lunedì 7 maggio 2007

NON BASTA UN TELEGRAMMA A RIDURRE LA DISTANZA TRA PRODI E SARKOZY

Ci vorranno alcuni giorni per poter interpretare la risposta dei mercati alla vittoria di Nicolas Sarkozy. Tuttavia, non solo nella stesso elettorato che ha votato per Sarkozy sono forti le resistenze al cambiamento, ma i disordini verificatisi all’annuncio dei risultati possono indicare che ancora una volta parte della sinistra francese, di fronte alla sconfitta alla urne, sceglie la piazza e dà vita ad una serie di manifestazioni violente che, nonostante gli inviti alla calma dei leader socialisti, potranno essere protratte e turbare l’economia e le piazze francesi.
Più delicato il capitolo dei rapporti con l’Italia, particolarmente importante non solamente a ragione della continuità ma a motivo della strette rete di rapporti bancari ed industriali tra i due Paesi – relazioni in cui spesso i partner francesi tengono la barra del timone. Il Presidente del Consiglio Romano Prodi è stato uno dei primi uomini di Governo europei a congratularsi con Sarkozy per la vittoria elettorale. Tuttavia, durante la campagna elettorale francese e, soprattutto, tra il primo ed il secondo turno delle Presidenziali d’Oltralpe, non ha mantenuto – non solo per ragioni di garbo ma anche di prudenza- un atteggiamento neutrale tra i due contendenti, ma ha chiaramente ed apertamente parteggiato per Ségolène Royal. Sarkozy ed i suoi più stretti collaboratori hanno la memoria lunga. In passato, in privato ma mai in pubblico, non hanno mancato di indirizzare critiche al Professore ed al suo modo di condurre gli affari interni ed internazionali dell’Italia. Possono consideralo un alleato di convenienza, non uno di cui avere fiducia.
Tanto più che il programma con cui Sarkozy si è presentato agli elettori è l’antitesi di quello dell’Unione e del Governo Prodi (specialmente in materia di politica economica). Per modernizzare la Francia, Sarkozy si è impegnato a modificare la normativa sulla settimana lavorativa di 35 ore detassando gli straordinari (mentre il Governo Prodi vuole ridurre ove non abrogare gli elementi di flessibilità introdotti con la legge Biagi), a ridurre le aliquote dell’imposta personale sul reddito ed abrogare quella di successione (Prodi ha alzato le prime e reintrodotto la seconda), a riformare il sistema previdenziale per il pubblico impiego (la promessa di Prodi di rivedere quello italiano entro lo scorso marzo non si sa se verrà mai mantenuta), a mettere in atto meccanismo per contenere i disagi per i cittadini degli scioperi nei servizi pubblici essenziali (mentre ogni giorni gli italiani sono alle prese con scioperi nei trasporti pubblici ed altri comparti vitali) ed a promuovere l’internazionalizzazione del “made in France” (in concorrenza ovviamente con il “made in Italy”). Le distanze sono abissali. Non bastano i telegrammi di auguri per colmarle.

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