Economia e Finanza
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FINANZA/ 2. Sarkozy festeggia e l’Italia fa un’altra "figuraccia" mondiale
Giuseppe Pennisi
martedì 5 aprile 2011
Nicolas Sarkozy durante il seminario di Nanchino (Foto Ansa)
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La stampa italiana ha trattato appena di sfuggita il recente “seminario” del G20 tenutosi a Nanchino: un breve articolo anodino nelle ultime pagine del più diffuso settimanale economico (si traeva l’impressione che si fosse trattato di turismo culturale); nulla negli altri due; neanche un cenno nei maggiori settimanali a carattere finanziario.
Grandi titoli invece nei quotidiani e periodici internazionali (ad esempio, l’International Herald Tribune) e di altri Paesi. Non solo quelli francesi, dove il Presidente Nicolas Sarkozy è stato mostrato, con il Segretario al Tesoro americano Tim Geithner e con gli esponenti di Gran Bretagna, Cina e Bric, come uno dei protagonisti del “seminario”- e aveva tutto l’interesse di mostrare “la granduer de la France” al colto e all’inclito della propria “Nation” (tematiche di questa natura sono di norma seguite da una fascia di popolazione ben istruita e a reddito medio alto). Il “seminario” è stato ampiamente trattato sulla stampa di tutto il mondo: ho di fronte a me l’ampio resoconto fattone dalla Cbs e da quotidiani come Market News, oltre che dal Wall Street Journal e Handlesblatt Anche China News, Himalaya News e Wesport News hanno dedicato servizi e commenti all’avvenimento.
Come spiegare la differente percezione degli organi di informazione italiana rispetto a quelli del resto del mondo? Indubbiamente, noi siamo alle prese con gli sbarchi a Lampedusa, le risse in Parlamento, il caso Ruby e tante altre notizie tali da destare maggiore attenzione. Ma anche all’estero, nella stessa Francia (dove si sono appena tenute le elezioni cantonali), hanno i loro problemi e ne stanno vedendo di cotte e di crude. La spiegazione si ha verosimilmente facendo ricorso a quel ramo del sapere economico chiamato “neuro-economia”, una disciplina a sé stante che cinque giorni la settimana pubblica due newsletter con abstracts di saggi di finanza (una newsletter) e di economia reale (l’altra).
In Italia si è consapevoli che a Nachino si è fatto un passo importante verso la riforma del sistema monetario internazionale, ma si è anche coscienti che si è rimasti fuori dalla “stanza giusta”- quella dove si negoziava l’intesa. Scatta, quindi, quella che chiamerei “la sindrome del Plaza”, dal nome dell’“accordo del Plaza” del 22 settembre 1985 sul riassetto dei cambi concluso tra i cinque “grandi” (Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna e Stati Uniti) in un albergo di New York, lasciando l’Italia (che pur dal 1975 aveva partecipato a tutti i supervertici della serie iniziata nel Castello di Rambouillet) fuori dalla porta, senza neanche informarla che ci fosse un appuntamento tra gli altri.
Ma cosa si è deciso a Nanchino? Non è stato redatto un nuovo trattato - non ce ne è esigenza, sotto il profilo formale -, ma su proposta francese (Parigi presiede questa tornata del G20), con il supporto degli Usa, della Germania, della Gran Bretagna e dei Bric (la stampa estera non dice se l’Italia abbia avuto una parte), è stato deciso che lo yuan o renminbi (ossia la moneta cinese) sarebbe entrata nel paniere (per ora composto da dollaro Usa, euro, yen e sterlina) sottostante i “diritti speciali di prelievo” (la moneta scritturale, ossia utilizzabile unicamente per le scritture contabili, che viene emessa dal Fondo monetario internazionale per fare fronte a crisi di liquidità). Una decisione apparentemente tecnica, ma carica di contenuto politico come le Colt dei cow boys del Far West.
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3 commenti:
Cosa ti aspetti da un paese con uan stampa ossessionata da culi e tette, governato da un elite di provinciali che probabilmente pensano che Nanchino sia.... un aperitivo. Siamo irrilevanti.
Saluti dall'Asia
grazie continua a leggermi
grazie continua a leggermi
Patrik Pen
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