domenica 29 aprile 2018

E la politica economica deve tornare centrale in Avvenire del 29 aprile


E la politica economica deve tornare centrale
GIUSEPPE PENNISI
Il Mezzogiorno sarà uno dei temi centrali delle politica economica dei prossimi anni. Gli indicatori prodotti periodicamente dall’Istat e da istituti di ricerca come lo Svimez documentano non solo come stia aumentando il divario tra Pil pro-capite del Sud e delle Isole e quello del resto del Paese, ma anche un processo di desertificazione dell’industria manifatturiera. La fotografia scattata da Eurostat mette il dito sulla piaga: a ragione del declino economico e sociale, troppi giovani non studiano né lavorano, pochi si laureano con il record di disoccupati. L’Istat quantifica i poveri in 4,7 milioni di individui, di cui due milioni residenti nel Sud e nelle Isole. La scorsa settimana l’Inps ha presentato i primi dati sul Reddito d’inclusione (Rei): nei primi tre mesi del 2018 ha raggiunto 317.000 persone, per oltre il 70% famiglie meridionali. A regime è previsto uno stanziamento pari a circa 2 miliardi di euro annui, capaci di raggiungere 2,5 milioni di persone, poco più della metà dei poveri assoluti. Misure assistenziali, come il Rei, favoriscono un leggero aumento dei consumi. Ma non risolvono i nodi di fondo. Occorre che la 'questione meridionale' ritrovi la centralità nella Politica economica del Paese che aveva all’inizio degli Anni Novanta. Il 'Rapporto Amato' , commissionato dal Parlamento all’ex Presidente del Consiglio ed a cui collaborarono tutti i maggiori centri italiani di analisi, produsse una serie di proposte (peraltro mai attuate) indicando anche azioni e strumenti specifici. Alcune sono ancora valide. Ad esempio l’individuazione di pochi poli di attrazione e di localizzazione degli investimenti che garantiscano condizioni particolarmente favorevoli ai nuovi insediamenti industriali (collegamenti efficaci, banda larga, barriere alle possibili infiltrazioni della criminalità, presenza di terminali di grandi aziende di credito, collegamenti con le Università del territorio e, se possibile, agevolazioni fiscali). Il secondo punto essenziale sono le grandi infrastrutture, che hanno un duplice effetto: nella fase di cantiere stimolano l’utilizzazione del fattore lavoro, creando occupazione anche nell’indotto; in quella a regime, aumentano la produttività. Le risorse pubbliche sono limitatissime, ma si possono mobilitare risorse private per investimenti a lungo termine, compito iniziato alcuni anni fa dal Long Term Investment Club, di cui fa parte la Cassa Depositi e Prestiti . Sono idee concrete da cui partire. Il terzo ed il quarto punto infine riguardano le risorse umane (e la loro formazione) e la sicurezza. Due determinanti essenziali sui cui aspetti specifici val la pena di tornare.
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