venerdì 15 gennaio 2016

Ma quali sono gli alleati di Renzi in Europa? in Formiche 16 gennaio





Ma quali sono gli alleati di Renzi in Europa?
Ma quali sono gli alleati di Renzi in Europa?
Il corsivo di Giuseppe Pennisi
I “gufi” presenti al Palazzo della Farnesina hanno, a torto o a ragione, pensato che ieri 15 dicembre il lungo ritardo del Rappresentante dell’Unione Europea (Ue), Federica Mogherini, ad una riunione alla Farnesina sui rapporti tra l’Unione e l’America Latina fosse dovuto ad una riunione inattesa con il Presidente del Consiglio Matteo Renzi. Tanto più che, nella sala delle riunioni internazionali del Ministero Affari Esteri, erano presenti una ventina di ambasciatori e rappresentati di alto livello delle organizzazioni latino-americani. Alcuni hanno preso il soprabito e se ne sono andati, visibilmente seccati.
Non è difficile ipotizzarlo. Tanto più che Federica Mogherini è non solo particolarmente apprezzata dal presidente del Consiglio ma anche specialmente attrezzata (poiché il suo incarico comporta la Vice Presidenza della Commissione Europea) a fare da pontiere con il presidente della Commissione medesima.
La mattina del 15 dicembre, a Bruxelles, nella prima conferenza stampa dell’anno Jean Claude Juncker aveva deciso di rispondere con collera fredda, dopo settimane di silenzio, a Matteo Renzi e all’Italia che «ha preso a vilipendere e criticare la Commissione ogni volta che può». Ha anche accusato di millantato credito il presidente del  Consiglio italiano che si sarebbe arrogato il merito della “flessibilità”, nelle politiche di bilancio prevista in un documento della CE. In breve il “Royal Baby” si sarebbe comportato più da “baby” che prende la caramella del vicino che da “royal”.
Nel pomeriggio, è arrivata la replica del Presidente del Consiglio: «Non abbiamo attaccato Bruxelles né la Commissione ma vogliamo che l’Italia sia rispettata. Non è che ci facciamo intimorire da dichiarazioni ad effetto. Ho l’onore di guidare un grande Paese che ogni anno dà tanti soldi a Bruxelles e vuole che siano spesi bene», ha detto Renzi in un’intervista al Tg5. E ha aggiunto: «L’Italia ha fatto le riforme e quindi il tempo in cui si poteva telecomandare la linea da Bruxelles a Roma è finito».
Quindi, siamo non tanto a liti tra comari quanto a bisticci tra amanti che si sono appena abbandonati e che si accusano reciprocamente di tradimento. In serata alla celebre birreria di Bruxelles La Morte Subite si commentava così uno scambio di battute tanto acido da non esserci mai stato dall’inizio della UE a Sei nel 1958.
In primo luogo, Juncker non si sarebbe espresso con freddo agghiacciante livore se non avesse avuto il benestare dell’azionista di maggioranza relativa della UE, Frau Angela Merkel, e di molti altri. In breve, il Royal Baby avrebbe cassé les balles a trop de monde (rotto i cosi detti a troppi). Lo stesso Presidente della Francia, François Hollande, lo avrebbe scaricato. In breve, l’unico alleato vero sarebbe Alexis Tsipras, il qualche, però, nei consessi europei, conta quanto il due di coppe quando briscola è denari, anche perché si presenta sempre con un piatto in mano.
In secondo luogo, le richieste e i dossier italiani sono sempre più numerosi e controversi: flessibilità di politica di bilancio, bad bank, salvataggi di banchette in crisi, Ilva e via discorrendo. I dirigenti ed i funzionari che ci lavorano sono stanchi e stufi di essere additati come burocrati che devono chinar la schiena alla politica di uno dei 28 Paesi dell’UE. L’Italia, e il Royal Baby, rischiano sculacciate da eurocrati indispettiti per i modi più che per la sostanza.
In terzo luogo, Renzi viene visto come una “tigre di carta”. Soprattutto dopo che ha annunciato il trasferimento ad altra sede del Rappresentante Permanente dell’Italia presso la UE, l’ambasciatore Stefano Sannino, di fronte ad una levata di scudi di tutte le diplomazie si è dovuto rimangiare quanto detto.
Nel bisticcio, non so chi ha torto e chi ragione. Chi ci rimette è, senza dubbio, l’Italia.
16/01/2016

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