CLT - Musica, dall’Amazzonia a Palazzo Pamphilj il melting pot degli Uakti
Il gruppo brasiliano fonde classica e musica tradizionale brasiliana, utilizzando strumenti costruiti con pentole materiali della foresta tropicale
Roma, 11 apr (Il Velino) - È quanto meno curioso vedere uno dei più noti complessi di musica latino americana, lo Uakti, esibirsi nel salone di uno dei più bei palazzi della Roma barocca: Palazzo Pamphilij, sede dell’Ambasciata del Brasile. Eppure con un loro concerto e una cena nella Galleria Pietro da Cortona, con affaccio su Piazza Navona, è stato inaugurato un programma di cultura brasiliana che durerà diversi mesi e spazierà dalla letteratura alle arti figurative. Lo Uakti è un gruppo musicale e strumentale composto da Marco Antônio Guimarães, Artur Andrés Ribeiro, Paulo Sérgio Santos, e Décio Ramos . Il nome viene da una leggenda secondo cui Uakti era una figura mitologica che viveva sulle sponde del Rio Negro con un corpo pieno di buchi attraverso i quali il vento passava producendo suoni che seducevano le donne della tribù. Ucciso dagli uomini perché rubava le loro donne, sulla sua tomba fiorirono arbusti da cui nacquero i flauti. Il gruppo è composto da seri professionisti che hanno lavorato nelle migliori orchestre sinfoniche brasiliane. Loro l’idea di fondere musica classica con musica tradizionale utilizzando strumenti costruiti con materiali della foresta tropicale nonché con pentole, marimbas, tamburi unitamente a strumenti usuali come il pianoforte e la viola da gamba. Hanno composto e eseguito le colonne sonore di vari film ed i loro dischi sono tra i più venduti in brasile. Rare tuttavia le loro presenze in Europa per concerti dal vivo.
Philip Glass si è interessato al loro modo di adattare e suonare e ha composto specificatamente per loro tre suite sui grandi fiumi del Brasile nonché un balletto. Un altro minimalista americano, Steve Reich, ha composto brani appositamente per il gruppo. Le tre suite, unitamente a musica tradizionale brasiliana, adattamenti da Bach e da Mozart e brevi partiture recenti di Heitor Villa Lobos, sono state il piatto forte del concerto. Sonorità interessanti, visto che quando si pensa alla musica brasiliana si corre quasi istintivamente con la mente alla samba e alle danze del carnevale. Tanto più che non solamente mostrano il mondo poco noto del minimalismo quasi calligrafico brasiliano, ma anche i nessi tra la musica brasiliana contemporanea e il primitivismo ancestrale con le radici lusitane del fado. Con un velo di malinconia - presentissimo, come c’è da aspettarsi nelle suite di Glass dedicate ai fiumi - presente anche nell’esplosione finale, quasi pirotecnica, del concerto: “Folia de Reis Magos” di Marco Antônio Guimarães, leader e animatore del complesso.
(Hans Sachs) 11 apr 2011 13:55
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