giovedì 19 luglio 2007

INDEBITARE L’UE PER RIMETTERSI A GALOPPARE

L’Europa va piano. All’ultima conta, il tasso di crescita annuo dell’area dell’euro è pari a circa due terzi a quello degli Usa. Un miglioramento rispetto all’ultimo lustro quando è stato circa la metà. Le previsioni di 20 maggiori istituti econometrici (tutti privati, nessuno italiano) per il 2008 non sono incoraggianti: nonostante la ripresa (nel Vecchio Continente) ed il rallentamento Oltreatlanico, il pil degli Usa aumenterebbe del 2,5% mentre quello dell’area dell’euro non crescerebbe che dell’1,9%. Quasi imbarazzanti i raffronti con l’Estremo Oriente – dove Cina ed India galoppano rispettivamente al 9,7% ed al 7,6% l’anno – e con l’America Latina – dove (con l’eccezione del Messico) i tassi di aumento del pil si aggirano sul 5%-6% l’anno. Specialmente alla luce della “strategia di Lisbona”, definita nel marzo 2000 dai Capi di Stato e di Governo dell’Ue, secondo cui l’Europa sarebbe diventata l’area “più dinamica” dell’economia internazionale entro il 2010. Siamo quasi alle soglie del 2010: diamo l’impressione di essere una tartaruga in un mondo di lepri. Dove tutti corrono, chi cammina sta fermo – diceva, con grande saggezza, la Regina di Picche ad Alice in quel Paese delle meraviglie (che per molti aspetti assomiglia molto ai “Protocolli di Lisbona” ed alle diecine di indicatori in essi contenuti).
Dal 2005 (quando si è fatto- amaramente - il punto sul percorso effettuato nei primi cinque anni dall’avvio della “strategia di Lisbona”) alcuni progressi sono stati realizzati: sono stati semplificati i “Protocolli”, alcuni Paesi – l’Italia questa volta è stata la prima a mantenere le scadenze- sono stati presentati Programmi per l’Innovazione, la Competitiva ed Occupazione, Pico. Tuttavia, l’Europa è parsa stanca, priva di idee nuove ed originali.
Una proposta eterodossa viene dal più ortodosso dei pensatoi: l’Istituto Affari Internazionali (Iai) il cui Presidente Onorario è Carlo Azeglio Ciampi ed a cui proprio Ciampi ha devoluto il “Premio Carlo Magno” quando gli è stato conferito. Negli organi di governo dell’Iai siede, tra l’altro, l’attuale Ministro dell’Economia e delle Finanze, Tomaso Padoa-Schioppa. La proposta è in un volume appena pubblicato: “Un bilancio europeo per una politica di crescita” di Maria Teresa Salamini ed Oliviero Pesce. La proposta, argomentata in un centinaio di paginette dense di considerazioni economiche e giuridiche (nonché con i dati quantitativi essenziali), consiste nel permettere all’Ue in quanto tale (il cui bilancio è bloccato all’1,048 del pil comunitario) di indebitarsi (emettendo titoli sul mercato dei capitali internazionali) al fine di lanciare un piano di spesa addizionale per lo sviluppo (reti transeuropee, energia, ricerca) che nei prossimi cinque o sei anni permetta di spendere tra i 500 ed i 700 miliardi di euro ad integrazione delle risorse nazionali, pubbliche e private. La proposta ha precedenti storici (in primo luogo quello del processo di sviluppo istituzionale ed economico degli Stati Uniti nella seconda metà dell’Ottocento) e già stata attuata con successo dalla Ceca (la Comunità europea del Carbone e dell’Acciaio). Non è inflazionistica in quanto l’Europa soffre di capacità di produzione disponibile (come dimostrato dai tassi di disoccupazione). Può essere accolta dai mercati finanziari senza spiazzare titoli pubblici o di imprese. Ha soprattutto il vantaggio della semplicità: non richiede complicate strutture organizzative e decine di indicatori, soltanto una buona capacità di formulazione e valutazione di progetti. Ha un solo vero ostacolo: il vincolo del pareggio annuale del bilancio comunitario, inserito nel Trattato di Roma quando si pensava che tale bilancio servisse esclusivamente o quasi a finanziare spese di parte corrente (come stipendi e altri oneri di funzionamento delle istituzioni). Può essere, però, rimosso dal nuovo, e semplificato, Trattato Costituzionale in fase di preparazione.
Merita di essere approfondita e dibattuta. Prima che Nicolas Sarkozy se ne appropri e la porti al tavolo del Consiglio dei Capi di Stato e di Governo dell’Ue con il simbolo di Marianna e con il Tricolore. Francese.

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