Avvolti dalle voci
all’Accademia nazionale di Santa Cecilia
Le domeniche
in musica dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia raccontate da Giuseppe
Pennisi
Le domeniche
in musica dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia sono destinate a giovani,
studenti e famiglie che intendono avviare un rapporto “leggero” e vivo con
l’esperienza dell’ascolto musicale. I concerti, della durata massima di un’ora
e senza intervallo, sono preceduti da un’introduzione al programma e offrono
un’ampia varietà di repertori e organici: dalla musica da camera a quella
sinfonica, dalla musica vocale al Jazz. Protagonisti della rassegna, oltre
all’Orchestra e al Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, alcuni dei
migliori solisti delle compagini ceciliane in formazione cameristica. Di
consueto, viene presentato uno dei brani che, in quella settimana, vengono
eseguiti o nella stagione sinfonica o in quella cameristica dell’Accademia.
Domenica 21
gennaio una novità di grande interesse: Inedia Prodigiosa di Lucia
Ronchetti. Occorre ringraziare il presidente dell’Accademia e sovrintende Michele
Dall’Ongaro, lui stesso un compositore, perché di rado al pubblico della
domenica mattina viene offerto non musica del repertorio settecentesco o
novecentesco – oppure del “Novecento Storico” ma di musica contemporanea con
l’autrice sul palco a spiegare la propria composizione. È un ottimo modo per
avvicinare il pubblico (che di solito non frequenta istituzioni o associazioni
di musica sperimentale) alla musica di oggi. È anche importante che è stato
scelto un brano già “rodato”, non una prima mondiale. Inedia Prodigiosa
è stato eseguito due anni fa nell’ambito del RomaEuropa festival (che lo ha
allestito alle terme di Diocleziano) e l’anno scorso a Palermo.
Lucia
Ronchetti, pur se poco nota in Italia al di fuori degli ambienti strettamente
musicali, è delle più conosciute e più rappresentate compositrici europee. Non
per nulla, alcuni mesi fa una sua opera (Rivale) è stata scelta per la
riapertura della Staatsoper Unter der Linden di Berlino, dopo anni di lavori di
modernizzazioni. Gran parte dei suoi lavori sono per la scena. Una delle sue
caratteristiche è di non separare voce dall’orchestra. In una sua opera tratta
da Sei personaggi in cerca d’autore di Luigi Pirandello, ad
esempio, non ci sono né cantanti né attori, ma gruppi di strumenti che rappresentano
ciascuno un personaggio.
Qualcosa di
analogo c’è in Inedia Prodigiosa. Il lavoro tratta di sette donne (Santa
Caterina da Siena, Mollie Francher, Anna Garbaro, Maria Maddalena dè Pazzi,,
Christina Giorgina e Jaenne Fery) che hanno utilizzato il digiuno per
avvicinarsi a Dio, e anche per affermare la propria individualità di pensiero e
azione. Non c’è scena, non c’è orchestra. Le sette donne sono impersonate da
quattro cori (il coro femminile e il coro femminile dell’Accademia, situati sul
palco e diretti da Ciro Visco, e un coro di voci bianche e uno di cantanti non
professionisti, situati in galleria e diretti da Massimiliano Tonsini). Il
libretto di Guido Barbieri si basa su antichi testi in latino, tedesco,
italiano, inglese e francese, mescolati e a volte inframmezzati da richiami
brani corali noti. I coristi sono più di cento, gli spettatori sono realmente
avvolti dalle voci, melodiche quelle delle donne e dei ragazzi, ritmiche quelle
degli uomini (sacerdoti, dottori, analisti ), non impostate quelle dei non
professionisti. Un ascolto di grande fascino che ha ammaliato il pubblico delle
domeniche in musica.
(Foto
©Musacchio & Ianniello)
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