giovedì 19 luglio 2007

DIE WALKŰRIE

Delle quattro opere che compongono L’Anello del Nibelungo di Richard Wagner, La Valchiria è quella più frequentemente rappresentata al di fuori del resto del ciclo. E’ anche, dopo Lohengrin, l’opera più spesso sulle scene tra quelle del genio Sassone che rivoluzionò tanto il modo di comporre quanto la maniera di pensare cosa è il teatro in musica.
Ci sono varie spiegazioni per la popolarità di La Valchiria. In primo luogo, è un’opera relativamente compatta: tre atti, ciascuno di un’ora e venti minuti circa nonché diviso, sotto il profilo drammaturgico, in tre parti (nonostante il continuo flusso sinfonico orchestrale). In secondo luogo, La Valchiria racconta una storia d’amore (come nella tradizione operistica più antica); anzi molteplici storie d’amore sovrapposte – lo stupro di Sieglinde da parte di Hunding, la passione totalizzante ed innocente (nonostante sia adultera ed incestuosa) di Siegmund e Sieglinde, il rapporto coniugale consunto tra Wotan e Fricka, l’amore paterno di Wotan per Siegmund, Siglinde e soprattutto per Brűnilde, l’amore filiale di Brǘnilde per Wotan, il rapporto tra Brűnilde e le sue sorelle. L’intreccio di amore (anzi di amori) è frammisto ad una complessa vicende di potere (sia nel mondo degli Dei sia in quello degli uomini sia nei nessi che collegano i due); anche il potere è da sempre ingrediente essenziale della tradizione secolare del teatro in musica. In terzo luogo, La Valchiria è lavoro denso di azione ; se si eccettua il monologo di Wotan al secondo atto (15 minuti di tormento per i registi), le vicende avvengono sulla scena (e comprendo tanto slanci appassionati quanto battaglie) non tramite racconti (come nelle altre opere della tetralogia wagneriana). In quarto luogo, La Valchiria è ancorata per molti aspetti alla convenzione dell’opera romantica tedesca nella scrittura sia orchestrale sia vocale; non è stato compiuto il vero e proprio salto che, dopo 12 anni di interruzione nella composizione de L’Anello, Wagner effettuò nel terzo atto di Sigfrido quando, abbandonata la scrittura diatonica, spinse il cromatismo alle soglie della atonalità.
Tuttavia la scrittura comporta equilibri delicatissimi sia nel golfo mistico sia nelle voci. Il sinfonismo è protagonista :l’orchestra ha un grande organico con flauti, oboi e clarinetti a quattro, fagotti a tre, otto corni di cui quattro alternati con le tube, quattro tromboni, quattro tromboni e basso tuba, sei arpe, timpani, percussioni e ben 62 archi. Questa massa strumentale permette la più ampia delle prospettive sonore. Sotto il profilo vocale, il declamato di varia tensione canora si accompagna a clamorose espressioni liriche (quali la scena di passione tra Siegmund e Sieglende al primo atto e lo struggente dialogo tra Brűnilde e Wotan che chiude l’opera.
Con La Valchiria , seconda opera di un Anello iniziato lo scorso anno in co-produzione con il Festival di Salisburgo, è stato inaugurato il nuovo Gran Théâtre de Provence, costruito a Aix en Provence (da architetti italiani – Vittorio Gregotti e Paolo Emilio Colao), una struttura modernissima di 1350 posti (edificata con l’apporto delle comunità locali e di sponsor privati – al costo di 45 milioni di euro e destinata ad ospitare non solo la grande lirica, ma anche la sinfonica, la cameristica, il jazz , tramite un’articolazione modulare).
Nell’impostazione di Stéphane Braunschweig (regia e scene) e di Sir Simon Rattle (alla guida dei Berliner Philarmoniker), l’Anello (come si è già visto ne L’Oro del Reno lo scorso anno) non è un mito distante da riproporre al pubblico attuale (magari facendo ricorso alla Pop-Art come nell’edizione iniziata poche settimane fa a Firenze). Non è neanche un apologo storico-politico e sociale (come nelle versioni degli Anni 70 ed 80 e di quella che si può vedere a Colonia e a La Fenice). E una vicenda attualissima e drammaticissima di rapporti e tensioni tra individui in cui gli Dei sono tanto umani quanto gli uomini e le donne della terra. In questa lettura, abbiamo una Valchiria in abiti contemporanei ed interamente in interni (ad accentuare l’interpretazione intimistica). La capanna di Hunding è una costruzione in plexiglas di periferia, il Wahlalla uno spartano salone borghese (ma le proiezioni del Monte Bianco ci ricordano di essere in cima al mondo). La foresta del duello tra Siegmund e Hunding una semplice piattaforma. La roccia di Brűnilde un’immensa scalinata. Sin dall’inizio, Wotan assiste allo sbocciare dalla passione tra Sieglinde e Siegmund e quasi li spinge verso l’adulterio e l’incesto, Hunding assomiglia ad un agente della Stasi (la polizia segreta della Germania orientale di tempi non tanto lontani), Fricka (in tailleur nero) è una borghese piccola-piccola, e Brűnilde da corpo alla ribellione generazionale. C’è molta passione in questa Valchiria: dagli amplessi tra Sigliende e Siegmund agli abbracci (lieto quello all’inizio del secondo atto, struggente quello del finale) tra Brűnilde e Wotan. In breve, un’interpretazione inquietante, e che farà discutere, ma tra le più intense e le più moderne del lavoro wagneriano viste ed ascoltate in questi ultimi anni.
Andiamo alla parte musicale. In primo luogo, nel Gran Théâtre de Provence – ero a metà platea- si è letteralmente avvolti dalla musica (come se si fosse in una camera acustica). Sir Simon Rattle e i Berliner danno in queste condizioni il loro meglio. La direzione orchestrale, pur mantenendo un tono intimistico e senza cedere a tentazioni da teatro epico, è fortemente drammatica. Rattle ha a disposizione un organico quali previsto da Wagner (ad esempio le arpe sono davvero sei (non due come invalso nella tradizione) e, dilatando i tempi (la sua Valchiria dura circa dieci minuti di più di quella di Mehta), accentua i colori ed i calori. Meravigliosi gli ottoni ed i fiati; di grande livello i 62 archi. Con una fossa molto profonda (come a Bayreuth), non copre mai le voci di cui si può ascoltare ogni parola ed ogni nota.

Robert Gambill è un Siegmund marcatamente lirico. Rammentiamoci che nasce come tenore rossiniano di agilità , anche se da poco più di un lustro tra transitando verso ruolo del repertorio tedesco in generale e wagneriani in particolare (è stato il protagonista di Tannhauser alla Scala tre anni fa). Il timbro chiaro, la facilità con cui ascende a tonalità alte, l’abbandono nel Winterstűrme (cantato come un vero e proprio arioso) denotano non solo come sia ormai approdato a ruolo wagneriani ma anche come l’iniziale formazione belcantistica costituisca un arricchimento.

Mikhail Petrenko è un Hunding in grado di discendere a tonalità molto gravi. Ha un portamento, al tempo stesso, freddo ed imponente. Disegna, come si è detto, non il solito Hunding selvaggio e rude ma quasi un agente segreto (dalla parte del Male).

Con il passare degli anni, il timbro di Sir Willard White (Wotan) si è ingrigito ed un po’ appannato. Si attaglia bene comunque ad un Re degli Dei che, in questa lettura, anela ancora per la riconquista del potere ma è già un vinto. Di grande livello, comunque, la presenza scenica.

Eva Johansson è una Brűnilde più dolce che guerriera; resta un soprano lirico puro (più che un soprano drammatico) e quindi da il meglio di sé nei momenti improntati a maggior lirismo (quali la contemplazione della morte Siegmund!Sieh auf mich!) e nel confronto finale con Wotan –al termine del quale è apparsa leggermente affaticata.

Eva-Marie Westbroek (giovane e bella Sieglinde) è, per molti, una scoperta di questo festival, dato che sino ad ora la sua carriera è stata principalmente in Scandinavia, Germania e Gran Bretagna. Ha un registro molto ampio ed un fraseggio straordinario. Raramente il temibile O hehrstes Wunder! Herrliche Maid! (che annuncia il finale dell’intera tetralogia) ha letteralmente riempito una sala con tanta naturalezza.

Lilli Paaskivi è una Fricka fredda, quasi burocratica, priva della passione che la caratterizza ne L’Oro del Reno Tiene molto bene il confronto con Wotan che riempie un terzo del secondo atto.Ottimo il gruppo delle Valchirie, scelte con grande cura in vari Paesi degli Usa e dell’Europa.

Al termine non applausi, ma ovazioni da stadio.

LA LOCANDINA

DIE WALKŰRIE
Prima Giornata de l’Anello del Nibelungo
Testo e Musica Richard Wagner
Direttore d’Orchestra Sir Simon Ratte
Regia e Video Stéphane Braunschweig
Luci Marion Hewlett
Orchestra…………………………………………Berliner Philarmoniker

Siegmud Robert Gambill
Hunding……………………………………… …Mikhail Petrenko
Wotan…………………………………………….Sir Willard White
Sieglinde………………………………………….Eva-Maria Westbroek
Brǘnilde Eva Johansson
Fricka…………………………………………….Lilli Paasavicki
Le altre Valkirie: Joanna Porachova, Elaine McKrill, Julienne Young,
Andrea Baker, Erika Sunnegärdh, Heike Grőőtzinger, Eva Vogel, Annette Bold
Aix en Provence, 2 luglio
In co-produzione con il Festival di Salisburgo dopo le repliche a Aix (sino all’8 luglio), lo spettacolo viene ripreso nella città austriaca.

Nessun commento: