domenica 4 maggio 2008

IL NESSO RESPONSABILE TRA ECOLOGIA CATTOLICA ED ECONOMIA LIBERA Il Domencale 3 maggio

Il dibattito sull’ecologia – e sulle politiche ambientali “dirigiste” e “di mercato”- in corso sul “Dom” da alcuni mesi è stato arricchito, in questi ultimi giorni, da almeno due interventi importanti, provenienti direttamente dal Magistero della Chiesa. In primo luogo, la prolusione di S.S. Benedetto XVI all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il 18 aprile, incentrata sulla “promozione dei diritti umani come strategia più efficace per eliminare disuguaglianze tra Nazioni e gruppi sociali e per aumentare la sicurezza”. In secondo luogo, il discorso – il 16 aprile – del Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana Mons. Giuseppe Betori all’incontro dell’Editrice La Scuola di Brescia su “Educazione, Ecologia Umana ed Ecologia dell’Ambiente- una “lectura magistralis imperniata sul tema secondo cui “la vera ecologia consiste nel riconoscere il Creatore”- “la salvaguardia del creato esprime l’impegno morale della responsabilità dell’uomo che vuole e può risolvere la questione ecologica”. C’è, ovviamente, un nesso forte tra le parole del Papa e quelle di Mons. Betori: la responsabilità dell’uomo nella salvaguardia del creato è parte del più vasto impegno per la promozione dei diritti umani come chiave per la soluzione delle disuguaglianze e per il miglioramento della sicurezza”.
I due temi sono analizzati con acume in libretto, di poche pagine, ma denso di contenuti di Giampaolo Crepaldi (Segretario del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace) e di Paolo Togni (giurista che ha rivestito ruoli importanti al dicastero dell’ambiente e del territorio). Pubblicato a fine 2007, ma giunto in libreria soltanto all’inizio della primavera 2008, il volume ha avuto meno attenzione di quella che merita (anche a ragione di una certa discriminazione della grande distribuzione libraria nei confronti di piccole case editrici d’ispirazione cattolica). Riletto dopo la “lectio magistralis” di Mons. Bertone sembra esserne il sostrato concettuale. E’ distinto in due parti, differenti in contenuti (una teologica, l’altra giuridica), ma convergenti nelle indicazioni: dissodare l’anima prima di dissodare il bosco (secondo il precetto di Bernardo di Chiaravalle ricordato da Benedetto XVI nell’enciclica Spe Salvi). Ad una lettura economica, ma non economicistica, un capitolo particolarmente importante è il sesto in cui viene compiuta una rigorosa critica al “principio di precauzione” (alla base di molte politiche e normative che vorrebbero essere “ecologiste”); esso “non si fonda sul principio di responsabilità”. Non solo “blocca l’azione” (il partito dei “no” che ha portato a catastrofi come quella dei rifiuti in Campania), ma la trasforma “in una dimostrazione consequenzialista”. Non deve essere inteso – sostiene il saggio in armonia con il “Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa”- “come una regola bensì come orientamento volto a gestire situazioni d’incertezza”- E’ una distinzione significativa le cui implicazioni giuridiche e di politica legislativa vengono esaminate nella seconda parte del volume.
E’ importante come a conclusioni analoghe siano arrivati da tempo economisti di varia estrazione culturale ma non ispirati da una visione dirigista delle politiche ambientali. Penso, ad esempio, al divertente, oltre che interessante, saggio di Robert Frank tratto dalle dispense che ha utilizzato per decenni, a Cornell University, a fini didattici in cui spiega coma la disciplina economica plasma ogni azione dell’uomo ed ogni anfratto della vita (risolvendo molti interrogativi) se è “natural”, ossia a portata della persona ed incentrata sulla persona. Oppure al lavoro, condotto con P.L. Scandizzo, su valutazione economica in condizioni di incertezza – per giungere ad azioni umane (a tutti i livelli, anche a quello politico) in condizioni d’incertezza che si riferisce, in gran misura, a politiche spesso irreversibili od i cui effetti sono di lunga gestazione come quelle ambientali. L’accento sulle “opzioni reali” afferenti agli “stakeholder” – categorie di uomini e donne coinvolti nella politica, nel programma o nel progetto – trasforma l’analisi tecnico-economica in responsabilità ed il “principio di precauzione” in prudenza responsabile da parte di ciascuno. Non in imposizione apodittica, e gnostica, da parte di un pasdaran diventato “grande fratello”.

Riferimenti.

Crepaldi G. Togni P. “Ecologia umana ed ecologia ambientale. Politiche dell’ambiente e Dottrina sociale della Chiesa” Cantagalli , Siena 2007 pp. 100 € 6.90

Frank R.J. “The Economic Naturalist: in Search for Explanations for Everyday Enigmas” New York, Basic Books 2007 pp. xiii, 226 € 26

Pennisi G, Scandizzo P.L. “Valutare l’incertezza” Torino, Giappichelli 2003 pp. 425 € 40

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