giovedì 3 maggio 2012
Allo studio eurobond solo per Roma e Madrid in Avvenire 4 maggio
progetto Allo studio eurobond solo per Roma e Madrid
DI GIUSEPPE PENNISI
L a crisi debitoria della Spagna ripropone il problema di come risolvere il nodo del debito di alcuni Stati della zona euro senza tentare di volta in volta di chiudere questo o quel buco, in un clima di e-mergenza. 'Socializzando' parte dello stock di debito pubblico si abbasserebbe il costo di rinnovo dei titoli per gli Stati ritenuti maggiormente a rischio, a torto od a ragione, da parte dei mercati internazionali. Tornano sul tappeto proposte per l’emissione da parte della Banca centrale europea di eurobond con cui sostituire gradualmente parte dei titoli di Stato nazionali. Le tre proposte sul tappeto escludono Grecia, Irlanda e Portogallo dai beneficiari degli eurobond perché i loro titoli sono classificati «junk» («spazzatura ») dalle agenzie di rating. Spagna e Italia sarebbero, quindi, gli Stati che trarrebbero eventualmente maggior vantaggi dalla loro attuazione. Dovrebbero mettere in atto anche strumenti nazionali (come il fondo «taglia debito» in merito al quale sono in discussione un dozzina di proposte). Non possiamo aspettarci che una manna europea cada dal Cielo per risolvere i problemi che ci siamo creati con le nostre mani. Gli eurobond saranno proba¬bilmente in discussione al vertice dei Capi di Stato e di Governo dell’Ue in giugno. Il 5 giugno, al Cnel, verranno passate in rassegna varie proposte tecniche presentate negli ultimi mesi per ridurre il fardello del debito pubblico italiano ed il freno che esso comporta per la crescita.
Le nuove proposte prendono in gran misura il via dal progetto 'stability bonds' presentato circa un anno e mezzo fa in un 'Libro Verde' della Commissione Europea. Nel documento venivano delineate numerose variazioni. L’alternativa più prudente prevedeva emissioni congiunte di nuove obbligazioni con garanzie parziali di ciascun emittente, che resterebbe comunque respon¬sabile per lo stock in essere. Quindi la trasformazione da debito nazio¬nale a debito europeo sarebbe stata molto graduale con almeno due tipologie coesistenti.
La più ambiziosa delle tre proposte formulate all’inizio di aprile è stata predisposta dal Centro Studi di Bruxelles Bruegel. Il debito pubblico verrebbe diverso in due aree: titoli 'blue' e titoli 'rossi'. I titoli 'blu' (al di sotto del 60% del Pil di ciascun Stato della zona euro) verrebbero gradualmente socializzati mentre quelli 'rossi' resterebbero responsabilità dei ministeri dell’E¬conomia. In pratica, la fascia 'blu' diventerebbe pari a 5.500 miliardi di euro; ciò creerebbe un vasto merca¬to europeo di titoli di Stato affidabi¬li. Potrebbe essere, però, un boomerang: i titoli 'rossi' verrebbero con¬siderati tossici e tali da infettare chi li detiene, mandando i tassi d’interesse di questi ultimi alle stelle. Più moderato il programma delineato dal servizio studi della Rabobank olandese: un programma quadriennale per finanziare essenzialmente Italia e Spagna con titolo biennali garantiti dall’insieme dell’eurozona; è prudente, forse troppo, ma consente un alleggerimento della posizione degli istituti finanziari (degli Stati maggiormente interessati dando loro attivi sicuri e solidi) e se necessario può essere esteso a titoli quinquennali e decennali ed avere una maggiore durata di applicazione. In¬fine, il Comitato dei consiglieri economici del Cancelliere tedesco uti¬lizzerebbe gli eurobond per sosti¬tuire i debiti che eccedono il 60% del Pil – un mercato di 2.300 milioni di euro – secondo uno schema venticinquennale.
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A Bruxelles si lavora su diverse ipotesi di titoli di debito europei Per averli servirebbe un rating superiore al livello «spazzatura»
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