BAROCCO/ La riscoperta della scuola emiliana
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Il
cofanetto dedicato alla scuola emiliana
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Quando si pensa alla musica barocca italiana, si va immediatamente a due
scuole: quella veneziana e quella napoletana dimenticando che ci sono state
altre scuole, a volte meno diffuse nel resto d’Europa, ma non meno importanti.
Per anni, ad esempio, il Maestro Lorenzo Tozzi ha condotto un’indefessa
battaglia a favore del terso, limpido barocco romano che fu essenziale nella
formazione di Haendel, di cui si vedrà presto alla Scala un’opera-oratorio
‘romano’ Il Trionfo del Tempo sul Disinganno’, capolavoro in
repertorio da anni a Zurigo (ed altri teatri tedeschi) ma che in Italia si è
visto una diecina di anni fa alla Sagra Malatestiana).
La sua incessante tenacia ha portato alla riscoperta di compositori
come Giovanni Quagliati , cui abbiamo parlato su questa testata il 10 febbraio
scorso. E’ importante notare come l’Ottava Edizione del Roma Festival
Barocco, tenuta dal 29 ottobre al 20 dicembre 2015, ha presentato un ciclo di
quindici concerti che contemplano esecuzioni legate alla tradizione musicale
dei secoli XVI, XVII e XVIII. Un Festival che si sta aprendo a scuole ‘non
convenzionali’ del barocco (quest’anno un concerto è stato dedicato a quella
delle filippine) e che sta dando spazio alla scuola romana.
Ancora meno nota di quella della Capitale è quella che potremo
chiamare ‘scuola padana’ o scuola bolognese’ in quanto ha avuto il suo centro
nella città felsinea. Se ne è presa carico da alcuni anni la Cappella Musicale
di San Giacomo Maggiore, un piccolo gioiello di pittura barocca e
rinascimentale quasi prospiciente il Teatro Comunale, dove si offrono concerti
del barocco ‘padano’o ‘bolognese’.
La Dirige il Maestro Roberto Cascio. Meno terso di quello ‘romano’,
ha comunque una maggiore sobrietà rispetto a quello napoletano o veneziano
(anche a ragione dei minori mezzi a disposizione) e tratta principalmente di
temi spirituali (anche per la collocazione di Bologna quasi come grande città
di frontiera dello Stato della Chiesa).La Cappella ha trovato una propria cassa
di risonanza nella casa discografica Tactus , che, come mostra
il catalogo (www.tactus.it)
, si è specializzata su questi temi-
A fine 2015 la Tactus ha pubblicato un cofanetto
di quattro CD (DDD TC 650770) dedicato all’integrale ( di quanto giunto a noi)
di Ippolito Ghezzi, personaggio, da un lato, insolito nel barocco ma da un
altro tipico della scuola ‘padana’ o ‘bolognese’. Nato nel senese verso il
1650. Diventato agostiniano e percorsi tutti i gradi della carriera accademica
(sino al dottorato in teologia), seguì in parallelo studi musicali.
Il cofanetto contiene quattro oratori (tutti con soggetti tratti
dal Vecchio Testamento), a tre voci, mottetti o ‘ sacri dialoghi’ a due voci
e’lamentazioni’ in gran misura per la settimana santa ed una sola voce.
L’orchestra è ovviamente stringata, di 14 elementi compreso il concertatore
all’arciliuto. Non solamente, è una riscoperta interessante, ma mostra come con
la sua relativa asciuttezza, Ghezzi avesse compiuto parte del viaggio verso la
modernità della seconda meta del Settecento.
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