sul bilancio annuale e pluriennale dello Stato (in gergo la legge finanziaria). “Le promesse dell’alba” , per mutuare il titolo del libro pluripremiato dello scrittore francese Romain Gary, sono sempre incerte, nel senso che si annidano rischi e pericoli che saltino prima ancora di diventare operative. I primi commenti della parte più reazionaria della sinistra inducono a pensare che il Governo Prodi potrà essere costretto a cercare aiuto, in Senato, al di fuori della maggioranza parlamentare di cui gode soltanto per il rotto della cuffia.
Se ed in che misura, tale supporto verrà, o da qualche soggetto politico o da qualche battitore libero, dipende dal giudizio di merito che gli esperti, le istituzioni finanziarie internazionali e soprattutto i mercati daranno dell’intesa e dell’imminente Protocollo e delle loro implicazioni sulla sostenibilità del sistema previdenziale pubblico italiano.
ItaliaOggi ha seguito con rigore e con distacco oggettivo la trattativa. Una delle conclusione del negoziato è un punto forte: la revisione triennale (non più decennale) dei coefficienti di trasformazione (i parametri per convertire in annualità, e quindi in assegni mensili i montanti contributivi accumulati). Altro aspetto positivo è che tale revisione verrà fatta in via automatica (sulla base di indicatori della aspettativa di vita, della crescita del pil e delle prospettive di finanza pubblica) e non tramite una maxi-concertazione (o pertinente maxi-consociazione) tra svariati soggetti sulla base di una relazione di una Commissione Tecnica. Tuttavia, da un lato, con la stessa revisione dei coefficienti si parte con il piede sbagliato: rinviando al 2010 quanto, per legge, si sarebbe dovuto nel 2006 come primo atto del Governo Prodi sulla base della relazione completata nel 2006 dal nucleo di valutazione della spesa previdenziale del Ministero del Lavoro. Da un altro, il diavolo si nasconde nei dettagli: istituzioni internazionali e mercati esamineranno con cura gli indicatori per la revisione automatica e la loro ponderazione.
Il resto dell’intesa è inquietante. L’Italia si presenta in controtendenza, rispetto al resto dell’Ue e del mondo, mantenendo in vita meccanismi che permettono non solo di andare in pensione relativamente giovani ma che privilegiano quelle 65.000 persone l’anno già beneficiate dal fruire di pensioni “retributive” (che comportano trattamenti sino al 75% dell’ultimo stipendio) e implicitamente penalizzano coloro che in futuro avranno pensioni “contributive” (con trattamenti, per le carriere dinamiche, pari al 50% dell’ultimo stipendio, e molto inferiori per le altre). Sotto questo profilo, le promesse dell’alba non sono incoraggianti. Come non lo è stata l’intera trattativa, su cui ha aleggiato un forte profumo corporativo: i sindacati non sono parsi tutelare l’insieme dei lavoratori, chi lavoro lo cerca e non lo trova e, soprattutto, le giovani generazioni, ma arroccarsi in una difesa particolaristica dei loro attuali quadri dirigenti (del loro potenziali ricambio da selezionarsi nelle file dei neo-pensionati di anzianità).
Grandi sorrisi mattutini sulle implicazioni di finanza pubblica. Non è stata fornita, però, nessuna simulazione tecnica (corredata da scenari controfattuali) come richiesto da correttezza professionale. Trasparenza in questa materia è segno importante di “good governance”, come conclude un lavoro della Banca Mondiale pubblicato in questi giorni. In attesa dei dati, non si può che sospendere il giudizio. Ma nutrire il sospetto che , come nel libro di Romani Gary, dietro “le promesse dall’alba” si annidi più di un’insidia.
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4 commenti:
Coinciding with the opening of Harry Potter and the Order of the Phoenix is the world-wide Internet debut of Èric and the Army of the Phoenix (Èric i l'Exèrcit del Fènix). Subtitled in English, "Èric and the Army of the Phoenix" documents the odyssey of 14-year-old Èric Bertran, unfairly accused of terrorism. Èric has since been popularly dubbed the "Catalan Harry Potter".
http://video.google.com/videoplay?docid=3666585673568780060
Èric and the Army of the Phoenix documents the truth and the personal consequences -and the politics at play- in the case of Èric Bertran, a boy from Lloret de Mar, a town some 75 km north of Barcelona (Catalonia). When he e-mailed a grocery chain to demand they label their products in Catalan, the language of Catalonia, 14-year-old Èric and his family were subjected to the midnight invasion of their home by thirty police officers bearing a search warrant from the Spanish government. The accusation: terrorism. A big fan of the "Harry Potter" series, Èric created a website that he called Army of the Phoenix, inspired by the famous J.K. Rowling stories, signing his e-mails with the name from his website. Even though they knew full well that the website belonged to a 14-year-old, from that point on, the Spanish authorities insisted on accusing Èric of being a member of an army of terrorists. His family has since taken legal action against the government of Spain for moral and psychological harassment of a minor, taking their case to the European Court of Human Rights in Strasburg and to the United Nations' International Court of Justice.
Èric Bertran and his brother Àdam tell their story in this documentary by Xevi Mató, with English subtitles by Heather Hayes. The film features statements by author Víctor Alexandre, who supervised the book about the case. Alexandre himself has also written an entertaining and controversial play about the incident, which débuted in Barcelona in 2007. Also featured in the film are contributions by Member of Parliament Joan Puig, who defended Èric before the Spanish assembly, and by Èric's attorney Emili Colmenero, who explains how the Spanish justice system connected a child to an Al Qaeda cell.
U.S. press enquiries:
Emily Moore, tel. (865) 254-5244
OgleMoore@gmail.com
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