martedì 8 maggio 2007

UN TELEGRAMMA NON COLMA LE DISTANZE CON SARKOZY

Ci vorranno alcuni giorni per poter interpretare la risposta dei mercati alla vittoria di Nicolas Sarkozy. Le prime reazioni sono state piuttosto timide (l’indice CAC ha terminato la seduta di ieri praticamente invariato) , come peraltro avevano anticipato numerosi analisti . In effetti, benché il programma di Sarkò sia in teoria il più market friendly , il tessuto sociale francese è permeato da problemi strutturali che la vittoria della destra rischia di acuire. Il neopremier deve fare i conti sia con i suoi elettori , molti dei quali piuttosto resistenti al cambiamento, sia con la sinistra più radicale che non ha perso tempo ed ha subito creato disordini di piazza, nonostante gli inviti alla calma dei leader socialisti francesi. Sacche di resistenza che potranno turbare l’economia e le piazze francesi.
Altrettanto delicato, il capitolo dei rapporti con l’Italia, particolarmente importante non solamente in quanto Paese confinante ma a motivo della strette rete di rapporti bancari ed industriali tra i due Paesi – relazioni, è ben dirlo, in cui spesso i partner francesi tengono la barra del timone. Il Presidente del Consiglio Romano Prodi è stato uno dei primi uomini di Governo europei a congratularsi con Sarkozy per la vittoria elettorale. Tuttavia, durante la campagna elettorale francese e, soprattutto, tra il primo ed il secondo turno delle Presidenziali d’Oltralpe, non ha mantenuto – non solo per ragioni di garbo ma anche di prudenza- un atteggiamento neutrale tra i due contendenti, ma ha chiaramente ed apertamente parteggiato per Ségolène Royal. Sarkozy ed i suoi più stretti collaboratori hanno la memoria lunga. In passato, in privato ma mai in pubblico, non hanno mancato di indirizzare critiche al Professore ed al suo modo di condurre gli affari interni ed internazionali dell’Italia. Possono consideralo un alleato di convenienza, non uno di cui avere fiducia.
Tanto più che il programma con cui Sarkozy si è presentato agli elettori è l’antitesi di quello dell’Unione e del Governo Prodi (specialmente in materia di politica economica). Per modernizzare la Francia, Sarkozy si è impegnato a modificare la normativa sulla settimana lavorativa di 35 ore detassando gli straordinari (mentre il Governo Prodi vuole ridurre ove non abrogare gli elementi di flessibilità introdotti con la legge Biagi), a ridurre le aliquote dell’imposta personale sul reddito ed abrogare quella di successione (Prodi ha alzato le prime e reintrodotto la seconda), a riformare il sistema previdenziale per il pubblico impiego (la promessa di Prodi di rivedere quello italiano entro lo scorso marzo non si sa se verrà mai mantenuta), a mettere in atto meccanismo per contenere i disagi per i cittadini degli scioperi nei servizi pubblici essenziali (mentre ogni giorni gli italiani sono alle prese con scioperi nei trasporti pubblici ed altri comparti vitali) ed a promuovere l’internazionalizzazione del “made in France” (in concorrenza ovviamente con il “made in Italy”). Le distanze sono abissali. Non basterà un telegramma per colmarle.

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