L’OPERA DI
VINCENZO BELLINI A PALERMO IL 13 APRILE
I PURITANI
L’inno al belcanto nel segno di Cromwell
GIUSEPPE
PENNISI
Il 13 aprile
sbarcano a Palermo I Puritani. Attenzione non si tratta di un gruppo
dove predomina un moralismo intransigente con più di un pizzico di ipocrisia ma
dell’ultima opera di Vincenzo Bellini che, morto a soli 35 anni a Puteaux, nei
pressi di Parigi, la compose sulla traccia di un poco brillante e piuttosto
confuso libretto del Conte Carlo Pepoli, Ne esce un quadro più positivo, e più
libertario, di quella che è la vulgata odierna. Secondo la quale, il
puritano predica forse bene contro l’edonismo, ma razzola molto male,
specialmente in materia etica, sessuale e giudiziaria.
Pochi
rammentano che il bel Vincenzo Bellini, sciupa femmine e gran frequentatore di
bordelli di lusso, dalla natia Catania era giunto a Parigi, dopo un lunghissimo
soggiorno a Napoli e uno più breve a Milano, principalmente perché nella Ville
Lumière i musicisti erano pagati meglio e i diritti d’autore tutelati bene,
grazie ad un avvocatura di livello. Entrò nel giro dei fuorusciti italiani,
guidati dalla principessa Cristina Trivulzio di Belgioioso, immortalata nel
film di Mario Martone Noi Credavamo. Seducente signora di tendenze liberali,
la Belgioioso si dilettava a fare collezione di ospiti illustri e a fi-
nanziare insurrezioni nel Lombardo Veneto ( e non solo). Erano i tempi di Luigi
Filippo, diventato Re grazie a una rivoluzione ( quelle de Les Misérables
di Victor Hugo), un Re che guardava con benevolenza ai sovversivi in Paesi
altrui. Nel salotto della Belgioioso, Bellini incontrò il Conte Carlo Pepoli,
bolognese, anche lui auto esiliatosi dal giogo dello Stato Pontificio, ben più
pesante di quelli di altre parti d’Italia. Si riteneva – ma pochi concordavano
con lui - un grande poeta, oltre che un abile fomentatore di rivolte. Fu lui a
suggerire un libretto da trarre da una pièce di successo Têtes Ronde set
Cavaliers (‘ Teste Rotonde e Cavalieri’) ambientata nella Gran Bretagna di
Cromwell, nel clima louisfillipardo del momento, mostrava i puritani
come veri assertori del liberalismo nei confronti dell’assolutismo clericale
degli Stuart.
Su questo
punto, non aveva torto. Il termine puritani non aveva allora un
significato spregiativo ma designava i seguaci del puritanesimo, un
movimento culturale e politico sorto nell’ambito del protestantesimo calvinista
britannico durante il Sedicesimo Secolo. Lo scopo era quello di purificare la
Chiesa Anglicana da tutte le forme non previste dalle Sacre Scritture. Si
intendeva in tal modo annullare i compromessi con il Cattolicesimo promossi da
Enrico VIII e da Elisabetta I. Il
puritanesimo è stato fondato da alcuni
protestanti di orientamento calvinista dopo l’incoronazione di Elisabetta nel
1558. Storicamente, la parola è stata utilizzata dagli anglicani con un
significato negativo, per caratterizzare i gruppi protestanti estremisti,
simili a quello catarista in Francia; secondo Thomas Fuller nella sua Church
History ( 1564), l’arcivescovo Matthew Parker di quel tempo usava il
termine
puritano con il senso moderno di pignolo.
Durante la
guerra civile britannica, i puritani, guidati da Olivier Cromwell e
dalla sua New Model Army ( per l’epoca un prodigio tecnologico ed
organizzativo), presero parte alla guerra e si schierarono con i parlamentari
per sconfiggere sia re Carlo I sia la Chiesa Anglicana. Durante questo periodo
vennero scherniti dai loro avversari con il soprannome di ' teste rotonde', per
via della loro pettinatura, completamente diversa da quella dei nobili e ‘
realisti’ inglesi, che invece indossavano grandi parrucche con ricci e boccoli.
Nella
visione di Cromwell religione e politica erano strettamente collegate, infatti
egli era un fervente puritano.
Era anche
fermamente convinto che la salvezza eterna fosse alla portata di tutti coloro
che si conformavano agli insegnamenti della Bibbia e ai dettami della propria
coscienza. Era un tenacissimo avversario della Chiesa Cattolica Romana che, a
suo parere, negava il primato assoluto della Bibbia in favore di quello del
Papa e della Gerarchia Ecclesiastica, autorità che accusava di essere causa di
tirannia e persecuzioni contro i protestanti in tutta Europa. Per questo motivo
si batté con vigore contro le riforme che Carlo I stava introducendo nella
Chiesa d’Inghilterra, come l’investitura di Vescovi e l’introduzione di libri
di preghiere in stile cattolico al posto e in contrapposizione allo studio
della Bibbia. La convinzione di Cromwell che il cattolicesimo portasse
inevitabilmente alla persecuzione dei protestanti fu rafforzata dalla
ribellione scoppiata in Irlanda nel 1641, in occasione della quale i cattolici
irlandesi massacrarono molti emigranti inglesi e scozzesi di fede protestante.
In Inghilterra il resoconto di questi episodi, sarà una delle motivazioni
principali che Cromwell porterà a giustificazione della durezza con cui
condurrà le successive campagne militari. Come è noto, Cromwell vinse e fu un
buon governante riformatore repubblicano, ma due anni dopo la sua morte per
calcoli renali, la monarchia venne restaurata e il corpo del condottiero venne
riesumato e decapitato.
Non solo il
Conte Pepoli e Bellini hanno tratto ispirazione dai Puritani.
Nel 1989, i
Monthy Python hanno scritto una canzone intitolata
Oliver
Cromwell, in cui si
narra l’intera vita di Cromwell al ritmo della Polacca in la bemolle maggiore
op. 53 ( detta Eroica) di Fryderyc Chopin, Una canzone di Elvis
Costello,
Oliver’s
Army è anche
ispirata a Cromwell. L’afflato libertario dei
Puritani ( rispetto ai ‘ realisti’) resta
nel lavoro di Pepoli e Bellini; dopo
un intrigato
libretto, non solo alcuni puritani, salvano la cattolica Regina
d’Inghilterra, ma, vinta la guerra, Cromwell amnistia tutti. Il rondò e
concertato finale è un inno alla libertà.
I Puritani è opera da fare tremare i polsi ai
sovraintendenti e ai direttori artistici delle fondazioni liriche. Quindi, è
una delle opere più raramente rappresentate, anche se più belle, del
compositore catanese: è l’apoteosi del “belcanto”, pur se basata su un libretto
piuttosto improbabile in cui amori, intrighi, tradimenti ( finti o presunti), e
pazzia ai tempi della guerra civile si intrecciano tra loro e terminano, come
si è detto, con colpo di scena e lieto fine. De Chirico ne firmò un
allestimento ( rivisto a Roma alla fine degli Anni Ottanta) in cui l’astrusa
vicenda era trasformata in un gioco di carte - una fazione erano i “quadri” e
l’altra i” cuori”- quasi a sottolineare l’irrilevanza del testo del Conte
Pepoli.
Nel 2008-
2009 un allestimento di Pier’Alli è stato co- prodotto dalle fondazioni liriche
di Palermo, Bologna e Cagliari e portato al Festival di Sanvonlinna in Filandia
ed infine a Tokio nell’enorme Bunka Kaikan. Questo allestimento viene
riproposto al Teatro Massimo della capitale siciliana, dopo dieci anni; è
un’ottima scelta, simile a quella che fanno i maggiori teatri al mondo dove
produzioni di successo vengono replicate per anni. È una messa in scena
all’insegna dell’economia dei costi, delle sinergie, della qualità e dell’”
esportar cantando” del “made in Italy”. Il grigio domina i primi due atti,
mentre il verde e l’azzurro caratterizzano il terzo. Veloci siparietti e
proiezioni facilitano l’adattamento a palcoscenici di varie dimensioni.
Alcuni
decenni fa, proprio dirigendo I Puritani in un’edizione di cui c’è un
magnifico cd, l’allora giovane Riccardo Muti mostrò come l’ultima opera di
Bellini non ha solo una delicatissima introduzione e la giustamente famosa
polonais ma è un ricamo di atmosfere affidate alla sonorità orchestrali tali da
rendere plausibile ( almeno tanto quanto la vocalità) l’astruso libretto.
A Palermo,
l’allestimento di Pier’Alli viene concertato da Jader Bignamini ( una delle
migliori giovani bacchette di oggi). Tra i protagonisti, Nicola Ulivieri,
Julian Kim, Nadine Serra, e Celso Albelo.
L’ALLESTIMENTO
DI PIER’ALLI VIENE CONCERTATO DA JADER BIGNAMINI.
TRA I
PROTAGONISTI, NICOLA ULIVIERI, JULIAN KIM, NADINE SERRA E CELSO ALBELO
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