domenica 3 aprile 2011

CONTRO I TAGLI BOOM DELLA LIRICA LOW COST Avvenire 3 aprile

CONTRO I TAGLI BOOM DELLA LIRICA LOW COST
Giuseppe Pennisi
Il turista che arriva a Roma crede,a torto o a ragione, di potere gustare una bella opera nella Patria del melodramma. Al Teatro dell’Opera è in scena, in effetti, un’opera al mese per sei-sette repliche per ciascun titolo; terminate quelle di Nabucco il 24 marzo, si riprende il 12 aprile con il mozartiano Ratto dal Serraglio in scena sino al 19 del mese in corso. Simile la situazione in molti altri teatri: il San Carlo ha in programma meno di una mezza dozzina di titoli per tutto il 2011. Nel 2009, ultimo esercizio per il quale si dispone di bilanci consuntivi certificati, i teatri delle 13 fondazioni liriche italiani (ossia le “major” del settore) hanno messo in scena in media 77 recite d’opera ciascuno (dalle 125 della Scala alle 25 del San Carlo) contro, per esempio, le 226 recite della Staatsoper di Vienna, le 225 del Metropolitan di New York, le 203 dell’Opernhaus di Zurigo, le 184 dell’Opéra di Parigi, le 177 della Bayerische Staatsoper di Monaco o le 161 della Royal Opera House di Londra. Ciò nonostante, dal 2001 al 2009 le 13 fondazioni hanno accumulato perdite d’esercizio per oltre 216 milioni di euro e i debiti hanno raggiunto i 282 milioni di euro. Nello stesso periodo il totale dei contributi pubblici (FUS più enti territoriali) è passato da 332 a 344.7 milioni di euro; i privati hanno contribuito con una media di 42.5 milioni di euro l’anno; gli incassi da botteghino hanno raggiunto gli 84.5 milioni di euro (nel 2001 erano 72.2 milioni di euro). Al contempo, i costi totali di produzione hanno raggiunto l’iperbolica cifra di 528.4 milioni di euro, trainati dall’incremento del costo del personale passato da 280.5 a 316.6 milioni di euro. I costi, quindi, sono il nodo centrale.

Quasi nascosto nei vicoli che da Piazza della Pigna portano al Collegio Romano, in via Santo Stefano del Cacco, c’è un teatrino di 150 posti, quasi sempre pieno: il Piccolo Lirico. Dal lontano Giappone si è mosso addirittura Suguru Agata, segretario generale del Japan Electronic Keyboard Society per visionare di persona due spettacoli, Tosca e Madama Butterfly. Agatai ha inserito il Piccolo Lirico tra i teatri di ricerca e sperimentazione sull'opera lirica censiti dall' “Open Research Center Project” dell'università della Musica di Showa. Agata è rimasto colpito dal fatto che mentre in Giappone, pur sempre impero di alta tecnologia, i concerti e le arie (non risultano le opere intere), sono eseguite con l’accompagnamento di un unico strumento elettronico, l'electone (strumento a due tastiere sovrapposte) mischiato a qualche strumento convenzionale, al Piccolo Lirico si mettono in scena opere intere con quattro tastiere separate per riprodurre tutti i suoni di un’orchestra di 60 elementi guidati da Elisabetta Del Buono, maestro concertatore e direttore d’orchestra. Da quest'anno l’uscita dei suoni corrisponde alla posizione dei singoli strumenti riprodotti dai pianisti “esecutori dei sistemi midi” quindi con una resa più fedele possibile e perfezionabile.
L’allestimento di Tosca in scena sino al 12 giugno (regia di Rossana Siclari) ha superato il capo delle 550 repliche; viene aggiornato ogni anno , E’in bilico fra tradizione e sperimentazione. Non ci si aspetti di andare alla Scala: opere e drammi in musica vengono ridotti eliminando scene di massa e comprimari, lo spettacolo dura 90 minuti intervallo compreso ed inizia alle 20 per dare modo di andare a cena nei tanti ristoranti dei dintorni, i cantanti sono giovani (vi hanno debuttato la ora notissima a livello internazionale Amarilli Nizza, nonché le sorelle Giorgia e Raffaella Milanesi e per 400 repliche Cavaradossi è stato Alberto Profeta, ora di casa al “Verdi” di Trieste ed alla “Fenice” di Venezia e tra breve al Massimo di Palermo in un ruolo importante alla prima italiana di “Greek Passion” di Bohuslav Martinù) Di forte impatto le scenografie virtuali (ossia computerizzate) di Gianna Volpi: in Butterfly mostrano la storia della pittura giapponese da Tawara Sotatsu all'avanguardia, in Tosca la Roma dei tempi “che Pinelli immortalò”, con interventi cinematografici (l’ingresso di Angelotti in Sant’Andrea della Valle, un “Te Deum” da colossal hollywoodiano, la corsa in carrozza di Tosca da Palazzo Farnese a Castel Sant’Angelo). Il costo per rappresentazione (incluso l’ammortamento della strumentazione elettro-acustica) si aggira sui 3000 euro per serata. Il Piccolo Lirico non riceve alcuna sovvenzione; si regge sulla biglietteria e fa marketing tramite i social networks.
Non si gridi allo scandalo: nel Seicento e nel Settecento, le opere veniva riadattate a seconda delle disponibilità dei teatri . Nel secondo dopoguerra, Benjamin Britten ridusse in due atti il suo grand-opéra “Billy Budd” riducendone l’orchestrazione da 60 elementi a due pianisti.

Nessun commento: