La passione greca e le relazioni pericolose
Una "prima" italiana e una mondiale vanno in scena a Palermo e a Milano
Secondo una tradizione centenaria, tra Pasqua e Pentecoste i teatri tedeschi mettono in scena “Parsifal”, sacra rappresentazione scenica in tre atti. Così la definì il suo autore, Richard Wagner, il quale, in omaggio al contenuto religioso del lavoro, chiese che venisse rappresentata unicamente nella sala da lui concepita a Bayreuth. In Italia, l’usanza di abbinare al periodo tra Pasqua e Pentecoste teatro in musica a carattere religioso (per esempio il “Mosè in Egitto” di Gioacchino Rossini) si è gradualmente spenta durante l’Ottocento. Il Risorgimento e la “questione romana” hanno dimenticato definitivamente questa prassi. Si organizzano “Festival di Pasqua” grandi e piccoli ma ciò non influisce sui programmi dei teatri.
Nel periodo pasqual pentacostale, agli antipodi della penisola (a Milano e a Palermo), vanno in scena una “prima” mondiale e una “prima” italiana di due lavori diametralmente opposti. La “prima” mondiale, commissionata dalla Scala in coproduzione con il Festival di Vienna, l’English National Theatre di Londra e l’Opera di Amsterdam, è “Quartett” di Luca Francesconi, tratta da un dramma di Heiner Müller, basato a sua volta su un capolavoro della letteratura libertina, “Les Liasons Dangereuses” di Chaderlos de Laclos. La “prima” italiana è “The Greek Passion” di Bohuslav Martinů, tratta dal romanzo di Nikos Kazantzakis “Cristo nuovamente crocefisso”. Entrambi i testi hanno avuto una trasposizione cinematografica di successo che ha reso noti i loro contenuti al grande pubblico. A Chaderlos si sono ispirati Vadim, Frears, Forman e Kumble; la riduzione drammatica di Müller è l’unica versione scenica (risale al 1982) che abbia lasciato un segno. Non ne hanno lasciato alcuno due opere liriche recenti, quella dell’americano Conrad Susa e del belga Piet Swets.
Prima di diventare un’opera, il romanzo di Kazantzakis ha ispirato uno dei più noti film di Jules Dassin (premiato a Cannes e uscito in Italia con il titolo Colui che Deve Morire). Con un cast di livello ( Melina Mercouri, Maurice Ronet, Jean Servais, Roger Hanin, Pierre Vaneck, René Lefevre), torna ancora in televisione.
Nelle loro trasposizioni nel teatro in musica, i due lavori non potrebbero essere più differenti. Mentre, come molta letteratura libertina, “Les Liasons Dangereuses” (adorato da Maria Antonietta) ha un contenuto libertario ma etico (la punizione dei due amorali protagonisti), “Quartet” è un’ora e venti minuti (13 scene) di un’avvilupparsi erotico dei protagonisti sino alla reciproca distruzione. Richiede due sole voci (e quattro attori), ma ben due orchestre e un complesso impianto elettro acustico e informatico. Non siamo nella dodecafonia alla Darmstad ma nella contemporaneità dell’Ircam (il centro di ricerca di musica elettronica creato da Pierre Boulez). Per mera coincidenza, da aprile a giugno si svolge in 40 città italiana la quarta edizione del Festival “Suona Francese”, 160 concerti in gran misura di matrice Ircam.
Tutt’altra musica quella del cèco, naturalizzato americano, Bohuslav Martinů (1890-1959). “The Greek Passion” (il cui libretto in inglese è dello stesso compositore) è un’opera in quattro atti di una durata complessiva di circa due ore ed un quarto. La trama si sviluppa linearmente. Una Sacra Rappresentazione della Passione si svolge, ogni anno, a Likovrissi, tra i monti dell'Anatolia occupata dai turchi. La maturazione interiore di un pastore, Manolios, chiamato a interpretare Gesù nella Rappresentazione, poco a poco lo trascina a cambiare vita sino a morire sacrificandosi per gli altri. E’ lavoro fortemente religioso anche se critico nei confronti delle gerarchie e per questo appassionò un non credente come Jules Dassin. La scrittura orchestrale e vocale (il coro ha un ruolo importante) è tonale, orecchiabile e caratterizzata da un forte contrappunto di stampo neobarocco e di richiami sia alla musica nazionale greca che all’impressionismo francese.
© - FOGLIO QUOTIDIANO
di Giuseppe Pennisi
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