In tema
pensioni il nodo è la spesa per l’assistenza
La
previdenza è uno dei temi principali della campagna elettorale. Il confronto
immediato è sulla Legge Fornero del 2011 in base alla quale l’adeguamento
dell’età di pensionamento all’aspettativa di vita viene effettuato a cadenza
biennale. L’argomento specifico va inserito nel contesto più vasto del peso
della spesa pensionistica sulla finanza pubblica e l’economia reale poiché in
un vero sistema contributivo non esiste un’età di pensionamento .Infatti, in
gran parte dei Paesi che hanno adottato un meccanismo contributivo, si va in
pensione quando si vuole e si può: le spettanze sono funzione del montante
accumulato con i contributi versati.
Nei dati
Istat e nei raffronti di istituzioni internazionali, la spesa previdenziale
dello Stato (circa 220 miliardi) viene posta attorno al 18% del Pil, maggiore
quindi della media per i Paesi industriali. Un’analisi attenta dei bilanci Inps
del Centro Studi Itinerari Previdenziali scorpora le numerose poste
assistenziali e le imposte pagate dai pensionati all’erario al fine di
calcolare le spese previdenziali in senso stretto (come effettuato in altri
Paesi e come richiesto da una legge del 1989). Il risultato è che le spese
rigorosamente per la previdenza assommano a 150 miliardi, inferiori, in
rapporto al Pil, alla media Ocse. Con contributi pari a circa 200 miliardi, il
sistema attuale produce un saldo attivo di circa 50 miliardi l’anno. Il nodo,
quindi, non è tanto la spesa previdenziale quanto quella assistenziale che,
come in quasi tutti i Paesi Ocse, dovrebbe essere a carico della fiscalità
generale e fare maggior ricorso al Terzo settore e al welfare aziendale. Dato
che la metà circa delle imposte pagate dal totale dei pensionati proviene da
meno del 14% di coloro che percepiscono una pensione, occorre maneggiare con
cura misure dirette a contenere le spettanze di questi ultimi perché esse hanno
un impatto negativo sull’erario. Quindi, la spesa previdenziale è meno
'pesante' di quanto presentato nella vulgata corrente. Sta anche aumentando
l’età media effettiva di pensionamento. Con disavanzi annuali nel bilancio
dello Stato, un forte debito pubblico e, soprattutto, scoraggianti prospettive
demografiche, il futuro, però, non è roseo. In questo quadro, vincoli all’età
di pensionamento hanno una loro logica, ma devono essere considerati come una
misura eccezionale dovuta alla situazione della finanza pubblica. E però sono
regressivi: sarebbe preferibile quindi correlare l’età di pensionamento agli
anni di contribuzione. Tali agganci inoltre, nel medio e lungo periodo,
incidono molto meno di una decisa politica per la famiglia per incoraggiare la
natalità.
Giuseppe
Pennisi
© RIPRODUZIONE
RISERVATA
Nessun commento:
Posta un commento