Lo scontro europeo sulla bad bank svela i limiti
dell’Unione bancaria
Il contrasto sulla bad bank non è solo una questione tra l’Italia e la Commissione Europea. Il
dibattito è molto più ampio e viene da lontano. Il Fondo monetario internazionale
ha sempre sostenuto che quando le difficoltà di un sistema bancario superano
certi livelli è opportuno creare una bad banko
comunque strumenti trasparenti per la commercializzazione dei titoli
inesigibili. In un passato non molto lontano, Bruxelles non contestava le
posizioni del Fmi (che considerava un fratello maggiore dotato di più
esperienza e saggezza) . Chiedeva solo che la bad bank non comportasse 'aiuti di Stato' tali da falsare la concorrenza.
Da qualche tempo l’argomento europeo è diventato più articolato: si sta creando
un’unione bancaria in cui non c’è spazio per le bad bank perché ci sono regole comuni per la vigilanza degli istituti di
credito e per la 'risoluzione' di crisi di una o più banche in dissesto.
Naturalmente, il primo gennaio a Bruxelles si è brindato dichiarando 'nata'
l’unione bancaria. Un parto, però, incompleto più che prematuro, poiché
all’unione manca la terza gamba: l’assicurazione-garanzia comune ai conti
correnti che non superano i centomila euro. In secondo luogo, eurocrati ed
'europeisti di professione' (spesso desiderosi di essere assunti dalla
Commissione per diventare eurocrati essi stessi) non hanno alzato un dito per
dire che non era stata creata l’unione bancaria del progetto originale e che
un’unione con due gambe (vigilanza, 'risoluzione' degli istituti in dissesto) è
instabile mentre una con tre gambe (la garanzia comune sui conti) è salda e
solida. Anzi, molti si sono accodati al coretto a cappella secondo cui l’unione
bancaria è nata e godrebbe di buona salute se non ci fossero pasticcioni (come
gli italiani e altri) che vogliono seguire le prassi del passato. Non è 'la
specificità italiana' a richiedere la bad bank,
ma un’unione bancaria ancora monca (e tale da restarlo a lungo) che rende
deboli gli argomenti europei. E, di converso, forti quelli del Fmi.
In terzo luogo, sulla polemica se l’unione
bancaria è nata o nascitura pesa la voglia irrefrenabile della Commissione di
guadagnare spazi ovunque può. Lo si è visto in altri casi come il tentativo di
portare a ratifica emendamenti al Trattato istituto dell’Organizzazione
Mondiale del Commercio, come se la firma di un Commissario Europeo equivalesse
all’approvazione di 28 Parlamenti nazionali. Non si accorge, in tal modo, di
dare la stura all’anti-europeismo.
In quarto luogo, però, l’Italia non è andata
dritta all’argomento centrale, ma ne ha utilizzati troppi e anche
contraddittori, ingarbugliando le carte. Quando si ha un argomento buono,
utilizzarne un secondo o un terzo indebolisce il primo.
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