Rattoppare i conservatori.
Sorridendo
Grazie ai
libri di Alessandro Zignani si può dare una lettura seria, ma anche ironica,
dello stato in cui versano i conservatori in Italia
I
conservatori – conclude un recente approfondimento de Linkiesta – sono
in uno stato di “abbandono”. Non solo perché piovono calcinacci nelle aule come
è successo a Cesena e a Catania ma perché, nonostante i 77 istituti (tra scuole
di musica e conservatori parificati all’università), gli 8mila docenti e i
circa 50mila studenti all’anno, la musica è la minore delle preoccupazioni dei
governi, passati e presenti.
L’ultimo
provvedimento importante risale al 1999, legge 508 quando sono state date le
linee-guida per la riforma dell’istruzione musicale. In conformità con i trattati
europei, il diploma di Conservatorio è stato equiparato a un percorso
accademico, con laurea triennale e specialistica. Ma ci si è fermati lì, o
quasi. Dei nove decreti attuativi previsti sono stati emanati solo due. Il
primo nel 2003, per regolare l’autonomia statutaria, che è diversa sia da
quella scolastica sia da quella accademica. Il secondo, nel 2005 che,
regolamenta la didattica e ha permesso di fare i corsi per il triennio.
L’ipotesi di creare un dottorato, al momento, l’hanno bloccata. Oggi,
paradossalmente, e, se Riccardo Muti volesse insegnare in un
conservatorio italiano (accontentandosi di uno stipendio di 1.500 euro netti al
mese) potrebbe vedersi superato da altri candidati, magari persone con famiglia
e figli, e per questo avvantaggiati.
Comunque,
l’ultimo concorso per selezionare i docenti è avvenuto nel 1990 (26 anni fa).
Ora (dal 2013) per diventare insegnanti occorre passare per due graduatorie,
una riservata ai docenti di ruolo e un’altra per incarichi annuali. A queste si
aggiunge una babele di graduatorie interne, relative ai bandi di ogni istituto:
qui vengono valutati criteri oggettivi (gli anni di servizio) insieme ad altri,
più fumosi, come i “meriti artistici”, decisi da una commissione insindacabile,
musicisti dal curriculum internazionale vengano superati da altri candidati con
una carriera più modesta. I ricorsi non sono ammessi, e nemmeno il Tar li
considera.
Di fronte a
una situazione del genere, chi ama la musica può solo emigrare. O piangere.
C’è, però, anche, chi cerca di rattoppare il disastro sorridendo. Il coraggioso
Editore Zecchini di Varese ha appena pubblicato due libri di Alessandro
Zignani, riminese, laureato in Lettere e Psicologia sperimentale, abilitato
psicanalista, studia composizione a Fiesole e direzione d’orchestra. Nonostante
ora insegni al Conservatorio di Monopoli, ritiene sia più edificante il cammino
dell’umanista. I due volumi (ciascuno costa 20 euro) sono intitolati
“A.S.S.U.R.D.O: ricognizione paradossale della didattica musicale di ogni conservatorio”
e “S.PA.S.M.O Percorso Enigmatico di Didattica Musicale”. Ho chiamato l’editore
“coraggioso” non solo perché pubblica da più di quaranta anni l’unica delle
cinque riviste del settore che viene venduta senza gadget (cd, dvd e simili) e
con una completa rassegna di nuovi cd e dvd, ma anche perché i due
libri di Zignani non lo renderanno popolare tra i tanti satrapi e mandarini ai
quali, tutto sommato, sta bene il caos che imperversa nel mondo musicale della
musica italiana. Essi non gradiranno il sarcasmo sferzante e graffiante dei due
volumi.
Hanno la
struttura di romanzi comici che hanno luogo in un’improbabile Repubblica Sudeta
dove (in S.PA.S.M.O) il
tronfio
ministro della Propaganda, il modesto e molesto maestro concertatore,
l’orchestra improvvisata (se non peggio), il nerboruto primo violino,
l’ossequioso e supponente critico musicale organizzano una tournée , che i
lettori seguono passo per passo. A seguire un concorso musicale per
appurare la preparazione dei concorrenti. Ai quiz vengono fornite le
risposte esatte nelle ultime pagine del volume. In A.S.S.U.R.D.O, il ministro
dell’Alta Presunzione affida ad funzionario un’indagine sui conservatori che
dovrebbe portare a proposte di seria riforma. Il rapporto del funzionario
ispettore è oggetto di un convegno dove tutto si complica via via che sulle
macerie dei conservatori si aggiungono nuovi (strampalati corsi) per favorire
questo o quello. Anche qui, una serie di test (con relative risposte ) servono
ad appurare le conoscenze musicali di tutti i soggetti.
Insomma, due
godibilissimi libri, che dovrebbero essere lettura obbligatoria dei futuri
ministri (in)competenti.
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