FINANZA E POLITICA/ Rischi e
trabocchetti, le "guide" pronte per il nuovo Governo
Il Governo
Gentiloni ha varato un Def che risulta inutile per l'esecutivo che gli
succederà. Molto più interessanti degli altri documenti arrivati negli stessi
giorni, dice GIUSEPPE PENNISI 30 aprile 2018 Giuseppe Pennisi
Lapresse
Il Documento
di economia finanza è stato presentato dal Governo Gentiloni (in carica per
l'ordinaria amministrazione) e verrà, quindi, esaminato dal Parlamento che si
esprimerà con una risoluzione. È un Def "senza qualità", non perché
abbia carenze tecniche, ma poiché, al pari del romanzo incompiuto di Robert
Musil Der Mann ohne Eigenschaften (L'uomo senza qualità), esprime la
fine se non di un'epoca almeno di un lungo ciclo politico: il ciclo
caratterizzato da un bipolarismo (ove non un bipartitismo imperfetto come
lo chiamò Giorgio Galli in un importante libro del lontano 1966) sin dalla
nascita della Repubblica.
Su questa
testata si era suggerito che il Governo Gentiloni soprassedesse nel presentare
il documento poiché sino al prossimo autunno (quando si deve presentare la nota
di aggiornamento del Def come base per la Legge di bilancio) tutti i termini
relativi alla presentazione al Parlamento, e poi, alle autorità europee, sono
"ordinatori", non "perentori", per utilizzare il lessico
dei giuristi; tanto più che non prevedono sanzioni. Quindi, un Def che descrive
l'andamento economico nell'ultimo anno e contiene previsioni a normativa
costante (ed è, quindi, necessariamente privo di qualsiasi proposta politica) è
poco utile. È un Def sospeso i cui benefici non sono commisurati ai
costi del tanto buon lavoro effettuato da funzionari e dirigenti principalmente
del ministero dell'Economia e delle Finanze. Dato che a nessuno piace lavorare,
anche duramente, senza una finalità, questo esercizio in futilità non giova
certo ai rapporti tra livello politico e livello tecnico- amministrativo.
La lettura
attenta del documento lascia l'impressione che sia stato scritto in vitru
senza tenere conto dei difficili flussi in cui naviga l'Italia. Infatti, nelle
previsioni per il futuro sembra si facciano estrapolazioni lineari degli
andamenti nell'ultimo anno: un irrobustimento (molto moderato) della crescita,
una riduzione dell'indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni, una
flessione anche del peso del debito sulla finanza pubblica e sul potenziale
d'espansione dell'economia reale. Un quadro ottimista? Probabilmente, sì. Ma, e
ciò e più grave, un quadro banale che non lascia alcuna eredità concettuale e
strategica a chi dovrà governare il Paese. Non contiene neanche una riga sui
"rischi di previsione", un capitolo, di norma, importante in tutti i
rapporti di uffici studi e centri di ricerca che fanno uso di previsioni
econometriche.
Proprio nei
giorni in cui il Consiglio dei Ministri licenziava il Def, Prometeia e
CongiunturaRef presentavano le loro analisi. Il primo dei due istituti metteva
l'accento sulla difficile ripresa in Europa tra pericoli geopolitici e
possibili guerre commerciali; il secondo sull'ardua gestione dell'uscita dal
Quantitative easing. Il giorno successivo alla diramazione del Def, il Centro
Studi Confindustria pubblicava un rapporto sulle "clausole di
salvaguardia" e gli effetti dei possibili aumenti dell'Iva. Questi tre
documenti hanno un sentore , anzi "puzzano", di economia e finanza
reale più di quanto non si avverta leggendo un Def che olezza di polvere di
scrivanie. I tre documenti citati sono densi di avvertimenti a chi avrà il
compito di governare l'Italia di difficoltà e trabocchetti, internazionali e
interni, su cui porre l'accento nel concepire e articolare una politica
economica che coniughi crescita con equità e, soprattutto, con consolidamento
della finanza pubblica e aumento della produttività multifattoriale.
I prossimi
mesi saranno un cammino impervio non la strada rosea da Bella Addormentata
nel Bosco che pare tratteggiata in un Def il cui sunto è dalla mattina del
27 aprile su tutti i giornali. I Governi in carica per l'ordinaria
amministrazione spesso dimenticano il detto Il silenzio è d'oro. Il
Governo Gentiloni, così preso dal fare nomine che forse travalicano i suoi
compiti e forse speranzoso in un accordo M5s-Pd che mantenga qualche Ministro
sulla sua poltrona, avrebbe fatto meglio a non redigere questo Def sospeso e
senza qualità.
© Riproduzione Riservata.
Nessun commento:
Posta un commento