Caro Calderoli, siamo abituati a Ministri che preparano leggi su leggi e si adoperano per farle approvare dal Parlamento. Pessima prassi: alla fine del Novecento ci siamo trovati con 70 mila “atti normativi” e con 21 mila leggi vere e proprie rispetto alle 3.000 in vigore in Gran Bretagna, 5.500 in Francia e circa 7.000 in Germania. L’Himalaya normativo e regolamentare bloccherebbe qualsiasi economia. Immaginiamo gli effetti sull’Italia già afflitta da tanti problemi strutturali.
Il risultato meno appariscente ma più insidioso della montagna legislativa è la lentocrazia, l’unico vero potere forte rimasto in Italia. Si annida, celata, specialmente in quel settore pubblico italiano che, in un modo o nell’altro, intermedia circa il 50% del pil. La lentocrazia ritarda le politiche, i programmi e le misure anche più urgenti non solo a ragione della miriade di problemi interpretativi posti da tonnellate di norme grandi e piccole ma perché ha milioni d’alleati. Essa comporta un nesso particolaristico (ove non clientelare) per fare avanzare pure la “pratica” (grande o piccola che sia) più dovuta, più documentata e meglio motivata. Frena le migliori intenzioni anche di quel potere politico che più ha a cuore l’interesse dei cittadini e che dagli elettori ha il più ampio suffragio. Nel 2001-2006 si è cominciando a contenere la lentocrazia tramite 64 “testi unici” che hanno chiarito e semplificato l’assetto normativo di vari settori.
Caro Ministro, della semplificazione, continuerà su questo sentiero? No, lei deve fare molto più. In primo luogo, deve smantellare l’architettura barocca di barracuda esperti creata dal Governo Prodi con il pretesto della semplificazione non perché tali esperti sono schierati a sinistra ma perché è difficile capire cosa hanno prodotto oltre a tabelle sui costi della regolazione per i vivai ed i biscottifici.
In secondo luogo, deve predisporre e fare approvare al più presto ciò che Il Tempo sostiene da anni: una sunset legislation in base alla quale tutte le leggi sono “a termine”; dunque, automaticamente abrogate dopo un certo periodo se non ri-approvate dai pertinenti organi deliberanti. In terzo luogo, deve predisporre e fare approvare una norma che vieti i decreti “milleproroghe” e simili (il modo per aggirare la sunset legislation). In terzo luogo, deve evitare, con una normativa-quadro sul federalismo legislativo, che il pullulare di norme trasmigri dagli organi centrali alle Regioni; in un solo anno le assemblee regionali hanno approvato 1200 leggi regionali in materia d’assistenza e di servizi sociali. In quarto luogo, deve sfruttare le potenzialità delle nuove tecnologie per deleggificare. Alcuni anni fa, l’Università di Breman ha pubblicato un interessante rassegna (curata da Martin Hagen e Herber Kubecek) dell’esperienza di 11 Paesi. Modesta allora quella dell’Italia; ciò vuol dire che in questo campo c’è davvero molto da fare.
E’ un menu ricco. Roberto Calderoni, l’Italia guarda e spera.
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