martedì 2 gennaio 2018

La difficile fattibilità del progetto di un Fondo monetario dell’Ue che dia un impulso alla crescita in Avvenire 3 gennaio



La difficile fattibilità del progetto di un Fondo monetario dell’Ue che dia un impulso alla crescita
Se esistesse il Fondo monetario europeo (Fme) proposto dal Presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker, le istituzioni dell’Ue avrebbero uno strumento in più per invigorire la ripresa in atto? Difficile dare una risposta secca. In particolare in una fase in cui, la Banca centrale europea (Bce) diminuirà, come annunciato, la intensità delle «misure monetarie non convenzionali» (ossia del Quantitative Easing). L’istituzione di un Fme non è un’idea del tutto nuova. Nel lontano febbraio 1980, al X Congresso del Movimento federalista europeo (Mfe), venne approvata con grande clamore la proposta di dare vita a un Fme come precursore di una futura unione monetaria. Non se ne fece nulla in quanto l’accordo europeo sui cambi (meglio conosciuto come Sme) era stato appena creato e già navigava in acque difficili.
La proposta ora sul tappeto è ovviamente differente da quella di 38 anni fa . Il Fme proposto da Juncker sarebbe diverso nome ed amplierebbe i compiti del cosiddetto Fondo Salva Stati. È stato presentato a inizio dicembre con l’aspettativa che ne sarebbe stata iniziata una discussione all’ultimo Consiglio Europeo del 2017 ma non se ne è parlato sia perché c’erano argomenti più pressanti (l’immigrazione) sia perché era necessario il parere dell’Ecofin, la cui prossima riunione è il 21 gennaio. Nella proposta, il Fme dovrebbe salvaguardare la stabilità finanziaria nell’Eurozona, attivando linee di credito per gli Stati a rischio crac in cambio di programmi di riassetto concordati con l’Ue. La maggiore garanzia di stabilità potrebbe creare un’atmosfera più propizia alla crescita.
Esperti consultati dalla commissione economica del Parlamento europeo (Pe), che deve essere chiamato a vagliate la proposta, hanno frenato sull’idea. Secondo, Daniel Gros, capo del think tank Ceps, lo stesso termine Fme dovrebbe essere usato con cautela. Secondo Gros. basterebbe, invece, introdurre due modifiche 'fondamentali' all’Esm. Primo, i programmi di aiuti dovrebbero fare a meno del contributo del Fmi (e quindi non sarebbero soggetti alle sue richieste, come sta avvenendo per la Grecia). Secondo, i Paesi dell’Eurozona dovrebbero riunire le loro quote al Fmi in un’unica partecipazione, che si aggirerebbe sui 60 miliardi, da usare per salvare un Paese dell’euro con condizioni 'più leggere' di quelle che impone il Fmi adesso. Charles Wyplosz, evidenzia il rischio di 'azzardo morale': con un Fme gli Stati avrebbero meno resistenze ad aumentare il loro debito, sapendo che verrebbero 'salvati'. Inoltre, la funzione principale del Fmi è la gestione collegiale dei tassi di cambio ed interventi per prevenire (e impedire) svalutazioni competitive e restrizioni commerciali. Difficile vedere come ciò possa funzionare nell’ambito di un’unione monetaria e in un mercato unico. Il Fme proposto da Juncker avrebbe la possibilità di emettere obbligazioni sintetiche. Compiti che possono essere svolti dalle istituzioni esistenti senza cambiarne nomi o aggiungerne altre.
Giuseppe Pennisi
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