Solidità di sistema» minata
dall’incertezza sui crediti deteriorati in Avvenire 24 gennaio
In Borsa sembra essere tornata la calma, dopo le decisioni
del Consiglio Europeo e le parole rassicuranti (a Francoforte e a Davos) del
suo presidente Mario Draghi, nonché l’annuncio che il ministro dell’Economia e
delle Finanze, Pier Carlo Padoan e il Commissario europeo alla concorrenza,
Margrethe Vestager, avranno discussioni concrete sulle proposte relative a uno
o più veicoli finanziari (bad bank) per mettere sul mercato i crediti
deteriorati degli istituti italiani (circa 200 miliardi di euro). Tuttavia,
nell’arco di tre giorni della settimana appena conclusa, numerosi risparmiatori
che avevano investito nel sistema bancario italiano, hanno perso quote
consistenti del loro capitale , mentre altri (sembra pochi, ma non esistono
dati affidabili) sono entrati al punto di svolta inferiore delle quotazioni e
hanno portato a casa utili da capogiro. Soprattutto , è crollato
definitivamente il mito della 'solidità del sistema', che aveva indotto
famiglie ed imprese ad investirvi e che era stato sostenuto negli ultimi
quindici anni da governi (di tutti i colori politici) e dalla Banca d’Italia.
Nello stesso arco di anni, in gran parte dell’Eurozona, si è intervenuto a
puntellare questo o quell’istituto (o gruppi di istituti) con aiuti di Stato e
con fondi europei a cui ha partecipato anche l’Italia (per almeno 50 miliardi)
e con veicoli finanziari speciali. Mentre erogavamo per salvataggi di istituti
di altri Stati, collaboravamo attivamente alla messa a punto di regolamenti
europei che avrebbero impedito interventi a carico dell’Erario e reso più
difficile la messa in atto di varie forme di bad bank. Un paradosso in buona
fede: dopo il riassetto degli anni Novanta, che aveva ridotto drasticamente il
numero degli istituti raggruppandoli in cinque poli e in alcune categorie
speciali, pensavamo di avere stabilizzato il comparto, dopo la crisi dei due
grandi istituti meridionali. Nessuno pare si sia chiesto come il sistema
riuscisse a restare 'solido' mentre il Pil si contraeva (dal 2008) del 10% e un
milione di imprese chiudevano i battenti, non restituendo, quindi, i crediti
ricevuti Il crollo del mito del 'sistema solido' ha aggravato il tonfo. Cosa
fare? Per le perdite ed i profitti della settimana, vige il detto napoletano
'chi ha avuto ha avuto - chi ha dato ha dato'. Per il futuro, nel breve
periodo, occorre trovare un accordo con il resto dell’Eurozona sugli strumenti
per mettere sul mercato la massa dei crediti deteriorati. Nel medio e lungo, è
imprescindibile un doppio esame di coscienza sulla qualità nei nostri strumenti
di analisi di banche e sulla efficacia delle comunicazioni sia al nostro
interno sia con coloro che trattano, per l’Italia, di affari europei. Ci
attendono al varco gli impegni del Fiscal Compact che, se non maneggiati con
cura, minacciano effetti pesanti sui mercati nel prossimo autunno.
Giuseppe Pennisi
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