domenica 21 gennaio 2018

In tema pensioni il nodo è la spesa per l’assistenza In Avvenire 21 gen



In tema pensioni il nodo è la spesa per l’assistenza
La previdenza è uno dei temi principali della campagna elettorale. Il confronto immediato è sulla Legge Fornero del 2011 in base alla quale l’adeguamento dell’età di pensionamento all’aspettativa di vita viene effettuato a cadenza biennale. L’argomento specifico va inserito nel contesto più vasto del peso della spesa pensionistica sulla finanza pubblica e l’economia reale poiché in un vero sistema contributivo non esiste un’età di pensionamento .Infatti, in gran parte dei Paesi che hanno adottato un meccanismo contributivo, si va in pensione quando si vuole e si può: le spettanze sono funzione del montante accumulato con i contributi versati.
Nei dati Istat e nei raffronti di istituzioni internazionali, la spesa previdenziale dello Stato (circa 220 miliardi) viene posta attorno al 18% del Pil, maggiore quindi della media per i Paesi industriali. Un’analisi attenta dei bilanci Inps del Centro Studi Itinerari Previdenziali scorpora le numerose poste assistenziali e le imposte pagate dai pensionati all’erario al fine di calcolare le spese previdenziali in senso stretto (come effettuato in altri Paesi e come richiesto da una legge del 1989). Il risultato è che le spese rigorosamente per la previdenza assommano a 150 miliardi, inferiori, in rapporto al Pil, alla media Ocse. Con contributi pari a circa 200 miliardi, il sistema attuale produce un saldo attivo di circa 50 miliardi l’anno. Il nodo, quindi, non è tanto la spesa previdenziale quanto quella assistenziale che, come in quasi tutti i Paesi Ocse, dovrebbe essere a carico della fiscalità generale e fare maggior ricorso al Terzo settore e al welfare aziendale. Dato che la metà circa delle imposte pagate dal totale dei pensionati proviene da meno del 14% di coloro che percepiscono una pensione, occorre maneggiare con cura misure dirette a contenere le spettanze di questi ultimi perché esse hanno un impatto negativo sull’erario. Quindi, la spesa previdenziale è meno 'pesante' di quanto presentato nella vulgata corrente. Sta anche aumentando l’età media effettiva di pensionamento. Con disavanzi annuali nel bilancio dello Stato, un forte debito pubblico e, soprattutto, scoraggianti prospettive demografiche, il futuro, però, non è roseo. In questo quadro, vincoli all’età di pensionamento hanno una loro logica, ma devono essere considerati come una misura eccezionale dovuta alla situazione della finanza pubblica. E però sono regressivi: sarebbe preferibile quindi correlare l’età di pensionamento agli anni di contribuzione. Tali agganci inoltre, nel medio e lungo periodo, incidono molto meno di una decisa politica per la famiglia per incoraggiare la natalità.
Giuseppe Pennisi
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