martedì 8 maggio 2007

IL DILEMMA PER L’EUROPA: COME TORNARE A TRAINARE L'ECONOMIA INTERNAZIONALE

Differiscono dii pochi decimali le previsioni a medio termine dell’ultimo World Economic Outlook (presentato l’11 aprile) e quelle dei 20 maggiori istituti econometrici internazionali (tutti privati) diramate il 6 aprile. Non sarà neanche significativo lo scarto con le stime annuali dell’Ocse, di norma rese pubbliche in giugno: l’economia mondiale va bene (il tasso di crescita del pil supera il 4%) specialmente a ragione dell’andamento dell’economie asiatiche , ma gli Usa sono in fase di marcato rallentamento (un tasso annuo di crescita sul 2,6% per il 2007 ed il 2008) e nonostante “la ripresina” dell’anno scorso e dei primi mesi di quello in corso l’Europa sta di nuovo scivolando in una sindrome di espansione lenta: l’aumento dell’aera dell’euro non supererebbe l’1,8% l’anno prossimo.
Nel 2008 si sarebbe dovuto quasi completare il processo detto “di Lisbona”, dalla capitale europea dove nel marzo 2000 i Capi di Stato e di Governo dei 15 Paesi che allora costituivano un’Ue ora a 27, si impegnarono a fare diventare l’Europa “l’area più dinamica dell’economia internazionale”. Nonostante i rapporti della Commissione europea sul progresso della diffusione della tecnologia (ritenuta l’elemento propulsivo) nell’economia europea, il Continente non traina l’economia mondiale, ma ne è al traino e non riesce a riequilibrare i rallentamenti degli Usa. (nell’ambito di quella un tempo chiamata comunità economica atlantica).
Un libro interessante di Barry Eichengreen appena pubblicato dalla Princeton University Press analizza in circa 500 pagine lo sviluppo economico del continente dal 1945. Si distinguono nettamente due periodi: prima del 1973, le economie europee non solamente si ripresero molto rapidamente dalle distruzioni della seconda guerra mondiale (i “miracoli economici”), facendo perno principalmente sullo sviluppo e l’utilizzazione del capitale umano e segnando tassi di crescita superiori a quelli degli Usa; dal 1973, è iniziato il rallentamento, dovuto (secondo il lavoro econometrico di Eichengreen) non tanto a cambiamenti nelle ragioni di scambio (le crisi petrolifere) od a ritardi nella diffusione della tecnologia quanto in un assetto istituzionale (il “capitalismo coordinato”) che ingessa individui, famiglie, lavoratori, imprese e pubbliche amministrazioni. Il processo “di Lisbona” resterebbe sterile se non risolvono questi nodi istituzionali.
A conclusione analoghe, pur se da un angolo visuale molto differente, giunge Giampaolo Crepaldi , Segretario del Pontificio Consiglio Justitia et Pax, nell’editoriale all’ultimo numero del trimestrale pubblicato in italiano ed in inglese dall’Osservatorio Internazionale sulla Dottrina Sociale della Chiesa, da lui presieduto. L’Europa, sostiene, è “stanca” non perché priva di tecnologia ma perché , per riprendersi, deve “riscoprire la propria missione”, ripartendo dalla “cultura della vita”- l’unica che dà la molla della vitalità.
Nonostante le diverse ottiche, le due analisi convergono su un punto: quello che fa difetto all’Europa, e che la “stanca” è l’assetto istituzionale. Tale assetto istituzionale – ammonisce in un saggio rigorosamente giuridico Isabelle Petit dell’Università di Monréal – è stato gradualmente ma profondamente stravolto rispetto a ciò che avevano in mente “i padri fondatori” dell’Europa unita (da Spinelli a De Gasperi, da Schumann a Adenauer). Tale stravolgimento – ma Eichengreen non pare saperlo – è alla base del mutamento di rotta dopo il 1973: tanto quanto aumentava il deficit democratico delle organizzazioni comunitarie , il “capitalismo coordinato” ingessava i meccanismi economici frenando la flessibilità del lavoro e del capitale, arrestando l’innovazione e il finanziamento di attività a rischio. L’Europa, “stanca” perché non è più la fucina della cultura della vita, non può colmare il deficit democratico e i freni posti dal proprio assetto istituzionale di “capitalismo coordinato”, se non ritrova , in primo luogo, la propria missione.

Riferimenti

Barry Eichengreen The European Economy since 1945 – Coordinated Capitalism and Beyond – Princeton University Press 2007

Crepaldi S.E. Giampaolo Le stanchezze dell’Europa e la cultura della vita , Bollettino della Dottrina Sociale della Chiesa N.1, Anno III, Gennaio-Febbraio 2007

Petit Isabelle "Dispelling a Myth? The Fathers of Europe and the Construction of a Euro-Identity" in European Law Journal, Vol. 12, No. 5, pp. 661-679, September 2006

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