Glass e Bruckner,
strana coppia all’Opera di Roma
KODÁLY Notti montane GLASS Tirol Concerto BRUCKNER Sinfonia n. 6 pianoforte Maki Namekawa Orchestra
e Coro del Teatro dell’Opera di Roma, direttore Dennis Russell Davies
Roma,
Teatro dell’Opera, 11 gennaio 2018
Quale
è il nesso tra due compositori così differenti come il minimalista Philip Glass
— ancora attivo nel XXI secolo — ed il timido Anton Bruckner, che attraversò
gran parte del XIX secolo tra casa, Chiesa e sale da concerto, “aprendo la
strada” a Gustav Mahler nell’evoluzione della musica sinfonica? Si direbbe il
gusto per la ripetizione, caratteristica di ambedue, nonostante le differenti
epoche ed i diversi stilemi.
Questo concerto mostra che c’è qualcosa
di più. Il Tyrol
Concerto per piano e orchestra
di Glass è frutto di una commissione dell’ufficio del Turismo del Land
austriaco, che chiedeva esplicitamente un brano che fosse promozionale al
territorio. Glass trovò, girando per cittadine e chiese, un’antica preghiera
popolare alla Vergine la cui melodia aveva radici romantiche, schumanniane. E
ci sono echi di Robert Schumann nella esta
di Bruckner, una sinfonia che il compositore austriaco non ha rimaneggiato,
lasciandocene più versioni, come ha fatto per molte altre.
Il concerto, al pari di quello del 22
dicembre 2017, è stato preceduto da un breve brano corale tratto da Notti Montane di Zoltàn Kodály (il terzo numero) il coro femminile,
diretto da Roberto Gabbiani, si dispone in platea, ai fianchi delle poltrone,
creando interessanti effetti stereofonici e dando l’atmosfera di una notte in
montagna.
Si è, poi, entrati nel vivo con il Tyrol Concerto. Davies e la Namekawa (marito e moglie) sono legati
da profonda amicizia con Glass, la cui musica hanno portato in giro per il
mondo. Davies è anch’egli pianista (oltre che direttore d’orchestra) e sovente
esegue, con la moglie, brani di Glass a quattro mani. In questo concerto,
l’orchestra è quella tipica del minimalismo di Glass, mentre il piano dialoga
con gli altri strumenti evocando canti popolari tirolesi, principalmente la
preghiera. Un’esecuzione perfetta, che ha meritato forti applausi e richieste
di bis, a cui la Namekawa ha risposto offrendo al pubblico uno degli Etudes per piano di Glass.
Dopo l’intervallo, la Sesta
di Bruckner che l’autore considerava una delle sue migliori e definiva Die Keckste (la più impertinente), ma la cui prima esecuzione, in
una versione però tagliata e con Mahler sul podio, avvenne dopo la morte
dell’autore. Russell Davies e l’orchestra hanno mostrato come le terzine del
primo movimento siano la cellula ritmica dell’intera partitura e reso in modo
eccellente, nel finale, il ritorno trionfale del tema di apertura che conclude
in gloria la partitura nello splendore delle fanfare di ottoni, guidati dai
tromboni,
Pubblico
non foltissimo (piena la platea, ma molti palchi vuoti), anche perché in
contemporanea, nell’immensa Sala Santa Cecilia del Parco della Musica, veniva
inaugurato il Festival Ciaikovski, ma entusiasta. Con questa serie di concerti,
orchestra e coro del Teatro dell’Opera di Roma confermano di essere non solo
primarie formazioni per il teatro in musica, ma anche grandi complessi per la
sinfonica.
Giuseppe Pennisi
Nessun commento:
Posta un commento