giovedì 24 maggio 2012

PETER GRIMES APPRODA ALLA SCALA in Il Velino 24 maggio

OPERA, PETER GRIMES APPRODA ALLA SCALA Milano - Il lavoro di Benjamin Britten in scena a Milano fino al 7 giugno. L’allestimento è curato da un team interamente britannico. Ottima la squadra degli interpreti ma la regia e l’impianto scenico lasciano perplessi Edizione completa Stampa l'articolo Milano - “Peter Grimes” di Benjamin Britten è un capolavoro assoluto del teatro in musica moderno. Ci sono voluti circa 70 anni perché il Teatro alla Scala ne producesse un’edizione di livello. Non che il pescatore dell’East Anglia non abbia mai attraccato l’ancora nella sala del Piermarini. Nel 1947, dopo i trionfi a Londra ed altrove, ci sono state tre repliche (in lingua italiana) curate da Tullio Serafin; nel 1976 e nel 1980 sono stati importati due spettacoli di ottima qualità rispettivamente dal Covent Garden, il primo, e dalla Los Angeles Opera e dalla Washington National Opera, il secondo. L’allestimento in scena a Milano sino al 7 giugno - e ci si augura venga ripreso da altri teatri italiani e stranieri - è curato da un team interamente britannico: regia di Richard Jones, scene e costumi di Stewart Laing, concertazione di Robin Ticciati e John Graham-Hall, Susan Gritton, Christopher Purves e Felicity Palmer nei ruoli principali. È bene che sia così perché “Peter Grimes”, tratto da una novella inglese del tardo ‘700, con un libretto di Montagu Slater e la musica di Britten, è “British” dall’inizio alla fine, nonostante rappresenti una rivoluzione che nel 1945 ha inciso profondamente sul teatro in musica della seconda metà del Novecento. La vicenda è nota. Nel 1830 o giù di lì, in un piccolo e gretto pettegolo borgo marinaro, il pescatore Peter Grimes è un “diverso” (Britten, ricordiamolo, era omosessuale, cattolico osservante e obiettore di coscienza durante la seconda guerra mondiale). Il suo mozzo muore in mare. Viene assolto dall’accusa di averlo ucciso, ma nel villaggio lo si considera pervertito e sadico. Soltanto la maestra (una vedova) gli dà fiducia e il pescatore spera di avere un futuro con lei. Avviene, però, un secondo incidente: un altro mozzo muore in circostanze difficili da spiegare. A Peter non resta che mettersi sulla propria barca e partire per sempre. Suicidandosi in mare. Mentre al borgo torna la calma perbenista. Questa scarna vicenda di solitudine e incomprensione è arricchita non solo da un testo stringato ed efficace ma da una partitura ricchissima: sei “interludi marini” separano le varie scene e la vocalità alterna declamato con ariosi di grande lirismo e concertati di spessore (sia a quattro voci femminili sia di tutta la compagnia) . Nell’opera Robin Ticciati concerta in modo esemplare. Tiene un ottimo equilibrio tra golfo mistico e palcoscenico. Da tempo non si ascoltavano sonorità di questo livello dall’orchestra della Scala sia negli interludi sia nelle parti strumentali solistiche. Ticciati ricrea l’atmosfera cura e salmastra del borgo marinaro e le tensioni sempre più acute tra il protagonista e (quasi tutti gli altri). Una lettura struggente e commovente che, specialmente nella seconda parte (il secondo ed il terzo atto sono stati eseguiti senza intervallo) ha affascinato il pubblico che è esploso in un’ovazione finale. Ottima la squadra degli interpreti. John Graham-Hall è un tenore camaleontico per l’abilità con cui riesce facilmente a passare da un registro ad un altro. Susan Gritton è un soprano drammatico di qualità. Sorprendente la vocalità di Felicity Palmer a 68 anni. Ottimo Christopher Purves. Buoni tutti gli altri. La regia e l’impianto scenico lasciano però perplessi. In primo luogo, l’azione è spostata dal 1830 ai giorni nostri. Spesso tali “attualizzazioni” sono utili a meglio dare l’afflato universale del lavoro. È difficile, però, oltre che poco politically correct, comprendere il dramma del “diverso” ai tempi nostri e l’odio di tutto il borgo nei suoi confronti. Inoltre, la scena - che utilizza abilmente la tecnologia della Scala - pone l’azione non tra le scogliere ed il grigio mare dell’East Anglia ma in una periferia a metà tra Corviale e Cinisello Balsamo, dove appare quanto meno inconsueto lavorare alle reti per la pesca. (ilVelino/AGV) (Hans Sachs) 24 Maggio 2012 10:44

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