Fornero o no, tocca risolvere
il nodo pensioni. Lo spiega il prof. Pennisi
L'analisi di
Giuseppe Pennisi
È davvero
una ‘boiata’
modificare o abolire la legge che ha preso il nome dal ministro del Lavoro ed
economista Elsa Fornero (nella foto)?
A mio avviso
la legge Fornero è, tempo stesso, ragionevole ma illogica. Questo il bandolo
della matassa di uno dei temi che sono centrali alla campagna
elettorale. È ragionevole perché le dinamiche demografiche italiane sono
tali che è lecito aspettarsi ingresso nel lavoro a età maggiore che nel passato
e soprattutto un’uscita più tardi nell’arco della vita perché cresciuta
l’aspettativa media, e soprattutto la probabilità che si allunghi la nostra
avventura terrena in buone condizioni fisiche e mentali.
Inoltre,
l’Italia ha un’età di pensionamento effettivo (poco più di 63 anni) tra le più
basse in Europa a ragione sia di scelte individuali sia della transizione da
vecchie normative a quelle ora in vigore, sia di prepensionamenti autorizzati
dalle autorità politiche in seguito a crisi aziendali o settoriali (stampa,
siderurgia, ecc.). Di conseguenza, per poter ‘sostenere’ un sistema
previdenziale occorre lavorare sino ad un età più tarda di quanto avveniva del
passato.
La legge
Fornero è, però, illogica perché un meccanismo previdenziale ‘contributivo’, in
cui le spettanze sono funzione del montante accumulato, cozza con il concetto
stesso di ‘età legale per la pensione’ sia essa ‘d’anzianità’ o di ‘vecchiaia’.
Quando nel
1995 venne introdotto ‘il meccanismo contributivo’, chiamato ‘a capitalizzazione
simulata’ da uno dei suoi maggiori ispiratori, Alessandro Gronchi, non
si è riflettuto sul fatto che qualsiasi sistema a capitalizzazione cozza con
l’idea stessa di vincoli ‘legali’ all’età di pensionamento. Chi è rimasto più a
lungo al lavoro, ed ha contribuito di più, ha un ‘montante’ più elevato e,
quindi, va a riposo con un una ‘rendita’ più elevata oppure può accontentarsi
di una ‘rendita’ più bassa e più anni di tempo libero.
In un
sistema a capitalizzazione privato (come un fondo pensione), ciò dipende da
come sono stati investiti i versamenti degli iscritti. In un sistema ‘a
capitalizzazione simulata’, come il nostro (una volta completata la lunghissima
transizione del ‘meccanismo retributivo’, in cui le spettanze erano collegate
alle retribuzioni degli ultimi anni), dipende dai parametri definiti per legge
per la costituzione del montante e per la sua ‘trasformazione’ in spettanze.
Più che dall’età in cui si va in pensione.
L’Italia e
la Svezia sono stati i precursori di un sistema ormai diffuso in una quarantina
di Paesi e conosciuto con l’acronimo NDC (Notional Defined Contributions) ossia
a contributi definiti (per legge) e figurativi (ancora per legge) perché i
parametri sono stabiliti dal Parlamento. Se tali parametri sono definiti in
modo accurato, sarà il mercato a segnalare all’individuo quando andare ‘in
pensione’, sempre che egli abbia la capacità e le volontà di badare alle
proprie esigenze o di continuare a lavorare.
Negli Stati
Uniti, l’età legale della pensione è stata dichiarata incostituzionale dalla
Corte Suprema in quanto ‘discriminatoria’ nei confronti degli anziani. È
anche un danno alla collettività. Nel mio caso personale, ho raggiunto l’età
legale della pensione a 67 anni, dopo 45 anni di servizio pubblico ed ero perfettamente
in grado di continuare nella mia funzione. Ho, infatti, continuato a lavorare.
Con la conseguenza che da svariati anni, lo Stato paga a me una pensione ed uno
stipendio quasi analogo al mio assegno previdenziale a chi mi ha sostituito.
Il 7 gennaio,
l’Accademia Filarmonica Romana ha iniziato il 2018 con un apprezzatissimo
spettacolo pomeridiano del circa novantaduenne Elio Pandolfi
accompagnato dal pianista Marco Scolastica. Sarebbe, quindi, logico che
fosse il mercato a dare i segnali agli individui su l’età in cui andare in
pensione piuttosto che una norma di legge.
Dato che i
mercati non sono perfetti, a mio avviso, un sistema previdenziale ideale
dovrebbe essere uno sgabello a tre gambe: una gamba ‘sociale’ a carico della
collettività come la old age pension britannica (può essere declinata in
vari modi), una gamba NDC basata sul reddito da lavoro, non discriminatoria e
tale da lasciare ai singoli la decisione su quando andare a riposo, ed una
gamba interamente privata tramite fondi pensioni collettivi o piani di accumulo
individuali. Sarebbe meglio lavorare su come articolare questo sgabello che
accapigliarsi sulla legge Fornero.
o.
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