AND THE PAPER IS...
PERCHE' E' INUTILE FASCIARSI LA TESTA PER GLI "SQUILIBRI GLOBALI"
Dobbiamo smettere di fasciarci la testa sugli squilibri mondiali dell'economia e organizzare novene perché il Cielo li riduca (gli uomini infatti, come dimostra il G20 di questo fine settimana, si stanno agitando a questo riguardo ma senza grande esito). E' questo, in sintesi, l'ammonimento di Manoj Pradhan di Morgan Stanley e Alan M. Taylor della University of California nel saggio "Current Accounts and Global Adjustment: The Long and the Short of it", contenuto nell'ultimo fascicolo del "Journal of Applied Corporate Finance".
Lo studio analizza gli "squilibri" delle bilance dei pagamenti negli ultimi 150 anni, soffermandosi in particolare sulla fase di globalizzazione tra il 1870 e il 1914, quando furono molto più forti di quelli degli ultimi trent'anni (in rapporto al pil mondiale). Allora tali squilibri sono stati la leva principale dello sviluppo di tutti quei paesi nei quali venne convogliato il risparmio europeo in eccedenza. Oggi gli stessi promuovono lo sviluppo dell'Asia e dell'America Latina. Non solo: secondo Pradhan e Taylor, gli squilibri si stanno gradualmente risolvendo. Un avvertimento ai colbertiani di tutto il mondo: cercare di incidere sui flussi di capitale con controlli fa male, specialmente a chi i controlli li mette. (Giuseppe Pennisi)
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