Alla Scala Il cavaliere si veste di melanconia di Giuseppe Pennisi
Der Rosenkavalier è la più importante commedia in musica del Novecento. L'allestimento co-prodotto dalla Scala, dove è in scena fino al 20 ottobre con i teatri dell'opera di Madrid e Parigi, si basa su una regia di Herbert Wernicke del 1995 (ripresa da Alejandro Stadler) in cui l'azione viene presentata in un contesto atemporale tramite un gioco di specchi e si accentua la melanconia per la fine di un'epoca (oltre che della giovinezza dei tre protagonisti).
L'opera si svolge in un Settecento volutamente falso (il valzer non era stato inventato; la cerimonia dell'annuncio di un fidanzamento tramite una rosa d'argento portata da un paggio non è mai esistita). Si intrecciano due temi: il passaggio del tempo e la tolleranza. La trentatreenne Principessa Marescialla Maria Teresa cede il proprio diciassettenne amante Octavian alla quindicenne Sofia, figlia di un borghese arricchito, Faninal, e destinata in sposa al quarantenne, spiantato, Barone Ochs (cugino della Principessa). La trama si dipana per oltre quattro ore (compresi i due intervalli) con scoppiettanti colpi di scena, senza che mai l'attenzione cali. Il poco più che trentenne Philippe Jordan alla guida dell'orchestra dilata tempi dilatati e i quattro protagonisti si rivelano molto talentuosi (Anne Schwanewilms, Joyce DiDonato, Jane Archibald, Peter Rose) così come i numerosi interpreti secondari, tra cui spicca Marcelo Alvarez nel breve ma difficile ruolo del tenore italiano. (riproduzione riservata)
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