lunedì 26 maggio 2008

CI PUO' SALVARE SOLO UNA FINANZIARIA SMILZA Il Tempo 26 maggio

Il Ministro dell’Economia e delle Finanze Giulio Tremonti non ha promesso una finanziaria “leggera”. Non avrebbe potuto farlo data la situazione dei conti pubblici – e del “buco annunciato” di cui Il Tempo è stato attento “chroniqueur” – e data una crescita vicina allo zero dell’economia reale, eredità, in varia misura, dell’aumento del carico fiscale e contributivo attuato dal Governo Prodi e delle conseguenze negative su consumi ed investimenti.
Venerdì 23 maggio, le stime del “consensus” (i 20 maggiori istituti econometrici , tutti privati e nessun italiano) davano come quadro probabile per l’Italia del 2008 un incremento del pil dello 0,6% ed un tasso d’inflazione prossimo al 3%; per il 2009 il pil aumenterebbe appena dell’1% ed i prezzi al consumo dello 2,5%. Al di sotto della media dell’area dell’euro, la crescita reale (1,6% l’anno in corso; 1,5% il prossimo), ma leggermente al di sopra il tasso d’inflazione. Un risultato di cui il centro-sinistra non dovrebbe essere fiero.
In questo quadro, l’indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni (ossia il disavanzo dei conti pubblici) per il 2008 è attorno al 2,5%, mentre il rapporto tra stock di debito e pil (1.650 miliardi d’euro) si aggira sul 104% del pil ed è aumentato del 10% negli ultimi 12 mesi (ancora una volta a causa, in parte, della gestione del precedente Esecutivo). Tremonti si è impegnato a giungere all’azzeramento del disavanzo nell’arco di tre anni, ossia entro il 2011, come convenuto con gli altri Paesi dell’area dell’euro. Ha anche indicato che ciò comporta un aggiustamento dei conti pubblici di 30 miliardi d’euro, sui prossimi tre esercizi finanziari, principalmente tramite riduzioni di spesa. Non ha precisato come la manovra sarà articolata, ossia se più “pesante” il primo anno e meno quelli successivi oppure di pari portata in ciascun esercizio. Ha fatto intendere che la legge finanziaria sarà verosimilmente anticipata di alcuni mesi.
Cosa suggerire? In primo luogo, una finanziaria smilza di un solo articolo (sui saldi) preceduta da un unico documento (che incorpori tanto il Dpef di giugno e la Rpp di settembre) snello, privo di riferimenti accademici e tale da far sì che il Parlamento si concentri sui temi fondamentali. In secondo luogo, poiché non c’è ancora una norma sulla “non emendabilità” del ddl, la disciplina della maggioranza nel non farlo diventare un carro di Tespi durante l’iter parlamentare. In terzo luogo, un ddl collegato alla finanziaria rivolto a i) facilitare l’avvio di un nuovo processo di privatizzazioni e de-nazionalizzazioni (il solo veicolo per ridurre lo stock di debito) e ii) introdurre nell’ordinamento italiano la “sunset legislation”, normativa “del tramonto” ossia dell’abrogazione automatica, dopo un certo numero di anni, di norme di ogni sorta (l’unico veicolo contro quello che in un saggio d’alcuni anni fa Tremonti in persona chiamò “Lo Stato Criminogeno”).
Sono poche misure. Avrebbero un impatto positivo per l’Italia di domani e di dopodomani.

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