InScena
Affare Makropoulos, thriller in musica
di Giuseppe Pennisi
L'Affare Makropoulos di Leo Janácek, poco rappresentata in Italia fino a 20 anni fa, è oggi spesso sui palcoscenici italiani. Un nuovo allestimento è a Firenze fino al 2 novembre e una ripresa è già annunciata alla Fenice. In apparenza si tratta di un poliziesco alla Agatha Christie: un processo che dura da più di cent'anni in cui si inserisce una bella e giovane Emilia Marty (ossia E.M), che tanto sa (e tanti documenti sa trovare) e cerca disperatamente un manoscritto in greco.
Nel manoscritto (la «cosa» Makropoulos, traducendo letteralmente dall'originale moravo) c'è la formula di una ricetta di lunga vita: E.M. ha già 337 anni (in tre secoli ha sempre mantenuto le iniziali pur cambiando nome) e gli effetti della pozione stanno per scadere. In sostanza, è, però, una riflessione filosofica-religiosa sul senso della vita.
L'allestimento è curato, per la parte drammaturgica, da William Friedkin (con l'apporto di Michael Curry per gli effetti speciali) e, per quella musicale, da Zubin Mehta. Fridkin e Curry sono più interessati al thriller che alla dimensione filosofico-religiosa. Efficaci l'impianto scenico e le proiezioni ma l'intervallo riduce la tensione: l'opera dura novanta minuti ed è spesso messa in scena senza interruzione. È la prima volta che Zubin Mehta concerta Makropoulos. Dirige con il braccio largo e dilatando i tempi. Dà a Janáceck una patina tardo-romantica e coglie solo in parte il complesso incastro di frammenti e cellule musicali caratteristico della scrittura del compositore. L'orchestra lo segue su questa strada, più facile per il pubblico rispetto a quelle, serrate, di altri concertatori. Angela Denoke ha trionfato, come accadde alla Scala nel 2009 e a Salisburgo la scorsa estate, in un ruolo, quello di E.M, in cui è quasi sempre in scena e deve passare dal chiacchierar cantando al declamato, fino al grande arioso finale in Do. Buono il resto del cast, in gran misura composto da attori e cantanti boemi e moravi avvezzi a interpretare frequentemente i rispettivi ruoli. (riproduzione riservata)
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento