I LIBRI DEI MINISTRI- SAVERIO ROMANO
CRESCERE IN TEMPO DI MONETA UNICA
Giuseppe Pennisi
Il Ministro delle Politiche, Alimentari e Forestali, Saverio Romano segue le vicende dell’eurozona più di altri colleghi a capo di dicasteri considerati, a torto od a ragione, tecnici. Da un canto, è uomo di vasti interessi. Da un altro, l’avvenire dell’area dell’euro ha implicazioni tentacolari per la politica agricola comune e la constituency del Ministero, dalla Coldiretti alla Confagricoltura, si agita (ed il Ministro non può non tenerne conto).
Guarda con positiva responsabilità al presente ed al futuro. Quindi ha letto con piacere il saggio di Dale E. Jorgenson della Università di Harvard e Khuong M. Vu del Lee Kuan You School of Public Policy di Singapore “Potential Growth of World Economy” appena apparso sul “Journal of Policy Modelling”. Un lavoro non necessariamente ottimista ma molto responsabile: dopo aver analizzato le fonti della crescita economica per l’economia mondiale, sette regioni e 14 tra i principali Paesi tra il 1989 ed il 2004, delinea le prospettive per il 2009-2019: uno sviluppo ed una produttività del lavoro più contenuti ma non raso terra. In questo contesto, i nodi dell’eurozona (pur se non rientrano necessariamente nelle tematiche sue) sono superabili.
Sempre aumenti l’efficienza di tutti. Ha per la mani un altro lavoro, ancora inedito, della Università di Harvard: cinque delle migliori “teste d’uovo” del pensiero economico americano (ah, ce ne vorrebbero in Italia!) hanno utilizzato un campione di 42.337 imprese in 49 Paesi per studiare il nesso tra profittabilità d’imprese ed efficienza della macchina pubblica. Dove l’apparato pubblico è più efficiente, anche le imprese lavorano e rendono meglio. Lo sappiano a Bruxelles; in Italia si è alle prese non solo con una macchina vetusta (che il collega della Funzione Pubblica ed Innovazione sta tentando di modernizzare) ma anche con poteri impropri che invece di sveltire le loro macchine (le statistiche europee dimostrano che la lentocrazia affligge la magistratura in Italia più che altrove) fanno perdere tempo a chi cerca di fare responsabilmente il bene comune. Di questo , la Bce dovrebbe scrivere lettere su lettere.
In questo quadro, non bisogna prendere sul serio la proposta dell’economista africano Oscar Kuikeo , il quale , forse per farsi un nome, alla vigilia dell’ultimo euro vertice è riuscito a far pubblicare sulla più vasta e più autorevole rete telematica di economia, finanza, diritto e quant’altro- il Social Science Research Network- un dotto studio in cui preconizza la fine della moneta unica e propone che la trentina di Stati del continente nero le cui valute hanno un cambio fisso con l’euro se ne distacchino – e basino le loro valute, invece, su un paniere di monete e sui corsi di prodotti di base. Forse ci guadagnerebbero le materie prime agricole ma si tratta di catastrofismo bello e buono.
Piuttosto ora che ci abbiamo mandato Mario Draghi, la Banca centrale europea cambi rotta ed alimenti la crescita: lo dicono non solo bocconiani come Guido Tabellini ma anche il trinariciuto e spesso poco responsabile Centre for European Policy Studies nel Policy Paper n. 251 dell’anno (di Grazia) in corso.
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