venerdì 29 gennaio 2016

Con “Götterdämmerung” chiude in crescendo il “Ring” di Graham Vick in Avvenire del 30 dicembre



Lirica.
Con “Götterdämmerung” chiude in crescendo il “Ring” di Graham Vick
PALERMO
Con Götterdämmerung (“Il crepuscolo degli dei”), ultima “giornata” della tetralogia dell’Anello del Nibelungo (in breve il Ring) di Richard Wagner nell’allestimento di Graham Vick (scene e costumi di Richard Hudson) è stata inaugurata la stagione del Massimo di Palermo. Serata di gala, con autorità nel palco reale, pochi smoking ma ben 300 giovani, soprattutto nei palchi di quarta fila. Ultima opera di una serie iniziata nel 2013, è fornire una sintesi complessiva di questo Ring firmato Vick e alla cui guida musicale si sono alternati due maestri concertatori, Pietari Inkinen nel 2013 e Stefan Anton Reck nel 2015 e nel 2016, diffe- renti per età, temperamento e stile. In primo luogo, la drammaturgia. Per molti aspetti, Graham Vick e la sua squadra non tengono quasi conto degli aspetti trascendentali del lavoro; ciò nonostante, essi emergono con forza nell’ultima scena quando sull’onda di un accordo in mi bemolle maggiore, finiti gli dei pagani, viene annunciato un nuovo mondo e un giovane magro, con capelli e barba lunghi lancia nel Reno l’anello, causa e simbolo di lotte di potere tra dei pagani e tra uomini. Vick si riallaccia a una lettura politica della tetralogia, quale quella iniziata alla metà degli anni ’70, con un Ring  rimasto incompleto per dissapori tra il direttore musicale Wolfgang Sawallisch e il regista e lo scenografo, Luca Ronconi e Pier Luigi Pizzi (l’intero progetto è stato poi portato a Firenze con la concertazione di Zubin Mehta) e soprattutto con il Ring“ del centenario” di Patrice Chéreau (e Pierre Boulez) presentato nel 1976 a Bayreuth. Allora, il Ring mostrava una società industriale in crisi. Al pari della edizione di Guy Cassiers (con Barenboim sul podio) coprodotta dalla Scala e dalla Staatsoper di Berlino, Vick descrive un ceto dirigente in disfacimento e l’annuncio che ne verrà uno nuovo e migliore.
Tuttavia, drammaturgia, regia, impianto scenico, proiezioni e mimi sono parsi gradualmente più in linea con la parte musicale via via che il Ring si dipanava e dal mondo degli dei germanici si passava a quello degli uomini. Tale lettura politica si adatta bene a Götterdämmerung dove le divinità del pantheon politeista tedesco appaiono nel racconto di una Valchiria scorata (e che vede il “crepuscolo” di un intero universo), in tre Norme che hanno il presagio della fine e nelle tre figlie del Reno che ottengono il riscatto della natura primigenia. Il dramma è soprattutto negli intrighi di palazzo in cui l’ingenuo Sigfrido resta imbrigliato.
Per quanto riguarda la parte musicale, occorre, in primo luogo, fare i complimenti all’orchestra del Massimo che ha affrontato bene l’immensa partitura con due differenti letture – quella di Pietari Inkinen cesellata ma compassata e quella di Stefan Anton Reck, passionale e molto teatrale. Il Ring richiede 35 solisti (a cui Vick aggiunge una trentina di mimi): Götterdämerung ha in scena 13 solisti e il coro. Impossibile, avere un cast omogeneo di alto livello. Complessivamente in questo Ringi ruoli femminili hanno trovato interpreti più adatti di quelli maschili (dove hanno brillato Thomas Gazheli, Sergei Leiferkus, Eric Greene, Peter Bronder). In Götterdämerung, il soprano svedese Irene Théorin, già ascoltata in questo ruolo alla Scala, ha confermato di essere una delle migliori Brunilde di questi anni. Deboli invece i tenori “eroici”, merce rara, in tutto il ciclo. Di grande livello, tutte le altre voci femminili. Un quarto d’ora d’applausi dopo sei circa di spettacolo (intervalli compresi).
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Quindici minuti di applausi per il “Crepuscolo degli dei” di Wagner che ha aperto la stagione del Massimo a Palermo. Si chiarisce la lettura politica del regista, ben supportata dalla parte musicale

Nessun commento: