mercoledì 27 aprile 2011

*Chi ha paura dell’opa cattiva? Il Velino 27 aprile

ECO - *Chi ha paura dell’opa cattiva?

Roma, 27 apr (Il Velino) - L’annuncio dell’Opa di Laclatis nei confronti di Parmalat ha suscitato polemiche, più per il modo in cui è lanciata (alla vigilia del vertice bilaterale tra Parigi e Roma) che per i suoi contenuti ed aspetti. Questi, peraltro, non sono ancora noti. In particolare, mancano elementi importanti per formulare un giudizio, segnatamente se l’offerta è totalitaria o riguarda unicamente il controllo della maggioranza o poco di più e chi si accollerà e come verrà accollato l’indebitamento dell’azienda di Collecchio. Indubbiamente a molti non può non causare irritamento il fatto che un conglomerato di imprese, sostanzialmente al fallimento, risanato con drastici cambiamenti della normativa italiana (La Legge Marzano) ed in parte a carico dei contribuenti, diventi un boccone prelibato per una delle maggiori multinazionali di agro-alimentare con casa madre in Francia. Da un lato – come fanno molti commentatori – occorre riflettere su come l’apertura dell’economia italiana è sempre stata grimaldello di progresso e che siamo ogni anno pronti a cantare in coro geremiadi quanto i rapporti dell’agenzia specializzata dell’Onu ci rammenta che siamo tra gli ultimi in classifica in termini di investimenti diretti dall’estero
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Da un altro ancora, è doveroso lamentare che la suddivisione dei compiti tra Stato centrale e Regioni in seguito alla revisione del Titolo V della Costituzione introdotta nel 2001 ha la conseguenza di impedire chiari lineamenti di politica industriale per la Nazione e di favorire la riduzione delle dimensioni aziendali, proprio mentre l’integrazione economica internazionale dovrebbe indurre al loro ampliamento. Da un terzo, però, ci sono differenze marcate da come le industrie di Francia, ed ancora di più di Germania, hanno risposto all’integrazione europea ed internazionale.

Particolarmente importante la ristrutturazione della “catena del valore” (ossia come ci si organizza per aumentare il valore di ciò che si produce) avvenuta negli ultimi 20 anni (l’accordo Volkswagen in Germania e quello Peugeot in Francia possono essere preso come spartiacque): mentre Francia, Italia, Spagna ed altri scorporavano i servizi dal manifatturiero (tramite varie forme di outsourcing), in Francia ed Germania le imprese accentuavano l’integrazione dei servizi nel manifatturiero. Strategia che è risultata vincente ed ha permesso sia economia di scala sia internazionalizzazione di esternalità tecnologiche, mentre sovente l’outsourcing ha spesso portato i servizi scorporati nel labirinto poco efficiente della regolazione di competenza di enti locali. Tema su cui dovrebbe riflettere anche e soprattutto Confindustria.

(Giuseppe Pennisi) 27 apr 2011 20:

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