InScena
Quartett con freddezza svela la miseria umana Giuseppe Pennisi
di Giuseppe Pennisi
Con Quartett di Luca Francesconi, in scena a Milano fino al 7 maggio, La Scala si pone di nuovo al centro della grande innovazione europea. Il teatro e la città hanno commissionato un progetto che si pone come ponte tra la dodecafonia di Darmstad e l'elettroacustica dell'Ircam, il centro creato e animato da Pierre Boulez.
Il lavoro (un atto unico di 80 minuti) è stato accolto, la sera della prima, con sole tre chiamate dal pubblico del Piermarini e questo è segno della scarsa dimestichezza degli ascoltatori italiani con la musica contemporanea, nonostante Quartett non manchi di momenti melodici quali arie e duetti e di richiami alle convenzioni operistiche tradizionali. Il libretto in inglese, tratto da un noto dramma degli anni Ottanta di Heiner Müller e basato a sua volta sul romanzo epistolare settecentesco Les liaisons dangereuses di Chaderlos de Laclos, è ispirato a un nichilismo lugubre (dove anche il sesso è privo di eros e prepara alla putrefazione finale) che rispecchia il 1982 forse più di questo primo scorcio di XXI secolo. In un salotto-bunker dopo un'ipotetica Terza guerra mondiale, i due protagonisti si autodistruggono in un'escalation di seduzioni e di sadismo intriso dei loro ricordi di gioventù. Sul palcoscenico sono ottimi sia Allison Cook sia Robin Adams. La musica si dispiega tra due orchestre (una in buca, dirige Susanna Mälkki, e una in scena, guidata da Jean-Michel Lavoie) e un impianto elettroacustico che avvolgono il pubblico verso un finale senza illusioni o speranze per l'umanità.(riproduzione riservata)
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento