“Norma” era in scena a Bari quando il teatro si incendiò; le scene vennero distrutte; si trattava non di un impianto di maniera ma di grandi tele di un pittore di rango (Mario Schifano). Sono state riprodotte per questo allestimento non soltanto perché molto belle ma anche per sottolineare il nesso tra la “Norma” che chiuse una stagione del Petruzzelli e quella che ne inizia una nuova. L’allestimento è rigorosamente ne-classico: il mondo romano come poteva essere visto nel 1831 quando l’epoca napoleonica era terminata ma non lo era lo stile “impero”, ancora dominante nei salotti e nei palazzi. La regia è di Federico Tiezzi. Si distingue nettamente da altre edizioni recenti (ad esempio quella di Walter Pagliaro che a Catania, Palermo e Giappone ha portato una “Norma” stile “film storici” Anni 50 o quella di Massimo Gasparon che a Macerata ha trasferito la vicenda in un improbabile Tibet occupato dai cinesi). “E’ un allestimento efficace ed in cui si recita e si canta agevolmente”, ci dice Fabio Armiliato che, nelle vesti di Pollione, deve dare prova non solo di abilità vocali ma anche di grande presenza scenica.
L’attenzione è tuttavia puntata su Daniela Dessì, al debutto nel ruolo (una parte scritta per Giuditta Pasta e ritenuta di enormi difficoltà) dopo anni in cui ha cantato soprattutto musica del Novecento. La sera della prima, il 29 aprile, ha ricevuto sette minuti di applausi al termine dell’aria “Casta Diva”. “E’ un ritorno al futuro. Ho iniziato la mia carriera con il Settecento ed il “bel canto” ma ho voluto affrontare “Norma”, l’opera delle opere; solamente dopo avere raggiunto la piena maturità vocale e stilistica e dopo un lungo periodo di studio”. Su “Norma” aleggiano “fantasmi del passato” – grandi interpreti (oltre alla Pasta ed alla Malibran nell’Ottocento, la Callas, la Caballé e la Verrett in anni più vicini a noi) – che incutono quasi un timore reverenziale.”Norma ha momenti aulici e momenti intimi, collegati da recitativi che richiedono un fraseggio perfetto, anche perché gli spettatori seguano ogni parola del libretto. In quanto
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L’intrecccio ed il ruolo di Norma nel teatro in musica
Nella Gallia sotto il gioco romano, la sacerdotessa Norma, figlia del re Oroverso, ha avuto segretamente due figli dal suo amante, il condottiero Pollione. Quest’ultimo cerca di tradirla con la più giovane Adalgisa, a cui Norma rivela la propria vicenda con il romano. Quando Norma comprende che Pollione tenta di rapire Adalgisa dal tempio, chiama i Galli alla guerra e si autodenuncia: finisce, con Pollione, sul rogo.
L’opera è del 1831: pulsioni nazional- risorgimentali si fondono con l’intreccio passionale e con l’amicizia tra le due protagoniste femminili. “Norma”, il capolavoro di Bellini, è una delle tappe importanti per traghettare il teatro in musica verso il melodramma ottocentesco. E’ anche l’apoteosi del canto nella sua espressione sia lirica sia tragica. Ad un’orchestrazione semplice (quasi elementare) si giustappone una solennità statica ed un canto puro e lineare, caratterizzato da una ricca vena melodica tanto che lo stesso Richard Wagner la paragonò alla tragedia greca. Le difficoltà di esecuzione sono, quindi, principalmente vocali.
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