Il Barbiere prende forza dal giovane direttore di Giuseppe Pennisi
Il Barbiere di Siviglia in scena a Parma vanta un allestimento curato dal regista Stefano Vizioli, lo scenografo Francesco Calcagnini e il costumista Annemarie Heinrich. Lo spettacolo non è nuovo in Italia e, nonostante sia elegante, è forse troppo tradizionale. Nonostante ciò l'allestimento è valido prima di tutto grazie alla concertazione di Andrea Battistoni.
Il direttore ha 24 anni (come Rossini quando compose l'opera) e non viene dalla nidiata degli allievi di Muti oggi ascoltabili in tutti i teatri d'Italia. Il maestro concertatore ha studiato con Zoltan Szabò e Mickael Flancksman, dirige già in grandi teatri europei e sarà alla Scala per Nozze di Figaro. Il suo Barbiere è integrale (dura oltre tre ore), fresco e sensuale (come è d'obbligo per un ventenne). La sua bacchetta dilata alcuni tempi e l'orchestra (anche se di pochi elementi) non è soltanto di supporto all'azione e alle voci ma è vera protagonista di una vera commedia psicologica di amori giovanili e non la solita farsa moraleggiante. Inoltre, si ha modo di ascoltare la difficilissima aria Cessa di più resistere (reintrodotta, dopo due secoli, da Rockwell Blake e ora affrontata da pochissimi tenori). L'atletico Dmitry Korchak se la cava bene con una sfilza di «Do» che precedono un rondò. Di gran livello la giovane Ketevan Kemoklidze, la cui dizione italiana è migliorata non poco da quando cantò lo stesso ruolo (ma in un'edizione più innovativa) a Palermo lo scorso settembre. Gli altri, ossia Salsi, Furlanetto e Roman, sono veterani.
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