Perugia, Basilica di San Pietro , 11 Settembre
Il tema della 66sima Sagra Musicale Umbra è “Dal Vecchio al Nuovo Mondo” , ossia l’interazione musicale tra l’Europa e le America. La Sagra è dedicata al centenario della nascita di Francesco Siciliani che, per cinquant’anni ne è stato il direttore artistico e l’animatore e che ha avuto un ruolo essenziale nel portare in Italia Leonard Bernstein e la sua musica ed a fare conoscere la ricchezza musicale del Nuovo Continente. In questo spirito , in uno dei concerti iniziali, sono stati giustapposti Bernstein e Fauré facendo perno su complessi e solisti italiani e britannici. I lavori di Bernstein e Fauré hanno un tema che li accomuna: la riflessione sullo splendore dell’Alto, e la morte vista non come una fine ma come un luminoso principio. Lo si avverte chiaramente nel Requiem di Fauré (presentato forse per la prima volta in Italia) nella sua versione originale (prima che venisse esteso e rimaneggiato dai suoi allievi) dove alle tenebre drammatiche del re minore iniziale viene giustapposto il serafico re maggiore finale. Le tre meditazioni di Bernstein si distanziano dalla grandiosità della “Messa” del 1971 , concepite per Mistilav Rostropvich nel 1977 mettono in rilievo non la perdita della Fede del celebrante (tema dell’opera di sei anni prima) ma la fratellanza umana che, quale che sia le religione di ciascun, trova una sua unità nella trascendenza.
Higgingbotton è un noto direttore d’orchestra, specialista non solo di direzione di cori ma anche di musica francese. Il New College Choir è un’istituzione nata nel lontano 1379 e cresciuta grazie a ferrea disciplina e virtuosismo nel vocalizzo; i suoi giovani, da bambini ad adolescenti, hanno fatto più di una tournée che li ha apportati in Italia e si sono fusi perfettamente con la “Camerata” di Prato, un complesso da camera allargato da dimensioni quasi di orchestra sinfonica e con le Tetrakis percussioni.
Due aspetti di rilievo: l’abilità con cui il coro (che la sera precedente aveva eseguito un concerto interamente in inglese) ha scandito con perfezione l’antico ebraico dei “salmi” di Bernstein ed il latino del “requiem” di Fauré. La maestria con cui il ventiquattrenne violoncellista Alberto Casadei ha trattato una composizione ardita concepita (come si è detto) per Rostropvich; non poteva mancare un bis.
Basilica stracolma. Ovazioni al termine del concerto.
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