L’ECONOMIA NELL’ETA’ DELL’INCERTEZZA
Giuseppe Pennisi
In base alle nuove procedure per il coordinamento delle politiche economiche, entro il 15 Aprile l’Italia (ed il resto dell’eurozona) dovranno presentare simultaneamente i rispettivi programmi di stabilità e di riforme. E’ un’innovazione importante non solo al fine di promuovere la coerenza tra le leggi di bilancio e di riforma nell’intera eurozona ma anche e soprattutto per fare sì che crescita economica e stabilità finanziaria siano un effettivo binomio. L’innovazione ha anche l’obiettivo di dare un maggior grado di affidabilità alle stime di tutti gli operatori economici e finanziari; a partire dal “semestre europeo” 2011 (questo il nome delle sessioni di bilancio e di riforma parallele e convergenti nei 17 Stati dell’eurozona) ci dovrebbero essere scollamenti sempre minori tra gli obiettivi e gli strumenti di ciascun Stato nel forgiare la propria politica economica poiché tutte si dovrebbero basare sia su indirizzi comuni definiti all’interno dell’Eurogruppo sia su un quadro di riferimento condiviso dell’economia mondiale ed europea.
Tuttavia, proprio “il semestre europeo” 2011 è in corso all’insegna dell’incertezza. Da un canto, come rilevato al G20 dei Ministri economici e finanziari tenuto in febbraio, lo “sfasamento” tra i tassi di crescita tra i Paesi “emergenti” (sostenuto), nord-americani (buono) ed europei (lento, in alcuni casi addirittura rasoterra, con l’eccezione di quello della Germania e dell’area ad essa più vicina) è un elemento che di per se stesso innesca incertezza sul futuro dell’economia mondiale. Da un altro, il forte aumento dei corsi delle materie prime e ancora di più la sua volatilità, rendono difficili previsioni pure di aggregati, come l’andamento del Pil e dell’inflazione, di norma facilmente stimabili con strumentazioni econometriche anche relativamente semplici. Da un altro, in un ambito molto più vicino a noi, la rapida, e per molti aspetti improvvisa, l’evoluzione politica nella sponda inferiore ed orientale del Mediterraneo rende particolarmente arduo delineare il contesto delle politiche economiche dell’Eurogruppo e dei singoli Stati della zona anche soltanto per l’ arco dei prossimi mesi.
Quindi, proprio mentre il “semestre europeo” ha lo scopo di far sì che le politiche economiche vengano formulate ed attuate in un quadro noto e prevedibile (per tutti gli interessati), si è costretti a navigare a vista. In nebbie, quelle dell’incertezza, molto più spesse e molto differenti rispetto a quelle del rischio (che possono essere in gran parte scrutate facendo uso del calcolo delle probabilità) poiché , mentre il rischio riguarda gli andamenti di una o più variabili, l’incertezza attiene al cambiamento inatteso dell’intera situazione.
Ciò ha profonde implicazioni tecniche e politiche. Da un lato, le politiche economiche in un contesto d’incertezza richiedono l’analisi di opzioni reali per ampliare, ridurre o comunque modificare tempestivamente programmi e misure. Non mancano metodologie e tecniche per farlo. Sono state codificate circa una ventina di anni fa per gli investimenti e gradualmente estese alla politiche. Anche in Italia sono state sperimentate in progetti di ricerca condotti (nel 2001-2006) dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, dal Ministero delle Comunicazioni e dalla Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione. Non tutti gli Stati dell’Eurogruppo dispongono, però, dei dati di base per applicarla; in Italia, la sperimentazione si è di fatto interrotta poiché alcuni elementi statistici di base erano diventati obsoleti.
Da un altro, ove superato lo scoglio tecnico, resta quello politico. I metodi, le tecniche e le procedure per formulare e valutare azioni economiche in condizioni d’incertezza sono unicamente un sopporto a decisioni spedite da parte di Governi e Parlamenti. Quanti Stati dell’Eurogruppo hanno Costituzioni e procedure che lo consentono? E’ questa una determinante dell’andamento sconfortante della crescita in gran parte d’Europa?
Giuseppe Pennisi è consigliere del Cnel e docente all’Università Europea di Roma ed alla Unilink.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento