Attenuato, per il momento, il tormentone Telecom, l’attenzione torna a rivolgersi alla gara – o meglio in termini strettamente tecnici, beauty contest – per la vendita dell’Alitalia (o quanto meno del 30-40% delle sue azioni). Il titolo ha subito un’impennata proprio alla vigilia della pausa (borsistica) del primo maggio, nonostante l’annuncio di uno sciopero degli assistenti di volo per il 3 maggio che rischia di paralizzare la compagnia (ed ha consigliato molti clienti a optare per altri vettori). Nonostante, poi, una gara (per l’appunto il beauty contest) che sembra sbrindellata (ed a rischio di bocciatura da parte dell’Ue) a ragione delle frequenti dichiarazioni di esponenti del Governo secondo cui (malgrado i dettami del bando) la composizione delle tre cordate in lizza potrebbe essere alterata e nuovi concorrenti potrebbe essere ammessi , pur il termine perentorio del 29 gennaio è trascorso da numerose settimane. Esaminiamone, per dirla all’anglosassone, the politics e the economics.
Gli aspetti politici si vedono meglio dai Palazzi romani, ma incidono (e non poco) sulla milanese Piazza Affari. Sotto il profilo superficiale, il nocciolo politico sarebbe nelle conversazioni (non tanto riservate) tra il Ministro delle Finanze russo, Alekseij Kudrin, ed il Ministro italiano dell’economia e delle finanze, Tommaso Padoa-Schioppa. Il primo avrebbe rassicurato il secondo della serietà dell’offerta Aeroflot. In effetti, il gioco è più complesso. Romano Prodi ha centrato due colpi negli ultimi mesi , nel percorso per costruirsi un serie di aziende collaterali tali da fare forza alla sua pattuglia di parlamentari e membri del Governo anche se non otterrà lo scettro del nascituro Partito Democratico: l’operazione San Paolo-Intesa e la conclusione, per ora, della vicenda Telecom. Il resto del sinedrio della sinistra lo sa e non intende che vada a segno anche la terza boccia: la cessione dell’Alitalia alla Air One, considerata, a torto o a ragione, collaterale a Prodi. Questa dimensione politica interna (vista dai corrodi romani) è pure più importante di quella internazionale: gli accordi tra Eni e Russia, l’esigenza di controbilanciare la partnership mediterranea (sta riacquistando prospettiva pure l’intesa Autostrade-Abertis) con alleanze ad Est. In breve, gli alleati non gradiscono che Prodi (ed i suoi) si rafforzino tanto da rendere impossibile uno sfratto da Palazzo Chigi il giorno che chi ha gli elettori lo riterrà opportuno.
A questi aspetti politici, si aggiunge the economics L’offerta dell’Aeroflot (in partnership con Unicredito) si basa su un piano industriale la cui credibilità sta crescendo di giorno in giorno: far diventare l’Alitalia la sesta “A” di un sistema Italia basato su Abbigliamento, Alimentazione, Arredamento, Arte e Alimentazione. Non è un piano supersegreto in quanto ne scrive la rivista internazionale del lusso “The Monocle” e ne parla il giovane pianista Denis Matsuev (nato in Ikuts in Siberia, 31 anni, alto 1 metro e 92 centimetri ed idolo delle ragazze oltre che degli specialisti di Rachmaninov). L’Alitalia diventerebbe la costola di superlusso di una grande compagnia mondiale- in breve la Bentley o la Rolls Royce del trasporto aereo. Solamente prima classe, poltrone comodissime, televisioni al plasma, telefoni satellitari, cucina a bordo da Vissani, stampe d’autore alle pareti, uniformi firmate Valentino L’Aeroflot è interessata ad avere un ramo di superlusso perché non è più l’aviolinea “proletaria” dove si viaggiava ammassati in poltrone strettissime, agli ordini di hostess robuste e con accanto passeggeri con galline in cesti di vimini. Ha affrontato una dura ristrutturazione , riorganizzato le proprie tratte, dato la priorità sul mercato dell’Eurosia e si è dotata di una flotta di 88 jet, di cui 52 Tupelov e Ilyushin, 25 Airbus ed il resto suddiviso tra Boeing e McDonnel-Douglas. Ha appena ordinato 22 Aibus A350-XWB . Con i conti in ordine è pronta ad entrare alla grande nel mercato del lusso (non solo eurasiatico o per i nuovi magnati della Russia e dell’Asia centrale) ma mondiale. E, per tornare a the politics , ad una parte della maggioranza (che non ama Prodi) ciò calza a pennello.
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