giovedì 13 ottobre 2011

I LIBRI DEI MINISTRI- GIULIO TREMONTI
LA FINANZA ITALIANA VISTA DALL’ESTERO
Giuseppe Pennisi
Secondo Svetonio, prima delle battaglie importanti, Giulio Cesare passava le notti a leggere (ed a scrivere) . Oggi 14 ottobre, alla Camera si vota la fiducia. Quale che sarà l’esito, le vicende degli ultimi giorni gettano una luce poco favorevole sia sull’attuazione della manovra di Ferragosto (nella veste definitivamente approvata) sia sul programma di crescita. Giulio Cesare si sarebbe rivolto agli aùguri. Non il Ministro, il quale si ritempra con saggi di economia.
Ha appena ricevuto e letto il testo, ancora in corso di pubblicazione, di Georg Erber dell’Istituto tedesco di ricerca economica, il noto DIW di Berlino, nella versione in inglese intitolata “Italy’s Fiscal Crisis”. Erber (particolarmente ascoltato presso il Governo della Repubblica Federale) considera quella italiana “una delle economie più vulnerabili dell’area dell’euro”. Traccia le vicende della finanza pubblica italiana dagli Anni Novanta ad oggi, ponendo l’accento sulla crescita del debito pubblico in rapporto al prodotto interno lordo. Non da molto credito ai vari “piani di rientro” ed a “manovre” grandi e piccole ed afferma che la situazione da “fragile” è diventata “drammatica” in seguito alla crisi internazionale del 2007-2008. Descrive con dettaglio puntiglioso i declassamenti subiti dai nostri titoli di Stato (e non solo) dalle agenzie di rating. Amare le conclusioni: “l’Italia ha di fronte a sé un dilemma: come stimolare la crescita nel breve periodo e ridurre indebitamento e debito sino a rendere sostenibile la situazione della propria finanza pubblica. Anche se gli altri Stati della zona dell’euro si mobilitassero in massa, le prospettive future del Paese restano buie”. Non è certo un lavoro da portare a sonno sereno.
Non è neanche incoraggiante il lavoro di Gabriella Deborah Legrenzi e di Costas Mileas (ambedue di Brunei University) sulla sostenibilità del debito nei GIIPS (Grecia, Irlanda, Italia, Portogallo e Spagna) pubblicato dal CESifo di Monaco come Working Paper No. 3594. L’analisi è originale poiché analizza la sostenibilità o meno del debito sulla base di “soglie” variabili in base allo storia recente di ciascun Paese e/o del verificarsi di crisi finanziarie. Viene , quindi, scartata l’ipotesi, piuttosto grezza ma molto frequente, secondo cui il rapporto tra stock di debito e Pil non deve superare una determinata ed immutabile soglia. Secondo i calcoli presentati nel lavoro, però, la soglia ora applicabile all’Italia è uno stock di debito che non superi l’87% del Pil. Quindi, “è naturale che gli operatori internazionali siano preoccupati e chiedano elevati tassi d’interesse”.
Solo leggermente più ottimista Alberto Quadrio Curzio nel saggio pubblicato nel n. 254 di Moneta e Credito . Il lavoro contiene un’analisi sintetica della storia economica e si sofferma, in particolare, sull’evoluzione dell’unione monetaria da quando è scoppiata la crisi economica e finanziaria internazionale: una prima fase caratterizzata da resistenza diversificata (con un aumento dei disavanzi e del debito , principalmente per i salvataggi bancari) seguita da una di ricostruzione. Questa richiede, però, azioni per la crescita.

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