Il Festival di Sant’Efisio (molto venerato nell’area) si estende a Cagliari e dintorni dal 24 aprile al 22 giugno. Grandi orchestre (Filarmonica della Scala, Staatskappelle di Dresda), cameristica con esecutori di livello internazionale, concerti all’ora dell’aperitivo nei giorni festivi. Lo spettacolo più importante è “La leggenda della città invisibile di Kitež e della fanciulla Fevronija”, opera in quattro atti su libretto di Vladimir Bel’skij e musica di Nikolaj Rimskij-Korsakov per la regia del lituano Eimuntas Nekrosius. E’ realizzata in coproduzione con il Teatro Bolshoi di Mosca dove avrà 15 repliche in autunno prima di entrare in repertorio (5-8 repliche anno per i prossimi due lustri). E’ un interessante caso di globalizzazione del teatro in musica, soprattutto in quanto debutta a Cagliari (è al Lirico sino al 4 maggio) non a Mosca. Al Bolshoi le prime cinque repliche saranno quasi integrali, come a Cagliari, ma verranno effettuati tagli consistenti per l’edizione di repertorio e di tournée.
Penultima opera di Rimskij-Korsakov, La Leggenda è raramente rappresenta sia per la sua durata (circa quattro ore) sia per i suoi aspetti mistico-religiosi (venne modificata negli anni della Russia comunista) sia per la complessa azione scenica che, basata su leggende medioevali, porta lo spettatore dalle foreste a piccoli borghi, alla capitale, battaglie con gli invasori tartari, alla “sparizione” della città in fondo al lago, alla steppa desertica e ed infine al Paradiso per seguire la storia di una giovane fanciulla cresciuta nei boschi che, grazie alla Fede ed ai miracoli salva la Russia dalle invasioni barbariche.
Regia, scene e costumi sono affidati al lituano Eimuntas Nekrošius ed alla sua squadra. Risolvono brillantemente le difficoltà di messa in scena con una realizzazione stilizzata ed innovativa. Viene evocato un Medio-Evo visionario e stilizzato tramite numero limitato di elementi scenici che, con pochi tratti, danno il senso nei numerosi luoghi in cui si dipana la complicata vicenda. Numerosi i riferimenti al visivo della pittura nordica (non alle icone russe) con anche un omaggio a Piero della Francesca nei costumi degli aristocratici. L’allestimento, essenziale, è stato concepito per essere agevolmente trasferito da un palcoscenico all’altro (pensando quindi a lunghe tournée). Nonostante l’approccio ieratico (e statico) di molti momenti del lavoro, ogni occasione di movimento scenico viene colta; ne risulta un ritmo incalzante (nei limiti che ciò è possibile in un’opera fiabesco-religiosa) , nonché una vera e propria messe di invenzioni. La carica innovativa , però, è stata tale che alla prima il pubblico di Cagliari è rimasto stupito, ma un po’ freddo .
L’orchestra è guidata da Alexander Vedernikov , direttore musicale del Bolshoi, che legge la partitura più come una serie di otto grandi “tableaux” che come un mosaico. Tre le voci spicca la protagonista Tatiana Mogarova , un soprano lirico dalla linea melodica trasparente, a cui è affidato un ruolo terrificante per difficoltà vocali. Dei due tenori Mikhail Gusby, nelle vesti del malvagio traditore, vince hai punti su Vitaly Panfilov, il principe buono. un bari-tenore con difficoltà nei do e nei si e con un volume contenuto. Tra gli altri, troppo numerosi per ricordarli tutti, da notare il giovane Mikhail Kazarov nei panni del principe anziano: un basso profondo in grado di scendere, con agilità verso tonalità abissali. Meritano un plauso l’orchestra ed il coro guidato da Fulvio Fogliazza.
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