mercoledì 4 aprile 2018

I PURITANI L’inno al belcanto nel segno di Cromwell in il dubbio 5 aprile


L’OPERA DI VINCENZO BELLINI A PALERMO IL 13 APRILE
I PURITANI L’inno al belcanto nel segno di Cromwell
GIUSEPPE PENNISI
Il 13 aprile sbarcano a Palermo I Puritani. Attenzione non si tratta di un gruppo dove predomina un moralismo intransigente con più di un pizzico di ipocrisia ma dell’ultima opera di Vincenzo Bellini che, morto a soli 35 anni a Puteaux, nei pressi di Parigi, la compose sulla traccia di un poco brillante e piuttosto confuso libretto del Conte Carlo Pepoli, Ne esce un quadro più positivo, e più libertario, di quella che è la vulgata odierna. Secondo la quale, il puritano predica forse bene contro l’edonismo, ma razzola molto male, specialmente in materia etica, sessuale e giudiziaria.
Pochi rammentano che il bel Vincenzo Bellini, sciupa femmine e gran frequentatore di bordelli di lusso, dalla natia Catania era giunto a Parigi, dopo un lunghissimo soggiorno a Napoli e uno più breve a Milano, principalmente perché nella Ville Lumière i musicisti erano pagati meglio e i diritti d’autore tutelati bene, grazie ad un avvocatura di livello. Entrò nel giro dei fuorusciti italiani, guidati dalla principessa Cristina Trivulzio di Belgioioso, immortalata nel film di Mario Martone Noi Credavamo. Seducente signora di tendenze liberali, la Belgioioso si dilettava a fare collezione di ospiti illustri e a fi- nanziare insurrezioni nel Lombardo Veneto ( e non solo). Erano i tempi di Luigi Filippo, diventato Re grazie a una rivoluzione ( quelle de Les Misérables di Victor Hugo), un Re che guardava con benevolenza ai sovversivi in Paesi altrui. Nel salotto della Belgioioso, Bellini incontrò il Conte Carlo Pepoli, bolognese, anche lui auto esiliatosi dal giogo dello Stato Pontificio, ben più pesante di quelli di altre parti d’Italia. Si riteneva – ma pochi concordavano con lui - un grande poeta, oltre che un abile fomentatore di rivolte. Fu lui a suggerire un libretto da trarre da una pièce di successo Têtes Ronde set Cavaliers (‘ Teste Rotonde e Cavalieri’) ambientata nella Gran Bretagna di Cromwell, nel clima louisfillipardo del momento, mostrava i puritani come veri assertori del liberalismo nei confronti dell’assolutismo clericale degli Stuart.
Su questo punto, non aveva torto. Il termine puritani non aveva allora un significato spregiativo ma designava i seguaci del puritanesimo, un movimento culturale e politico sorto nell’ambito del protestantesimo calvinista britannico durante il Sedicesimo Secolo. Lo scopo era quello di purificare la Chiesa Anglicana da tutte le forme non previste dalle Sacre Scritture. Si intendeva in tal modo annullare i compromessi con il Cattolicesimo promossi da Enrico VIII e da Elisabetta I. Il
puritanesimo è stato fondato da alcuni protestanti di orientamento calvinista dopo l’incoronazione di Elisabetta nel 1558. Storicamente, la parola è stata utilizzata dagli anglicani con un significato negativo, per caratterizzare i gruppi protestanti estremisti, simili a quello catarista in Francia; secondo Thomas Fuller nella sua Church History ( 1564), l’arcivescovo Matthew Parker di quel tempo usava il termine
puritano con il senso moderno di pignolo.
Durante la guerra civile britannica, i puritani, guidati da Olivier Cromwell e dalla sua New Model Army ( per l’epoca un prodigio tecnologico ed organizzativo), presero parte alla guerra e si schierarono con i parlamentari per sconfiggere sia re Carlo I sia la Chiesa Anglicana. Durante questo periodo vennero scherniti dai loro avversari con il soprannome di ' teste rotonde', per via della loro pettinatura, completamente diversa da quella dei nobili e ‘ realisti’ inglesi, che invece indossavano grandi parrucche con ricci e boccoli.
Nella visione di Cromwell religione e politica erano strettamente collegate, infatti egli era un fervente puritano.
Era anche fermamente convinto che la salvezza eterna fosse alla portata di tutti coloro che si conformavano agli insegnamenti della Bibbia e ai dettami della propria coscienza. Era un tenacissimo avversario della Chiesa Cattolica Romana che, a suo parere, negava il primato assoluto della Bibbia in favore di quello del Papa e della Gerarchia Ecclesiastica, autorità che accusava di essere causa di tirannia e persecuzioni contro i protestanti in tutta Europa. Per questo motivo si batté con vigore contro le riforme che Carlo I stava introducendo nella Chiesa d’Inghilterra, come l’investitura di Vescovi e l’introduzione di libri di preghiere in stile cattolico al posto e in contrapposizione allo studio della Bibbia. La convinzione di Cromwell che il cattolicesimo portasse inevitabilmente alla persecuzione dei protestanti fu rafforzata dalla ribellione scoppiata in Irlanda nel 1641, in occasione della quale i cattolici irlandesi massacrarono molti emigranti inglesi e scozzesi di fede protestante. In Inghilterra il resoconto di questi episodi, sarà una delle motivazioni principali che Cromwell porterà a giustificazione della durezza con cui condurrà le successive campagne militari. Come è noto, Cromwell vinse e fu un buon governante riformatore repubblicano, ma due anni dopo la sua morte per calcoli renali, la monarchia venne restaurata e il corpo del condottiero venne riesumato e decapitato.
Non solo il Conte Pepoli e Bellini hanno tratto ispirazione dai Puritani.
Nel 1989, i Monthy Python hanno scritto una canzone intitolata
Oliver Cromwell, in cui si narra l’intera vita di Cromwell al ritmo della Polacca in la bemolle maggiore op. 53 ( detta Eroica) di Fryderyc Chopin, Una canzone di Elvis Costello,
Oliver’s Army è anche ispirata a Cromwell. L’afflato libertario dei
Puritani ( rispetto ai ‘ realisti’) resta nel lavoro di Pepoli e Bellini; dopo
un intrigato libretto, non solo alcuni puritani, salvano la cattolica Regina d’Inghilterra, ma, vinta la guerra, Cromwell amnistia tutti. Il rondò e concertato finale è un inno alla libertà.
I Puritani è opera da fare tremare i polsi ai sovraintendenti e ai direttori artistici delle fondazioni liriche. Quindi, è una delle opere più raramente rappresentate, anche se più belle, del compositore catanese: è l’apoteosi del “belcanto”, pur se basata su un libretto piuttosto improbabile in cui amori, intrighi, tradimenti ( finti o presunti), e pazzia ai tempi della guerra civile si intrecciano tra loro e terminano, come si è detto, con colpo di scena e lieto fine. De Chirico ne firmò un allestimento ( rivisto a Roma alla fine degli Anni Ottanta) in cui l’astrusa vicenda era trasformata in un gioco di carte - una fazione erano i “quadri” e l’altra i” cuori”- quasi a sottolineare l’irrilevanza del testo del Conte Pepoli.
Nel 2008- 2009 un allestimento di Pier’Alli è stato co- prodotto dalle fondazioni liriche di Palermo, Bologna e Cagliari e portato al Festival di Sanvonlinna in Filandia ed infine a Tokio nell’enorme Bunka Kaikan. Questo allestimento viene riproposto al Teatro Massimo della capitale siciliana, dopo dieci anni; è un’ottima scelta, simile a quella che fanno i maggiori teatri al mondo dove produzioni di successo vengono replicate per anni. È una messa in scena all’insegna dell’economia dei costi, delle sinergie, della qualità e dell’” esportar cantando” del “made in Italy”. Il grigio domina i primi due atti, mentre il verde e l’azzurro caratterizzano il terzo. Veloci siparietti e proiezioni facilitano l’adattamento a palcoscenici di varie dimensioni.
Alcuni decenni fa, proprio dirigendo I Puritani in un’edizione di cui c’è un magnifico cd, l’allora giovane Riccardo Muti mostrò come l’ultima opera di Bellini non ha solo una delicatissima introduzione e la giustamente famosa polonais ma è un ricamo di atmosfere affidate alla sonorità orchestrali tali da rendere plausibile ( almeno tanto quanto la vocalità) l’astruso libretto.
A Palermo, l’allestimento di Pier’Alli viene concertato da Jader Bignamini ( una delle migliori giovani bacchette di oggi). Tra i protagonisti, Nicola Ulivieri, Julian Kim, Nadine Serra, e Celso Albelo.
L’ALLESTIMENTO DI PIER’ALLI VIENE CONCERTATO DA JADER BIGNAMINI.
TRA I PROTAGONISTI, NICOLA ULIVIERI, JULIAN KIM, NADINE SERRA E CELSO ALBELO

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